DARDUST: Dove cadono le frontiere. Recensione

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DARDUST
Gran Finale Tour
15 Dicembre 2017
Santeria Social Club
Milano

Voto: 7,5
di Luca Trambusti

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Quello di Dardust (all’anagrafe Dario Faini, sulla scena dai primi anni 2000) è un progetto musicale che sta crescendo di popolarità, è un piccolo fenomeno che sta attirando su di te l’attenzione del pubblico italiano dopo aver “conquistato” quello europeo con una formula magica ricca di ingredienti, sapori ed emozioni che si ripetono sia su disco che dal vivo. Sostanzialmente il musicista, che registra molto all’estero, quindi oltre ad abbattere le frontiere culturali e geografiche abbatte anche quelle del triangolo d’oro musicale: classica, elettronica e dance. Crea un nuovo universo che mischia le tre cose in proporzioni differenti a seconda dei momenti plasmando anche i relativi mondi sonori ed emozionali, il tutto attraverso il prevalente uso della musica, riducendo al minimo le parole.

Dardust Live Milano

Sul finire di questo 2017 Dardust ha un’attività discografica e live molto intensa. Il 3 novembre è stato pubblicato l’EP “The New Loud” (remixes, featuring, re-works e due inediti) che lo vede collaborare con artisti italiani incontrati durante i live di questi ultimi 3 anni. A seguire è partito un tour di 6 date, di cui una a Londra e che si concluderà il 17 Dicembre 2017 a Roma.

Sul palco con lui (al piano acustico, tastiere ed aggeggi elettronici) ci sono un contrabbassista, un percussionista (percussioni acustiche ed elettroniche), un altro “addetto all’elettronica” che suona anche le percussioni ed un violinista. Dunque già l’impianto della band consegna l’idea di quale sia la direzione sonora dello spettacolo e della proposta musicale dell’artista marchigiano. Il suo eclettismo alla fine appare ancor più chiaro nella struttura dell’intera esibizione.

La prima parte del concerto “Slow Is” (dal titolo del suo ultimo album come Dardust) mette in mostra l’anima neoclassica, quella in cui il pianoforte acustico domina il suono anche se si fa accompagnare da parti elettroniche e da spinte ritmiche che rendono molto vivo, attuale ed emozionante ciò che arriva dal palco. E’ il momento del cuore, dell’emotività e delle atmosfere sognanti, eteree e vicine all’ambient. E’ la parte del concerto in cui ci si lascia trasportare dal flusso emotivo della musica; le atmosfere sono delicate, quasi celebrali, fluttuanti. Alle spalle del gruppo scorrono immagini dei video dei brani ed in alcune occasioni la musica diventa un tutt’uno con le immagini quasi colonna sonora della stessa.

Dunque già qui cadono parecchie barriere: quella tra il classico e l’elettronica, tra analogico e digitale, tra la tradizione e la modernità, ma anche quelle tra l’immagine e la musica, in un connubio cross mediale vincente e positivo. Molti sono i raffronti fattibili: c’è parecchio krautrock, lo space rock dei ’70 (seppure con un improponibile confronto del bagaglio tecnologico) echi di Kraftwerk, e Sakamoto, il tutto però con una maggior modernità.

Dardust Live Milano

Sul rap di Maurizio Carucci si chiude la prima parte e con una brusca virata si apre la seconda dal titolo “Part Two – The New Loud” (stesso titolo dell’Ep) dove tutto diventa diverso, dominato dall’elettronica e dal ritmo. Gli interventi al piano si riducono notevolmente ed il classico lascia spazio alla dance, quasi techno. L’emozione e l’aspetto celebrale lasciano spazio alla fisicità, all’uso del corpo per seguire i ritmi intensi della musica che ora arriva dal palco. Pare quasi di essere precipitati in un altro show, tanto è differente il mood. Dardust apre il secondo tempo suonando insieme agli altri due le percussioni come fossero una marching band, ma è un ritmo con la battuta forte, marcata. Così in un grande crescendo si prosegue tra elettronica spinta che riporta alla mente i Chemical Bros sino ad arrivare alla chiusura di sezione che vede nuovamente i tre percussionisti su fronte palco. Si è ballato, si sono sentiti “suoni”, si è puntato tutto prevalentemente sulla tecnologia anche se non del tutto “fredda”

Ma non è finita. E’ il momento dei bis che si aprono con Levante sul palco. Il suo cantato è pieno di un incredibile, inutile e fastidioso riverbero che poi però sparisce. Levante interpreta con passione il brano mettendo molta forza e spinta vocale nella sua esibizione. Saluta e se ne va e Dardust apre il gran finale musicale. Il ritmo, in compagnia dell’elettronica, diventa padrone. Frenetico, incalzante, tribale porta verso una conclusione quasi parossistica che coinvolge il pubblico e lo manda a casa soddisfatto.

Quella del musicista marchigiano è una proposta destinata a palati raffinati ma ricca di emozioni e di differenti spunti musicali ed anche appassionante. Ha la capacità di non fossilizzarsi in un unico stile o modo di approcciare la musica ma di abbattere tutte le frontiere creando una nuova musica contemporanea. Da scoprire (se già non fatto) e seguire.


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