MACEO PARKER: Incanta, diverte e fa ballare Recensione concerto Milano

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MACEO PARKER
JazzMi
11 Novembre 2018
Alcatraz
Milano

Voto: 9,0
Di Luca Trambusti

Nel ricco, inteso e bel calendario di JazzMi, la manifestazione dedicata alla musica jazz e dintorni in scena a Milano dall’1 al 14 Novembre, c’è spazio anche per un infuocato concerto del mago della funk music: Maceo Parker.

Il suo nome è prima di tutto accostato a quello di James Brown, di cui per lungo tempo è stato sassofonista e architetto sonoro del re del soul funk. Ma le collaborazioni di Maceo Parker sono tante e tutte di grande livello: Prince, Ani Difranco, Parliament Funkadelic di George Clinton, Ray Charles, ma anche i Red Hot Chilli Peppers e molti altri artisti di grandissimo livello che hanno voluto (e vogliono ancora) il suo sax ad abbellire ed arricchire le loro composizioni. Oltre alle sue preziose ed illustri collaborazioni Maceo Parker ha anche una personale carriera con la sua band.

Classe 1943 (quindi 75 anni, quasi 76 – è di febbraio) Maceo Parker continua a girare il mondo con la sua musica ed uno spettacolo vitale, divertente e di grande energia. Giustamente JazzMi (che punta alla grande qualità) non si è lasciata sfuggire l’occasione di averlo nel proprio cartellone che include grandi nomi della musica jazz e non solo.

Prima di lui sul palco dell’Alcatraz di Milano l’esibizione degli ottimi Elephant Clap, un sestetto di 3 ragazzi e 3 ragazze che hanno intrattenuto, divertito e scaldato il pubblico con una mezz’ora di set che ha lasciato a bocca aperta chi non li conosceva. Sono un gruppo vocalese, “suonano” solo lo strumento voce, quattro sono solisti ed armonizzatori e due fanno la base ritmica (basso e Beatbox), il loro repertorio è assai coinvolgente e si muove, con composizioni originali, nel territorio della black music, quindi in perfetta sintonia con quanto proposto dal sassofonista, protagonista della serata, che alle 22 sale sul palco. Con lui una grande band composta da: Greg Boyer al trombone, Will Boulware tastiere, Bruno Speight chitarra, Rodney “Skeet” Curtis basso, Nikki Glaspie alla batteria e Darliene Parker voce, corista e solista

Subito Parker inizia a darci dentro, dimostrando di essere un grande showman oltre che un musicista di grandissimo spessore e livello. Sembra aver assorbito completamente la lezione di James Brown maestro nell’intrattenere il pubblico e nel costruire show irrefrenabili. Parker si muove sul palco, fa mille espressioni ed anche se a guardarlo può apparire burbero, diverte e si diverte. Un problema tecnico alle tastiere richiede alcuni minuti di improvvisato show in cui Maceo, partendo proprio dallo stile musicale del festival, intrattiene il pubblico scherzando sulla definizione di jazz, sulle sue sfumature e regalando perle di grande tecnica (jazz) al sax.

Quando riprende il jazz resta sullo sfondo ed il sassofonista si lancia nel mondo, altrettanto black, del funk, sterzando solo in alcuni momenti verso il soul. Il sax ovviamente è il protagonista ma c’è anche ampio spazio per tutti gli altri componenti, soprattutto il bassista che si dimostra essere capace di suonare in maniera furiosa in slap. Ognuno dei singoli strumenti ha un suo spazio, il sax non predomina su tutto, spesso Parker lo abbandona per il solo cantato o per dar spazio da protagonista ai diversi musicisti. C’è anche un lungo assolo di batteria in cui la batterista resta sola sul palco, mentre la vocalist diventa protagonista in una versione torrida di “Stand By Me” e prima ancora i protagonisti in scena sono stati il trombone e le tastiere.

Maceo Parker
Maceo Parkeer

E’ impossibile stare fermi, l’Alcatraz si trasforma in una gigantesco dancefloor in cui Parker è un MC eccezionale. Ha il pubblico in mano e gli fa fare quello che vuole e la platea a sua volta si affida completamente al musicista americano facendosi rapire dalla sua musica, dal ritmo a volte frenetico e dalla sua capacità d’intrattenimento. Lui invita a cantare e la platea lo segue anche nelle richieste più assurde (tanto che anche Parker si mette a ridere) o lo fa accucciare per un lungo periodo per poi far risalire tutti ad un suo cenno. “Batti le mani e non fermare i tuoi piedi” canta ad un tratto Maceo Parker ed è un, sicuramente superfluo, consiglio che non si può non seguire. E’ un concerto torrido, non solo per la temperatura corporea che sale ma anche per la tensione emotiva che questa musica trasmette. Il ritmo cresce più o meno a seconda del brano ma resta sempre il protagonista indiscusso della parte musicale. A tratti poi Maceo Parker fa capire benissimo da dove arriva un certo rap, di quale sia la connessione tra i differenti generi di musica nera incluso l’aspetto più moderno. Al ritmo poi si aggiunge anche la voglia di divertire e di divertirsi, componente invidiabile e coinvolgente.

La band mette in scena uno spettacolo completo che ha come base una grande musica che si collega poi ad una concezione molto americana, anzi, ancor meglio, black, dell’intrattenimento che passa attraverso il look (tutti incravattati) e tutta la presenza scenica che i musicisti sul palco mettono in gioco.

Maceo Parker cita, sia come ricordo che musicalmente, alcuni suoi modelli musicale e artisti con cui ha collaborato: in primis Brown, ma anche George Clinton, Prince e Marvin Gaye. Per ognuno di essi chiede un applauso al quale si unisce. Divertente è il momento in cui “imita” Ray Charles: occhiali neri e movenze uguali a quelle di The Genius in una canzone “strappalacrime” (unico momento dello show) che il pubblico segue in religioso silenzio.

Durante il concerto in un lungo brano funk sul palco salgono due delle vocalist degli Elephant Claps che si limitano a ballare con Parker il quale però le acclama e le “battezza” con una sua “benedizione”.

In un’ora e 40 di concerto (ma non ci si sarebbe mai stancati) Maceo Parker ha regalato momenti divertenti, ha fatto ballare, ha fatto sudare; il tutto con una musica che ha alle spalle una grande storia ed è ancor oggi di grande attualità. Bravissimo, inesauribile, coinvolgente e torrido.

Ps: Tra il tanto pubblico moltissimi giovani (trentenni ma anche molto meno… vedi foto ), forse ancor più numerosi delle “teste bianche”….. non era scontato. Va benissimo così, un vero piacere


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