STEVE GADD BAND: una super band che non ha bisogno di urlare. Recensione concerto live Milano
STEVE GADD BAND
Steve Gadd Band Italian Tour
08 Aprile 2018
Teatro Ciak
Milano
Voto: 8
di Luca Trambusti
Dopo la sua apparizione a Roma con Chick Corea ed il sextet il grande batterista Steve Gadd torna in Italia per un tour in compagnia della sua band (un quintetto) per presentare il 4° album della formazione. E’ un’occasione d’oro per gli amanti del jazz e della batteria ed in particolare quando è suonata dal musicista americano.
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Il tour di otto date è partito da Milano al teatro Ciak, struttura che si è dimostrata ampiamente sovradimensionata per l’affluenza del pubblico. Il concerto ha dovuto pagare lo scotto di scontrarsi con un’altra estensione jazz, quella proposta agli Arcimboldi da Nora Jones, nome assai più popolare di quello di Gadd che tuttavia ha dalla sua il gradimento di appassionati di jazz suonato da grandi musicisti. Nella band insieme al batterista troviamo Michael Landau alla chitarra, protagonista di collaborazioni con Michael Bolton, Jennifer Lopez, Eros Ramazzotti, Andrea Bocelli e Vasco Rossi, lo storico trombettista di Frank Zappa, Walt Fowler, nonché orchestratore di fiducia di Hans Zimmer e compositore delle più famose colonne sonore come “Interstellar”, “Pirati dei Caraibi”, “Il Codice Da Vinci”, “Gladiator”, “Amazing Spiderman”, Jimmy Johnson al basso (un hippy fuori tempo massimo ma di grandissima levatura) e Kevin Hays al pianoforte elettrico ed acustico.
L’inizio è veramente pacato, la band entra ed attacca un brano lento, avvolgente che fa entrare in un’atmosfera d’intimità e di grande rilassatezza. Questa in realtà sarà la cifra stilistica dell’intera serata: niente frenesia, suoni caldi ed avvolgenti che cullano l’ascoltatore. Le ritmiche non sono mai dirompenti ed i BPM salgono solo in poche occasioni. Questo però non vuol dire un concerto noioso anzi, tutt’altro. L’effetto che il quintetto ottiene è di catturare l’attenzione, portando l’ascoltatore in uno stato di grazia e quasi di abbandono verso la musica.
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Ciò che colpisce sono i prodigi tecnici dei singoli musicisti i “tocchi” delicati e mai dirompenti dei propri strumenti che non urlano quanto piuttosto sussurrano facendosi comunque sempre sentire con una grande autorevolezza. Quello che non manca insieme alla tecnica è la fluidità, la liquidità della musica, mai spigolosa quanto rotonda e “morbida” anche dal punto di vista dei toni, delle frequenze e dei livelli. Questa scelta sonora rimedia anche all’eccesso di tecnica che spesso rende freddo ed asettico un concerto o la musica che si confronta con la tecnica.
Le dinamiche strutturali della musica proposta dalla band, tutta strumentale ad esclusione della cover di Dylan eseguita come bis, prevede ampi spazi ad ogni singolo strumento. Così piano elettrico, tromba e chitarra si alternano e s’inseguono ne e con i loro momenti di “primo piano”. Ad ogni “solo” sono scroscianti applausi dalla platea. Diverso invece il ruolo della sezione ritmica. Il basso si lancia in un unico funambolico ed incredibile assolo verso la fine del concerto. Ovviamente i riflettori sono puntati su Steve Gadd ed i suoi tamburi e piatti, con i quali regala cose apparentemente impossibili che lui esegue però con grande facilità e scioltezza (senza mai picchiare o esagerare). Il suo essere protagonista non è però debordante o invasivo, si prende i suoi spazi con tre assoli (di diversa lunghezza) ma non toglie mai aria e luce agli altri componenti della band. C’è dunque un grande bilanciamento.
Ogni canzone è introdotta da una breve spiegazione dello stesso Gadd che, microfono in mano in piedi dietro la batteria, da poche informazioni ma con grande simpatia e qualche battuta ed invita il pubblico al banchetto del merchandising dove alla fine del concerto si renderà disponibile per le firme di rito.
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Il “campo d’azione” della Steve Gadd Band è quello del jazz; un jazz moderno, elettrico, quasi ai confini della fusion con qualche tuffo nel blues. Il tutto è segnato da una grande abilità ma anche da un gran calore. E’ un’ora e mezza di musica di elevatissima qualità che non cede mai alla noia, un continuo parlare e sussurrare in un’atmosfera giusta per un teatro.
Il 9 aprile 2018, giorno dopo il concerto, Steve Gadd, batterista sopraffino e tra i più significativi di sempre e di origini italiane da parte di madre, ha compiuto 73 anni. Auguri. Il regalo però lo ha fatto lui a noi con questo tour.