GRAHAM NASH: La classe, la magia e la storia Recensione

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GRAHAM NASH Live Milano
An Intimate Evening of Songs and Stories
05 Luglio 2018
Festival Villa Arconati
Bollate (Mi)

Voto: 8
di Luca Trambusti

LEGGI QUI INTERVISTA CON GRAHAM NASH

VEDI PHOTOGALLERY DI HELGA BERNARDINI

GRAHAM NASH Live Milano

Il Festival di Villa Arconati (dal 5 al 23 luglio 2018), storica rassegna che si svolge nel fantastico contesto del giardino dell’omonima villa alle porte di Milano, inizia alla grande, con un nome che è parte della storia della musica contemporanea.

Graham Nash, 76 anni, è arrivato (tornato) in Italia per una manciata di concerti acustici, intimi, l’ultimo dei quali è proprio quello di Villa Arconati dove il pubblico non basta (purtroppo) a riempire la platea.

An Intimate Evening of Songs and Stories

Fedele al titolo del tour, “An Intimate Evening of Songs and Stories” il musicista inglese (naturalizzato americano) si fa accompagnare dall’amico e chitarrista Shane Fontayne (già con i Lone Justice, Springsteen e C.S.& N.) e dal tastierista Todd Caldwell (anche esso nel progetto C.S.& N.). E’ dunque una serata ed un concerto dai toni pacati, intimi, delicati, una musica di gran classe e di estrema eleganza, da ascoltare anche trattenendo il respiro come più volte capitato, ammaliati dalla delicatezza e dall’intensità di certe versioni ed esecuzioni.

50 anni di musica

Quella che Nash costruisce per Villa Arconati (che definisce un posto meraviglioso guardandosi attorno non certo immune a tanta bellezza) è l’essenziale e necessaria scaletta che racconta a meraviglia gli oltre 50 anni di musica, che hanno visto il songwriter protagonista, prima con gli inglesi Hollies, poi come membro fondatore del mitico trio/quartetto artefice del suono West Coast degli anni ‘70 e poi in solitudine.

Anche i Beales in scaletta

Tutto il suo percorso artistico è racchiuso tra i due estremi della scaletta. Dall’iniziale “Military Madness” (inno pacifista) alla conclusiva “Teach Your Children” con l’aggiunta di alcune cover di lusso, come la curiosa e riuscita rilettura di “A Day in the Life” dei Beatles. Il tutto in chiave acustica, con una elettrica delicata e delle tastiere a “tappeto”. La voce di Graham è ancora in grande spolvero, arriva anche molto in alto e solo su “Our House” (forse anche per l’emozione) ha qualche piccola incrinatura. L’apporto dei suoi compagni di avventura nelle armonizzazioni vocali fanno immediatamente ricordare il periodo d’oro di C.S.N. & Y. (pensiero fisso della maggior parte dei presenti). Sono i tre insieme a cantare, quasi a cappella, accompagnati solo da una “leggera” chitarra acustica, “Everyday” di Buddy Holly, nativo di Lubbock, come il tastierista sul palco.

La scaletta
La parte melodica

 Non è un concerto di quelli esplosivi, la sua forza e bellezza è altra, non è l’anima rock e rabbiosa degli anni ‘70 ma Nash non è mai stato questo. Lui era la parte melodica, acustica ed intima del supergruppo e questo ha continuato a fare negli anni anche da solista, senza tuttavia dimenticare uno sguardo politico sul mondo.

Segnata da questo stile l’ora e mezza del concerto è volata, con grandi emozioni. Qualche ricordo e forse anche qualche rimpianto (“We can change the world / rearrange the world/It’s dying to get better”). Ogni canzone veniva introdotta da una breve storia relativa al brano stesso, a come è nato o alle motivazioni che hanno portato alla sua scrittura . Piccole storie a volte divertenti a volte personali. Ovviamente c’è tanto amore e le sue donne. Allora introducendo “Our House” non può che ricordare Joni Mitchel, l’aneurisma celebrale che l’ha colpita nel 2015, il coma e la fortunata ripresa.

Contento e soddisfatto

Quello che ha anche colpito nella serata è stata la grande partecipazione di Nash, che si vedeva visibilmente contento, soddisfatto e coinvolto, sorpreso dal luogo e dal calore del pubblico. Una serata di grazia per lui e per il pubblico ammaliato dalla sua performance, cullato da una voce e da una manciata di canzoni epocali e magnetiche.

A richiesta arriva Neil Young

Ps: oltre ai brani previsti in scaletta l’apertura dei bis è stata fatta, su perentoria richiesta di uno spettatore, con “Ohio” di Neil Young. Una richiesta particolare, di un brano scritto da un altro musicista, che però Nash con grande disponibilità ha soddisfatto immediatamente chiedendo al pubblico di aiutarlo a cantarla (richiesta anche questa ovviamente soddisfatta).


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