DECIBEL: il passato si fa presente. Recensione Concerto
DECIBEL
Noblesse Oblige Tour
17 Marzo 2017
Teatro Del Viale
Castelleone (Cr)
Voto: 7,5
di Luca Trambusti
Tornano i Decibel
Partiamo subito dicendo cosa NON E’ questo concerto.
NON E’ un concerto di Ruggeri con un’altra band è un concerto dei Decibel
NON E’ un concerto nostalgico
NON E’ un’operazione storica
NON E’ un concerto “finto”
NON E’ un’operazione esclusivamente commerciale
NON E’ un concerto punk
Già questi possono essere degli elementi di grande interesse. Per capire sino in fondo quest’operazione bisogna forse ripercorrerne la storia. Più di 40 anni fa a cavallo tra le due metà dei ’70 a Milano c’era voglia di musica (come in tutto il paese), che veniva coniugata con l’impegno. Nella città però c’era anche chi aveva voglia di sola musica infatuato da modelli artistici esteri. Tra questi “semplici” “musicofoli” c’era anche Enrico Ruggeri, studente del liceo Berchet (noto Classico milanese) che insieme ad altri sui amici nella cantina di casa si ispirava a Velvet Underground, Lou Reed, Bowie, Sparks ed altre band seminali.
Decibel 1977
Ma il ’77 con il ciclone punk (che in realtà nacque prima) fu una scossa anche per Ruggeri ed i suoi amici che si affacciarono a questo genere facendo nascere i Decibel. Da lì un disco (dal titolo esplicativo: “Punk”) che esplorava (con qualche ingrediente nostrano) il fenomeno. I Decibel in quella formazione e quello stile furono veramente la fiammata di quel disco. Le cose cambiarono, la band cambiò e Ruggeri recuperò il suo vecchio soci di cantina il tastierista Silvio Capecci a cui si unì l’amico e compagno di scuola Fulvio Muzio (chitarra). Questa fu la formazione di Contessa, del Sanremo ’80 e del disco “Vivo Da Re” che consacrò la band con un pop rock, con vago, vaghissimo sentore punk. Le cose poi andarono male per scazzi tra produttori, discografici e manager e Ruggeri colse l’opportunità per iniziare il suo prestigioso viaggio da solista. Capeccia e Muzio, pur esercitando altre professioni, restarono “proprietari” del nome ed incisero ancora come Decibel, ma ormai la strada era segnata.
40 anni dopo
40 anni dopo nel 2017 cadevano parecchie ricorrenze: i 40 anni del punk, i 40 anni dalla nascita dei Decibel ed i 60 anni di Enrico Ruggeri. Questa è stata la molla per far rinascere i Decibel con un progetto nato quasi per scherzo, come ritrovo tra vecchi amici (mai persi di vista). La cosa poi è “degenerata” prendendo corpo e forma in un lavoro nuovo, che ripartiva proprio da dove il precedente discorso si era interrotto.
Noblesse Oblige
Esce così un disco “Noblesse Oblige” a cui fa seguito un tour il tutto a nome Decibel. Il disco ha 11 nuove canzoni e le riletture delle hit “Contessa” e “Vivo Da Re”, un disco di grande onestà pieno di pop rock e suonato, inteso e gestito “alla vecchia” quindi niente elettronica, groove, solo strumenti “vintage” attaccati agli amplificatori e realmente suonati.
Questa filosofia e sostanza le si ritrovano anche sul palco: 2 chitarre (una di Fabio Muzio) che diventano 3 con Ruggeri, un basso (Lorenzo Poli), una batteria (Massimiliano Agati) e le tastiere di Silvio Capeccia tra cui campeggia un vecchio Vox Continental appartenuto a Brian Auger.
Tra novità, brani storici e cover
L’inizio del concerto è sulle note di “Walk on The Wild Side”; quando si apre il sipario sul palco dei tre Decibel c’è solo Ruggeri che sulle note della canzone introduce i suoi due compagni d’avventura: Silvio e Fulvio. Da lì altre 23 canzoni (divise da un intervallo) che propongono l’intero nuovo disco, alcune vecchie tracce dei Decibel (inclusa “Tanti Auguri” da “Vivo Da Re” dedicata a Fulvio Muzio che quella sera compiva 59 anni) senza dimenticare alcune cover di prestigio e “fedeli alla linea”: The Man Who Sold The World (David Bowie) e “Sweet Jane” ancora di Lou Reed
Tra punk e rock d’autore
Messo da parte il punk quello che prende corpo è un rock d’autore (da ascoltare i testi) che alterna potenza ed energia a momenti più delicati, con minor pressione sonora, pop (nella miglior accezione del termine) e momenti “autorali”. Tutte queste anime però sono all’insegna della sobrietà ma sopratutto MAI si scade nella nostalgia anche se spesso Ruggeri nei sui intermezzi parlati confronta l’ieri con l’oggi raccontando ciò che fu senza però decretare un vincitore ma affermando che loro, i Decibel, oggi fanno come allora. Un tuffo nel tempo? No, piuttosto la dimostrazione che ancora si può fare un musica di livello pensando e ragionando con dinamiche artistiche, commerciali e sonore diverse da quelle comunemente usate che appiattiscono molto l’ascolto. Nei momenti più “duri” affiora un’aria da “cantina” (oggi sostituita da una più confortevole “cameretta”)
Ruggeri canta in maniera diversa rispetto al suo solito da solista, meno roco, meno “crooner” (perdonate il termine: è una questione di sintesi), meno intimo. E’ più rocker, più “corale” con la band. Si diceva che NON E’ un concerto di Ruggeri ma ovviamente la sua presenza è forte. E’ ovvio che la sua esperienza, la sua notorietà e la padronanza del palco lo mettano in primo piano ma i due soci non si limitano ad essere comprimari. Le dinamiche sono quelle del frontman all’interno di una band. E’ curioso però che ogni tanto appaia il fantasma di un Ruggeri biondo capelluto e con i Lozza bianchi che si muove sul palco come il ragazzo di 20 anni fa.
E’ un concerto per over 50enni, quei ragazzi che non hanno mai smesso di amare un certo tipo di musica, quello che oggi viene definito “Classic Rock” declinato nelle sue diverse forme….. Musica che però non dispiace nemmeno ai più giovani e che resta senza tempo… un classico appunto.