“FABRIZIO DE ANDRÉ E PFM. IL CONCERTO RITROVATO ”: Ancora un unico giorno nei cinema
FABRIZIO DE ANDRÉ E PFM. IL CONCERTO RITROVATO
3 Gennaio 1979
Documentario live
Regia di Walter Veltroni
L’evento cinematografico dedicato allo storico live di Genova
torna nelle sale solo per un giorno, il prossimo 11 marzo
Dopo aver conquistato per tre giorni il primo posto al box office, superando il milione di euro incassati e portando in sala 100 mila spettatori, “Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato” di Walter Veltroni, tornerà al cinema solo per un giorno per una replica in contemporanea nazionale in programma solo l’11 marzo (elenco sale a breve su www.nexodigital.it).
FABRIZIO DE ANDRÉ E PFM. IL CONCERTO RITROVATO
3 Gennaio 1979
Documentario live
Regia di Walter Veltroni
Nelle sale il 17, 18, 19 Febbraio 2020
Voto: 6
Di Luca Trambusti
FABRIZIO DE ANDRÉ E PFM. IL CONCERTO RITROVATO
Il 1979 in Italia fu un anno rivoluzionario per la musica. Nell’estate arrivò il primo tour negli stadi, quello di Dalla e De Gregori. L’anno però si aprì con un evento, anche in questo caso collaborativo, ancor più significativo: il tour congiunto di Fabrizio De André con la PFM.
Nel gennaio 1979 due realtà tra loro differenti ed apparentemente inconciliabili diedero vita ad un qualcosa di artisticamente rilevante, una scommessa vinta e rimasta nella memoria e che ancora oggi dopo 40 anni ha una sua vita.
Le uniche immagini del tour 1979
A continuare il ricordo di quello straordinario concerto, nato contro i consigli di chiunque, lo scorso anno ci ha pensato la band milanese riproponendo quelle canzoni in un tour chiamato “PFM canta De André – Anniversary” e che proprio in questi giorni riprende vita per una nuova serie di 8 date. Ma un evento fortunato ha riaperto il cassetto della memoria. Di quel tour infatti restava solo una doppia testimonianza discografica. Due dischi, registrati a Firenze e Bologna, che hanno “pietrificato” in maniera eccelsa quell’evento, cristallizzando alcune canzoni di De Andrè che da lì in avanti vennero ricordate sempre nell’arrangiamento della PFM (cancellandone quasi la versione originale). Sinora non esisteva testimonianza visiva di quei concerti perchè Fabrizio non voleva essere ripreso e perchè nel 79 non esistevano i cellulari. Il cantautore ligure ha consentito però solo una volta l’accesso alle telecamere per riprendere quel concerto e lo fece in 3 Gennaio in occasione dell’esibizione di Genova (seconda tappa del tour). L’unica condizione era che chi riprendeva non doveva essere d’intralcio ed invisibile a tutti.
Del progetto originario non se ne fece poi nulla e i nastri registrati professionalmente sembravano essere persi. Oggi, grazie alla volontà ed al fiuto investigativo di Franz Di Cioccio, quei nastri sono sbucati fuori, salvati dal macero, dall’archivio di Piero Frattari, colui che quelle riprese le effettuò.
Il racconto e la testimonianza
Nasce così “Fabrizio De André e Pfm. Il Concerto Ritrovato”, un film con la regia di Walter Veltroni che mette insieme il racconto di quell’esperienza, di come nacque ed alcuni aneddoti interessanti e mostra quelle immagini storiche e documentali. La pellicola, che sarà nelle sale il 17, 18 e 19 Febbraio (in occasione dell’80esimo anniversario della nascita di Faber), è nettamente divisa in due parti: la prima in cui i protagonisti raccontano e la seconda che riporta il concerto.
Il film si apre con la voce fuori campo di Dori Ghezzi che racconta del “funerale del cellulare di Fabrizio”. Poi Franz Di Cioccio, Patrick Djivas, Dori Ghezzi e Davide Riondino (che ebbe il ruolo di aprire quei concerti) raccontano, seduti su un treno (??), la genesi (già conosciuta) dei concerti, dell’idea iniziale, il consiglio di tutti di non fare quella cosa e della conseguente ostinazione di De Andrè nel farla. I quattro poi ricordano episodi avvenuti in tour, aneddoti curiosi e divertenti. Si aggiungono anche le memorie, con contributi video, di Flavio Premoli, tastierista della band milanese, Franco Mussida, l’allora chitarrista, Guido Harari, il fotografo ufficiale e del giornalista Antonio Vivaldi, spettatore del concerto.
Un Bootleg Video
Finita questa parte di racconto, arriva il momento della memoria. La definizione più corretta di ciò che si vede è quella di Dori Ghezzi che dice essere un “bootleg video”. Per i più giovani e distratti ricordiamo che i bootleg erano delle registrazioni live effettuate dal pubblico. Riprese solitamente clandestine (a parte quelle dei concerti dei Grateful Dead) e quindi molto spesso di scarsa qualità.
Anche in questo caso ciò che fa difetto è la qualità video, ma non audio su cui si è evidentemente riusciti a fare un buon lavoro per migliorarne la resa.
La qualità fa difetto
Siamo nel 1979, la tecnologia era quella dell’epoca e lo stesso la concezione delle riprese, della loro regia e dell’idea di fondo del rapporto immagine musica. Si aggiunga anche le condizioni oggettive dell’operatore e delle luci, lontane da quelle che vediamo adesso. Il risultato è una registrazione buia, a tratti sfuocata, probabilmente anche rovinata dalla lunga giacenza in condizioni non ottimali. L’immagine è fissa su Fabrizio, spesso si stringe in un primo piano spinto. La band si muove sullo sfondo, Di Cioccio alla batteria non appare mai, ogni tanto la camera si sposta sulla band che resta sempre in secondo piano e quando questa appare spesso le immagini sono “bruciate” dalle luci. Addirittura per ammissione dello stesso Veltroni, non è stato possibile utilizzare tre brani, perchè troppo bui. Per coprire la pessima qualità visiva in alcuni momenti la regia è ricorsa al “trucco” di far scorrere sulle immagini i testi autografi di Fabrizio.
Un documento storico
Dunque quello di “Fabrizio De André e Pfm. Il Concerto Ritrovato” è un valore puramente documentale e come tale va approcciato. Tuttavia dalla visione emerge un’esecuzione molto interessante di Faber. “Quello di Genova – dice Patrick Djivas – non è stato il concerto migliore del tour. Le condizioni palco erano pessime, si sentiva male. Tuttavia – prosegue il bassista – quello che si nota è la rilassatezza di Fabrizio sul palco, la sua tranquillità. Tutto ciò – secondo Djivas – è dovuto al fatto che sapeva di non essere il solo responsabile di quei concerti, non ne aveva tutto il peso sulle sue spalle e ne condivideva con noi le responsabilità.” Ed in effetti l’esecuzione di Fabrizio è perfetta. La sua voce è indiscutibile, non c’è un errore, una sbavatura. Lui ride, spiega, fuma, sembra veramente divertirsi ed essere a suo agio. Ciò si evidenzia anche grazie alla buona resa sonora (che invece contrasta con quella video).
Le canzoni e l’esibizione sono vincenti
Però la staticità delle immagini e lo sforzo per cercare la miglior visione possibile in mezzo a tanto buio non aiuta nella fruizione della pellicola, quanto piuttosto spinge all’ascolto. E per quello ci sono già i due dischi. Dalla pellicola escono vincenti le canzoni di De Andrè, gli arrangiamenti della PFM e la qualità di quell’esibizione. Tutte cose che già conoscevamo.
“Fabrizio De André e Pfm. Il Concerto Ritrovato” resta un episodio di non grande qualità tecnica ma è l’unico disponibile, quindi al netto della domanda se Fabrizio forse non meriti qualcosa di più tecnicamente elevato, dobbiamo considerarlo un documento, una testimonianza che non aggiunge nulla al valore artistico di De Andrè e della qualità e bontà della grande intuizione che portò a quello storico tour.
Dopo i tre giorni nelle sale il documentario sarà disponibile sulle diverse piattaforme video streaming
Scaletta 03/01/1979
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Il Testamento Di Tito
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