MANUEL AGNELLI: un concerto familiare, un racconto della vita dell’artista. Recensione

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MANUEL AGNELLI Live Torino
AN EVENING WITH…
15 Aprile 2019
Teatro Colosseo
Torino

Testo e Foto di Giorgio Zito
Voto 7,5

MANUEL AGNELLI Live Torino

Con questa serie di concerti dal classico titolo “An evenig with Manuel Agnelli”, il leader degli Afterhours prova la carta solista con un tour teatrale. Non è proprio la sua prima volta, e non è neanche del tutto solo, visto che al suo fianco c’è Rodrigo D’Erasmo, molto più che semplicemente il violinista della rock band milanese.

Un salotto per due

Sul palco, spoglio di scenografie e fondali, ci sono due postazioni, a sinistra violino chitarre e tastiere di D’Erasmo, a destra le chitarre di Agnelli, più indietro un piccolo pianoforte. Sul fondo, un salottino con due poltrone, tavolino, lampada e un giradischi su cui gira un vecchio vinile di musica classica.

Racconto della vita

Un ambiente quasi familiare, perché il concerto sarà in effetti una specie di racconto della vita di Agnelli, con molti momenti divertenti, prendendosi anche un po’ in giro, dalla sua adolescenza al successo di oggi, passando pure per i periodi bui. Un racconto che però non è solo il suo: nonostante una buona dose di egocentrismo tipica di ogni artista (a fine concerto ci scherzerà sopra indossando una maglietta con la sua immagine), per tutta la sera parlando della sua carriera userà sempre il plurale “noi” (intendendo gli Afterhours) e mai il singolare “io”, che userà invece per i suoi ricordi giovanili.

Tra Afterhours e cover

L’ossatura del concerto è ovviamente composta da molti classici del repertorio degli Afterhours, inframezzati però a una manciata di cover splendide, sia per la qualità intrinseca dei brani scelti che per l’esecuzione proposta e in questo è certamente fondamentale il supporto di Rodrigo D’Erasmo, musicista dalle grandi doti tecniche e dotato di una notevole sensibilità. Cover che servono a Manuel per raccontare il suo percorso artistico e umano, da dove è partito e come è arrivato fino a qui.

Le sue passioni musicali

Così “Shadowplay” dei Joy Division serve per ricordare i tempi delle superiori, quando i suoi compagni di classe gli fecero scoprire la band inglese e lui, appassionato di prog, capisce che c’è un modo per comunicare certe sensazioni e stati d’animo con le canzoni. Con “The Bed” di Lou Reed ricorda i viaggi in treno per l’Europa, e l’incontro con questo disco, “Berlin”, tristissimo e splendido. Una versione graffiante con chitarra elettrica e violino urticante di “State Trooper” (una vecchia conoscenza dei suoi live in solo), gli serve per ricordare che Springsteen è probabilmente il migliore a raccontare storie di quelli che Manuel definisce diversi, di chi si sente estraneo alla massa, come si sentiva lui all’epoca.

Con “You Know You’re Right” dei Nirvana, eseguita con chitarra acustica e violino, racconta che la band americana fu la prima a fargli capire che c’erano altri che stavano proponendo qualcosa di simile a loro e soprattutto che c’era un pubblico per questa musica. O ancora quando, seduto al piano, racconta un episodio divertente del suo periodo a Londra: dell’infatuazione per Elvis Costello di cui esegue la splendida “Shipbuilding”.

Tra le riproposizioni del repertorio degli Afterhours, spiccano una dura e hard “Male di Miele”, con il violino distorto di un grandissimo Rodrigo, una grande interpretazione di “Pelle”, quasi urlata, la sempre splendida “Bianca” eseguita alla chitarra acustica, e “Ballata Per La Mia Piccola Iena”, dove ancora una volta è preziosissimo il violino.

Una lunga storia

Una storia che inizia ad essere davvero molto lunga, e con molti alti e bassi, dal periodo buio di “Come Vorrei”, da cui nasce un disco che all’epoca non voleva pubblicare nessuno e che ora è ricordato come uno dei dischi fondamentali del rock italiano, all’incontro con Mina, che lo chiama a casa sua per fargli sentire la sua cover di un brano degli Afterhours (”Dentro Marilyn”, che diventa “Tre Volte Dentro”) e per chiedergli di scrivere qualcosa apposta per lei: ci metterà dodici anni, ma alla fine Agnelli le darà “Adesso È Facile”. Il concerto, che si era aperto quasi due ore prima con la cover di “The Killing Moon” degli Echo and the Bunnymen, si chiude con il capolavoro di Lou Reed, “Perfect Day”, eseguita al piano.

Giovanni Succi con Manuel

Anche a Torino, come in altre occasioni, viene chiamato un ospite sul palco per i bis: in questo caso si tratta del bravo Giovanni Succi (già nei Bachi Da Pietra e in molti progetti solisti), che già si era fatto apprezzare in apertura di serata da solo e che in entrambe le occasioni, da perfetto sconosciuto, ha saputo conquistare il pubblico. In questa risalita sul palco Succi propone due brani accompagnato dal violino di D’Erasmo e dal piano di Agnelli. Il primo s’intitola “Cabrio”, un inedito che verrà incluso nel prossimo disco in uscita a Settembre per La Tempesta, il secondo, “Bukowski”, contenuto in “Ghiaccio” il suo album d’esordio

Bis due

Per il secondo bis, aperto dalla “Shipbuilding” di Costello, arrivano anche due pezzi da novanta: “Non è per Sempre”, con cui scherza sul rapporto con i fans che si lamentano perché manca sempre quel tale brano, magari quella e “Quello Che Non C’è” che infatti arriva, tra le ovazioni del pubblico. I due salutano, prendono impermeabile e cappello dall’attaccapanni, Rodrigo rimette sul giradischi il vinile di “Picture At An Exhibition” (il capolavoro di Mussorgsky), Manuel spegne la lampada e così escono di scena.

MANUEL AGNELLI Live Torino – Scaletta
Set list

The Killing Moon (Echo and the Bunnymen cover)
Padania
Male di Miele
Come Vorrei
Pelle
Ti Cambia Il Sapore
The Bed (Lou Reed cover)
Bianca
Shadowplay (Joy Division cover)
State Trooper (Bruce Springsteen cover)
Dove si va da qui
You Know You’re Right (Nirvana cover)
Video games (Lana del Rey cover)
Adesso è Facile
È Solo Febbre
Perfect Day (Lou Reed cover)

1° bis

Noi non Faremo Niente
Cabrio con Giovanni Succi
Bukowski con Giovanni Succi
Ballata per la mia Piccola Iena
Ci Sono Molti Modi

2° bis

Shipbuilding (Elvis Costello cover)
Non è per Sempre
Quello che non c’è


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