DAVID CROSBY: no alla nostalgia, sì alla voglia di raccontarsi. Recensione
DAVID CROSBY Live Milano
Sky Trails Tour
11 Settembre 2018
Teatro Dal Verme
Milano
Testo e foto di Giorgio Zito
Voto: 8,0
DAVID CROSBY Live Milano
Il brevissimo tour italiano di David Crosby di sole due date inizia a Milano in un Teatro Dal Verme praticamente tutto esaurito, che riserva da subito una calorosissima accoglienza al musicista californiano. Alfiere del rock degli anni’ 60, prima con i Byrds e poi con le innumerevoli formazioni in compagnia degli amici Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, Crosby è entrato nel nuovo secolo con ancora tantissima voglia di suonare e creare musica, trovando negli attuali C.P.R. la sua formazione preferita e lo stimolo per una ritrovata prolificità compositiva.
foto di Mark White
Il passato è presente
Ovviamente il passato è ben presente nella scaletta del tour (la stessa di Parigi), che attraversa in maniera equilibrata 50 anni di musica, pescando da tutte le sue esperienze musicali. I brani più recenti non sfigurano al confronto dei classici, ma sono questi ultimi quelli che emozionano di più il pubblico. A partire dall’inizio del concerto, con un brano dal repertorio di C. S. & N., “In My Dreams”, in cui si mettono subito in evidenza la bravura del chitarrista Jeff Pevar all’elettrica e le armonie vocali costruite da Crosby con il supporto di un’ottima band.
Crosby appare in grande forma e visibilmente contento per l’accoglienza; posando l’acustica esegue la recente “Morrison”, ma è con il terzo brano che si entra nel vivo: imbraccia nuovamente l’acustica e introduce quella che presenta come una “very old song”, la bellissima “Naked in the Rain” (dal repertorio di Crosby & Nash). Da qui sarà un susseguirsi di classici, tra cui spicca “Guinnevere”, molto attesa e accolta da applausi del pubblico. Crosby parla molto, scherza col pubblico, la introduce con un arpeggio all’acustica, a metà canzone sbaglia il testo invertendo due strofe: si ferma, si scusa, parte un “shit”, ride sotto i baffi e riprende il classico in una versione perfetta.
Primo tempo
Nel primo set trovano posto anche alcuni brani più recenti, molto convincenti, in cui l’artista crede molto: “At the Edge” la presenta come una delle sue canzoni preferite di sempre, per il rock tirato di “Thousand Roads” chiede l’elettrica al suo assistente e la presenta come una ballad delicata, con “What Are Their Names” si scusa col resto del mondo per l’America, ricordando così a tutti che l’impegno e la militanza per lui sono sempre presenti.
Il finale da brividi
Il finale del primo set è da brividi, con due classici del repertorio di CSN & Y: per “Long Time Gone” prende l’elettrica, anche se purtroppo rinuncia a fare i suoi assoli, lasciando la parte del protagonista alla chitarra del bravissimo Pevar “Déjà Vu” è un colpo da ko: una lunga suite in cui ad ogni musicista viene dato lo spazio per farsi notare con assoli, compreso l’ospite Marcus Eaton che ritroviamo ad inizio del secondo set, che si apre con un altro grande classico, “The Lee Shore”. La voce cristallina di Crosby si staglia nella bluesata “Homeward Through the Haze”, mentre per “Sky Trails” si accompagna a quella della pianista Michelle Willis, che lascia le tastiere e si avvicina a Crosby per duettare su questa bella ballata. Ottima voce anche quella della tastierista, che diventa protagonista in “Janet”, un rock blues in qui Crosby si diverte a fare la seconda voce.
I fuochi d’artificio finali
Per il finale di serata arrivano i veri e propri fuochi d’artificio: la splendida “Delta” (“una canzone sulle scelte e le possibilità, quando due fiumi si incontrano nel delta”), il capolavoro immortale di “Eight Miles High” in una versione molto più rock che psichedelica con Crosby all’elettrica e “Wooden Ships”, la lunga cavalcata rock con cui chiude il concerto e che apre a due ennesimi capolavori della storia del rock per i bis: “Almost Cut My Hair”, vera e propria signature song di Crosby, dal repertorio del quartetto, uno dei suoi brani più belli, una vera e propria canzone manifesto, cantata con trasporto e quasi rabbiosa, e dirompente, in una splendida esecuzione in cui finalmente Crosby accenna ad un solo di elettrica. Visti i tempi che corrono in America (e non solo li) la chiusura non poteva che essere con “Ohio” (ancora dal repertorio di CSN&Y): un brano di lotta, militante, in cui invita il pubblico ad aiutarlo ai cori, anche questa una versione dura e arrabbiata.
Zero nostalgia
Un finale travolgente, per un concerto in cui Crosby non ha lasciato spazio alla nostalgia, ma con molta voglia di raccontarsi. Sempre sorridente e visibilmente contento dell’accoglienza, molto soddisfatto dei suoi compagni attuali (compreso quel figlio ritrovato che presenta quasi commuovendosi), con i quali dice di aver scritto la maggior parte delle canzoni del suo repertorio. Crosby appare in ottima forma, con una voce splendida, e negli occhi una luce che trasmette tutta la voglia di vivere e divertirsi di un ragazzo. Lunga vita a Crosby.
DAVID CROSBY Live Milano
SET 1
In My Dreams (Crosby, Stills & Nash song)
Morrison (CPR song)
Naked in the Rain (Crosby & Nash song)
Thousand Roads
At the Edge (CPR song)
Guinnevere (Crosby, Stills & Nash song)
What Are Their Names
Long Time Gone (Crosby, Stills & Nash song)
Déjà Vu (Crosby, Stills, Nash & Young song)
SET 2
The Lee Shore (Crosby, Stills, Nash & Young song)
Homeward Through the Haze (Crosby & Nash song)
Sky Trails
Delta (Crosby, Stills & Nash song)
Janet
Eight Miles High (The Byrds song)
Wooden Ships (Crosby, Stills & Nash song)
Encore
Almost Cut My Hair (Crosby, Stills, Nash & Young song)
Ohio (Crosby, Stills, Nash & Young song)