THE KILLERS + LIAM GALLAGHER: Partono alla grande gli I Days di Milano. Recensione Concerto

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THE KILLERS + LIAM GALLAGHER
I DAYS 18
21 giugno 2018
Area Expo
Milano

Di Luca Trambusti

THE KILLERS + LIAM GALLAGHER

Spostati dal parco di Monza delle scorse edizioni all’anfiteatro dell’ex Area Expo di Milano gli Iday edizione 2018 sono partiti. Sono quattro giorni (21, 22, 23, 24 Giugno 2018) all’insegna del rock, con nomi di grande rilievo e prestigio. Ogni giorno sul palco, come si conviene ai festival si alternano differenti artisti/band, ognuno pronto a richiamare il proprio pubblico con la speranza però di un osmotico scambio e per questo ovviamente c’è una certa omogeneità nei diversi cartelloni.

I concerti si svolgono in quello che fu il teatro dell’Expo ora riutilizzato per i concerti. L’area è comoda da raggiungere sia con i mezzi pubblici che con quelli privati. Arrivati lì però occorre armarsi di buona pazienza e comode scarpe perché dall’ingresso al palco c’è una buona mezz’ora di camminata sotto il sole. Più piacevole il ritorno con il buio. Occorre infatti attraversa tutta la desolata area dell’expo (percorrendo il Decumano) ed alla fine si giunge all’area concerti vera e propria. Lì un palco gigantesco ed una suddivisione tra un pit ad accesso limitato, uno spiazzo di cemento circondato da una sorta di anfiteatro con posti a sedere, ed un’area rasoterra con erba. Intorno una sorta di villaggio dedicato al food & Beverage (con uso obbligatorio di token)

C’è anche Richard Ashcroft

Nel solstizio d’estate, per l’apertura del festival, sono tre i nomi di spicco: Richard Ashcroft (ore 18,00), Liam Gallagher (ore 19,30) e in chiusura gli headliner The Killers (21,30) (orari rispettati quasi al minuto). C’è ancora il sole alto ed il caldo si fa sentire per l’esibizione dell’ex Verve che appare sul palco con la sola chitarra acustica e riesce poco a conquistare il pubblico (ancora scarso). La sua esibizione si conclude con l’immancabile “Bittersweet Symphony” in chiave acustica.

LIAM GALLAGHER (6,5)
Gallagher 03
Gallagher 04
Gallagher 01
Gallagher 02
Gallagher 03

Sono le 19.30 il sole è ancora alto come la temperatura ma il “fratello Oasis” sale sul palco con un immancabile parka d’ordinanza, tutto chiuso sino al collo, senza fare un plissée. La divisa, lo stile ed il look (o forse altro) richiedono, questo incuranti della temperatura (e delle condizioni del parka a fine concerto). Sul palco campeggia la scritta “Rock*n*Roll” ed in effetti l’attitudine è quella. Un “r’n’r” moderno (ma allo stesso tempo già sentito) con un’attitudine un po’ sfrontata e “fintamente” (?) ribelle. Liam rilegge per lo più gli Oasis (la maggior parte delle tracce sono del repertorio della ex band) e sono anche i momenti più amati ed attesi dal pubblico che è lì per il suo glorioso passato.

Manca il graffio

Il concerto scorre rapido, con una musica a tratti “miagolante” come la voce un po’ monocorde di Liam, che non si discosta dal suo personaggio e dalle classiche pose e movimenti che lo hanno sempre accompagnato. Certo le canzoni degli Oasis graffiano ancora e qui Liam le rifà alla sua maniera con versioni a volte più rabbiose e cariche di energia e praticamente senza soluzione di continuità tra un brano e l’altro (almeno nella parte iniziale). Ma alla fine Liam fa il “suo” ed il concerto scorre senza fare danni ma senza nemmeno lasciare un segno profondo. E’ sicuramente un’esibizione sudata, come dimostra il povero parka, ma forse il sofferente e barbuto Liam avrebbe potuto soffrire di meno. Tutto si chiude con una versione acustica di “Wonderwall”

THE KILLERS (9)
The Killers 04
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«1 of 13 »

Ben diverso è il tiro degli americani che salgono sul palco alle 21,30 mentre il cielo diventa buio. Per la band di Brandon Flowers l’inizio è al fulmicotone (così come per la sfortunata ragazza svenuta proprio alla prima nota del concerto) con coriandoli sparati sul pubblico ed una botta di energia che subito fa capire di che pasta sono questi ragazzi. Un palco colorato, luci spettacolari in un combinato musica spettacolo che lascia tramortiti…. d’altronde da una band con un nome così non ci si può certo aspettare altro che il colpo definitivo.

Il rock ed il pop con il glam

La grinta, la forza, la pressione sonora sono gli elementi vincenti della band che unisce il rock al pop in una maniera perfetta un pop rock, in questo caso più rock che pop (sopratutto in chiave live). Il pop lo si trova nelle loro strutture, nei ritornelli, nella ripetizione di certe frasi, in certe melodie, nel modo di stare sul palco, nei loro colori, il rock invece lo si trova nel loro impatto sonoro, nella forza che spigionano , nella semplicità e nella grande comunicativa che hanno con il pubblico che non riesce a frenare un’irresistibile voglia di pogo. Sono rock nell’utilizzo delle chitarre e della batteria e nelle dilatazioni e aperture musicali di brani.

A questo mondo sonoro si unisce poi l’universo parallelo visuale, molto colorato, stiloso, glam, ma lontanissimo dal kitsch o dal patinato a tutti i costi. In scena va un vero spettacolo fatto di luci, immagini che scorrono, scenografie (con i luminosi simboli uomo e donna a campeggiare sul palco – tre per le donne, uno di fronte ad ogni corista), dalla grande mobilità di Brandon che non riesce proprio a stare fermo e che, sudato fradicio, corre per il palco instancabile, “perdendo” la voce (per colpa del microfono) solo una volta.

Nel loro show c’è tutto: divertimento, colori, impegno, leggerezza, le loro tante hit cantante coralmente dal pubblico e c’è anche lo spazio per festeggiare un compleanno. Proprio Brandon il 21 giugno compie 37 anni (classe ‘81) e così il batterista Ronnie Vannucci gli intona un Happy Birthday a cui si unisce anche il pubblico.

Ancora stelle filanti (tricolori) e coriandoli sul pubblico prima dei bis che vedono riapparire il frontman con un glitteratissimo abito giallo ed occhiali da sole a goccia, così, giusto per dare un ulteriore segnale glam.

Grande sostanza e grande spettacolo.

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