STAZIONI LUNARI: Cinque concerti in uno. Recensione
STAZIONI LUNARI Live Milano
21 Luglio 2016
Carroponte
Milano / Sesto San Giovanni (Mi)
Voto: 8,5
di Luca Trambusti
Tutti fermi
Premessa. Il concerto è un momento di condivisione, di festa, un momento anche liberatorio per il corpo. Questo vale per le diverse sfumature della musica “leggera” (termine in qualche modo offensivo per la musica ma comunemente usato). Se questa poi è un invito al ballo, per ritmo e partecipazione e se sei open air devi avere tutte le possibilità di liberare il corpo, di agitarti ballando muovendoti sugli arti inferiori, così come hai tutto il diritto, non trovandoti né in caserma né in collegio a muoverti liberamente in uno spazio dove questo è solitamente concesso e non essere cortesemente invitato da un robusto addetto alla security a tornare al tuo posto. Questo invece è quanto è successo durante il concerto Stazioni Lunari al Carroponte di Milano, spazio abituato ai grandi eventi e nella massima sicurezza ma con vincoli e limiti di minore portata.
Non potevi sostare nel perimetro esterno dell’area delle sedie, non potevi alzarti a ballare e così vedevi una massa di pubblico (perché era tanto) che assurdamente si agitava sulle sedie ballando solo con gli arti superiori ed il tronco. Una situazione paradossale in un contesto di concerto dove invece la musica invitava ad una massima partecipazione ed eccezionale coinvolgimento.
Solo sul finale tutti hanno potuto andare sotto il palco per l’abbraccio virtuale tra pubblico e artisti
Purtroppo questa tendenza “all’ordine” si sta sempre più diffondendo e non è la prima volta in cui capita da assistere a queste limitazioni. Mah!!!!
Una variabile “large” band
Al netto di questa lunga premessa e dei relativi episodi, la tappa milanese di “Stazioni Lunari”(il progetto non è mai con gli stessi protagonisti) al Carroponte è stata un’occasione per ascoltare dell’ottima musica suonata ed interpretata da grandi artisti del panorama musicale, artisti che hanno coperto il periodo da fine ’80 sino al presente. E’ una large band quella che si muove agli “ordini” di Francesco Magnelli che del progetto è il padre putativo (leggi intervista qui).
Oltre al tastierista toscano sul palco c’erano gli amici di lunga data dei CSI: Massimo Zamboni (sempre raffinato chitarrista e assai migliorato cantante), l’altro irruento chitarrista Giorgio Canali e quella macchina ritmica che risponde al nome di Gianni Maroccolo, musicista arrangiatore e produttore di grande livello. Con loro le voci e gli strumenti degli “ospiti” dalla serata. Guidati dalla “MC” Ginevra di Marco, insieme alla quale hanno interpretato le loro canzoni c’erano Carmen Consoli (forse un po’ defilata), un ottimo e sempre più convincente Dario Brunori e l’estroverso Max Gazzè che si alternava o si “duplicava” al basso con Maroccolo. Un cast stellare più che lunare.
5 Best of…
Nelle intense oltre due ore e mezza di spettacolo è come assistere a 5 concerti “best of” di altrettanti artisti (Brunori Sas, Carmen Consoli, CCCP/CSI, Ginevra di Marco e Max Gazze – nell’ordine sul palco da sinistra a destra), ognuno ha presentato, con grande intelligenza, i brani di maggior successo, le proprie hit così da coinvolgere il pubblico in maniera diretta e semplice e con grande sintesi. A far da collante a tutta la produzione gli arrangiamenti di Francesco Magnelli che ha saputo e sa come coniugare e sintetizzare i diversi stili dei (sempre vari) partecipanti al progetto (leggi intervista con Magnelli).
Non è facile trovare un filo comune tra l’irruenza punk dei CCCP ed il pop brillante di Max Gazzè o la vocazione alla musica popolare di Ginevra di Marco; eppure il tastierista fiorentino (già con i Litfiba e con i CSI) trova la quadra su un terreno comune: quello della musica popolare, fatta di arrangiamenti eleganti, immediati, di strumenti acustici che si uniscono a quelli elettrici con suoni misurati, quando serve più robusti ma mai invadenti o troppo d’impatto, oppure divertenti come la versione “parcheggiatore” come la definisce Gazzè di “La Vita Com’è”.
Non si dimentica nemmeno l’emozione che arriva ai massimi livelli quando Max Gazzè propone “Le Nuvole” brano di Modugno/Pasolini eseguito in versione da pelle d’oca o “Arrivederci Tristezza”, con Brunori solo al piano o “Blunotte” della Consoli nei bis
Ogni artista presenta a rotazione uno/due estratti del proprio repertorio, tutti con la collaborazione vocale di Ginevra (grande presenza scenica la sua) su cui gli altri offrono il proprio supporto musicale. A volte le canzoni vengono scambiate e così Brunori si cimenta con “Io Sto Bene” del repertorio CSI o la Consoli con “Annarella”.
Non si possono non citare altri due protagonisti musicali: Max Del Testa alla batteria e Andrea Salvadori alle “corde” due elementi essenziali per la costruzione sonora di questi concerti.
In momento di condivisione
Stazioni Lunari è dunque un momento di grande condivisione musicale, di superamento di barriere tra protagonisti di ieri e di oggi della migliore musica rock, pop e popolare; è un superamento di barriere artistiche, umane ed anche discografiche. Un progetto non facile da gestire ma che Magnelli manda avanti con grande forza, dedizione e credibilità restituendo al pubblico il divertimento che passa attraverso belle canzoni e begli artisti.
Da continuare a seguire anche perché le occasioni sono diverse tra loro.
Imperdibile.