RED HOT CHILLI PEPPERS: Il rock nella sua spettacolare essenza. Recensione Concerto Milano
RED HOT CHILLI PEPPERS
19 Luglio 2017
Milano Summer Festival
Ippodromo SNAI
Milano
Voto: 6,5
Di Trambusti Luca
L’ultima volta?
Stando alle recenti dichiarazioni di alcuni dei membri dei RHCP quello di Milano potrebbe (il condizione è d’obbligo visti anche alcuni precedenti) essere stata l’ultima occasione per vedere la band in Italia in versione live. Pare che nel gruppo sia subentrata una certa stanchezza verso la vita in tour e quindi Flea e soci avrebbero deciso – stanno pensando) di abbandonare i concerti per dedicarsi esclusivamente all’attività discografica. Vedremo se è una “sparata” o se la cosa si rivelerà vera. Per il momento a Milano, dopo Roma, c’era da godersi il secondo dei concerti italiani.
Si parte forte
Puntuali alle 21,00 con la gente ancora assiepata fuori, in attesa di entrare (e con le zanzare già sazie) inizia il concerto, preceduto da uno strumentale. Partono subito forte i 4 losangelini. Sparano subito all’inizio alcune delle loro cartucce migliori, suonando alcuni dei brani che li hanno resi celebri. Le prime tracce sono una vera sferzata di energia tutte presentate senza soluzione di continuità mentre il cielo è ancora luminoso con i nuvoloni neri a minacciare il temporale (già uno scroscio d’acqua aveva bagnato la città).
Finita la sfuriata iniziale la band rallenta i tempi, nel senso che i brani non si susseguono tutti in fila senza soluzione di continuità ma tra uno e l’altro c’è spazio per rifiatare. Ed in effetti sono giustificati. Sugli schermi (ciò che succede sul palco non si riesce a vedere) le immagini sono quelle di una band scatenata anche se un po’ (molto) meno di quanto altre volte hanno fatto. La prima parte sembra un po’ l’esecuzione di una lezione, molto bella, presentata ed esposta a meraviglia ma assente di quella potenza emotiva e coinvolgimento che invece restituisce la musica.
Sul ruolo del basso di Flea si potrebbe parlare per ore, così come della potente batteria di Smith e della chitarra di Josh Klinghoffer. Il basso con il suo caratteristico ed inconfondibile stile è il motore del concerto. La sua funzione non è semplicemente ritmica, il suo ruolo è primario e caratterizzante. Notevole la chitarra che si prende i suoi grandi spazi. Il suo suono è potente, rock, tipicamente rock ed a tratti ha un sapore quasi Hendrixiano. Infine c’è il baffuto Anthony Kiedis che ricopre molteplici ruoli. Non è solo un cantante (ed in questa veste a Milano ha alcune piccole defaillance, delle increspature nelle esecuzioni) ma un frontman a tutto tondo. Salta, corre, si agita ed è il protagonista principale della scena. E poi le sue inconfondibili melodie segnano l’economia musicale della band.
Red Hot Chilli Peppers: Uno spettacolo rock contaminato
Quello che mettono in scena i RHCP è uno spettacolo rock, molto contaminato, ma fottutamente rock. Suonano forti le chitarre, ondate di energia, spinte da una grossa pressione sonora arrivano al pubblico (peraltro molto buona l’acustica anche se a tratti disturbata dal vento che soffiava per i temporali intorno alla città). Ma i peperoncini sono bravi a mettere del piccante nella loro musica. Ecco allora che la potenza si unisce alla sensualità e ad una grande carica “erotica” che arriva sia dalla musica stessa (e dai testi) sia dalla presenza scenica del gruppo. Ma non solo: anche il ritmo ha il suo ruolo primario. Le linee di basso e la potente sezione ritmica invitano al movimento, al ballo (e si ritorna alla sensualità). La parte “terminale” dell’area del concerto, dove una minor densità degli spettatori lo permetteva, si è trasformata (molto più che nel parterre, in un dancefloor dove ognuno dava sfogo alla propria fisicità, chi in maniera appunto sensuale chi in maniera più “fisica”, chi in modo del tutto scomposto. Ma tutto ci stava.
Un concerto in cui i Red Hot hanno presentato i loro classici successi (alcuni sono rimasti fuori) mischiato ai brani del loro ultimo disco che hanno subito un potente trattamento live. Pochi i momenti delle “ballate” (in versione rhcp). Nella parte centrale il coinvolgimento è aumentato e sono riusciti ad abbattere il muro palco/platea anche grazie ad una strepitosa versione di Californication. Nel finale è invece emersa l’anima “heavy” della band e così il muro sonoro si è rafforzato.
Infine da segnalare l’impianto scenico: sull’enorme palco sulle teste dei musicisti campeggiano quattro enormi cerchi che hanno il ruolo di trasmettere (con un missaggio a velocità supersonica) le immagini dei musicisti o di dare colore alla scena. Ai lati dello stage due schermi rimandano esclusivamente immagini dei musicisti. Tutta l’ambientazione anche i “costumi” di scena e sopratutto le luci hanno un forte sapore psichedelico. Campeggiano i colori, le tinte forti e l’immagine è molto “hippie”.
Tutto molto breve
Nota dolente. Alle 22,20 il concerto ha termine. Dieci minuti di attesa e la band risale sul palco (riprende con un breve assolo di batteria) ma, dopo le note di “Give It Away”, alle 22,40 i Red Hot mandano tutti a casa. Forse erano spaventati dal temporale in arrivo, forse non volevano bagnarsi loro (alla fine non è nemmeno piovuto) e far bagnare il pubblico (che carini!!!) ma lo spettacolo è stato in effetti un po’ breve.
Sicuramente quelle dei RHCP è un concerto di grande spessore, breve ed intenso ma alcuni episodi, alcuni momenti, sembravano essere solo una pratica da sbrigare. Al netto di questa sensazione ciò che è arrivato è la dimostrazione che il rock (nella sua accezione moderna e stilistica) ha ancora alcune cartucce da sparare e che i RHCP hanno a loro modo contribuito a tenere vivo questo genere. Hanno, e lo dimostrano dal vivo, la capacità di unire melodie, pop, rap, ritmo ed hard rock in un cocktail vincente ed appassionante.
Li rivedremo live? Chissà chi lo sa!
Red Hot Chilli Peppers
Set List Milano 21 Luglio 2017
AROUND THE WORLD
SNOW
OTHERSIDE
DARK NECESSITIES
HEY
FIRE
GO ROBOT
CALIFORNICATION
CHARLIE
SICK LOVE
DON’T FORGET ME
SUCK MY KISS
I COULD HAVE LIED
BY THE WAY
Encore
GOODBYE ANGELS
GIVE IT AWAY