ANTONELLA RUGGIERO:il live è qualcosa che è in quel momento, è istinto, realizzato con creatività momentanea. INTERVISTA
ANTONELLA RUGGIERO
Tra emozioni e grandi doti vocali
Intervista di
Luca Trambusti
In occasione della Giornata mondiale del volontariato (5 dicembre) e del passaggio di consegne tra Padova e Berlino nel ruolo di capitale del volontariato, Antonella Ruggiero pubblica le registrazioni di un concerto che ha tenuto nello scorso febbraio a Padova per le celebrazioni dell’inizio del ruolo di capitale della città veneta.
Il risultato è un disco dal titolo “Empatia”, di grande intensità (leggi qui la recensione) che, se mai ce ne fosse bisogno, conferma le potenti doti vocali della cantante genovese. Un repertorio di ampio respiro con arrangiamenti di grande qualità ed eleganza.
Ecco cosa l’ex Matia Bazar ci ha raccontato in merito al disco e alla sua attività live.
Partiamo dal titolo di questo album. Come arriva questa scelta?
Per chi ha voluto questo evento, per chi mi ha invitata, per chi c’era e, in particolar modo, per chi non ha potuto essere presente, ho voluto intitolare il concerto Empatia, parola significativa che accomuna tutti i volontari e che meglio rappresenta il loro prezioso lavoro, soprattutto in questo momento storico. Il concerto è stato davvero intenso e ricco di spunti musicali derivati dalla rilettura di brani che ho eseguito altre volte nel corso degli anni. La formazione musicale, del tutto inedita, composta dal Maurizio Camardi Sabir 5et e Roberto Colombo, ha arrangiato i brani in maniera molto suggestiva ed esclusiva per questo concerto. Hanno creato una magia unica e irripetibile
A proposito della scaletta. Come hai scelto i brani?
Sono parte del mio repertorio, è stata una scelta ponderata ma non troppo. Istintivamente ho selezionato questi brani ma avrei potuto farne altri. È un concentrato del mio percorso e quindi anche le mie esperienze nella musica sacra. Dalla reazione del pubblico ho capito che andava bene così.
Si va da “Cavallo bianco”, il primo brano con i Matia Bazar che rappresenta quello che è la musica pop di alto livello. C’è la mia Genova con De Andrè, la sua “Creuza De Ma” e con “Ave Maria” già fatta con la PFM diversi anni fa e che dedico alle donne. “Respondemos” è del repertorio di musica ebraica. Ricordo ancora l’emozione di quando l’ho cantata nella sinagoga di Berlino. Con “Echi di infinito”, presentata a Sanremo, c’è il mio percorso da solista.
Ci sono tante cose che mi rappresentano.
Antonella Ruggiero in questo disco il pubblico sparisce, nel senso che gli applausi sono stati tolti in fase di missaggio. Perché?
Li abbiamo tolti perché potrebbero essere fastidiosi, cambiano l’atmosfera creata. In quell’occasione erano particolarmente intensi e lunghi e arrivavano dopo l’elaborazione di suggestioni e raccoglimento che, senza applausi, sono rimaste anche sul disco.
È come se fosse registrato in studio… ma sai che non lo è. (Ride). È a tutti gli effetti un disco live.
Completano il disco due brani, uno inedito e l’altro un brano Yiddish, composti e interpretati dal quartetto Sabir che ti accompagna e che non facevano parte della scaletta del live. Come mai questa aggiunta?
Sono due omaggi al loro lavoro, alle loro qualità artistiche e musicali. Il quartetto, con Camagni, ha dato un grande contributo alla creazione di questi arrangiamenti che comunque sono stati alla fine elaborati da tutto il gruppo di lavoro.
Cosa significa per te un concerto?
Il live è qualcosa che è in quel momento, è istinto, realizzato con creatività momentanea. Durante il concerto penso a quello che vedo e sento, non solo al pentagramma. Il risultato dipende da queste sensazioni, che sono uniche istantanee, irripetibili e quindi sempre diverse. Mi concentro sulle emozioni e il risultato del concerto ne è la conseguenza.
Il palco per me non è mai stato il luogo dove mettermi in mostra, non soffro di egocentrismo, anzi, ma è l’unico posto dove chi suona o recita può stare. Non è facile salire e fare le cose, perché non amo stare sotto i riflettori e quindi mi concentro. Così il palco diventa un luogo di raccoglimento. Da questo stato nasce la mia interpretazione che trasferisco al pubblico attraverso l’emozione. Così i concerti diventano luoghi magnifici, silenziosissimi.
È come se mi trovassi in una stanza vuota dove c’è però gente che vive la propria storia con la mia musica. Non voglio convincere nessuno, non catturo certo il pubblico con qualche escamotage, l’artista che deve tirare a sé la “clientela” non è un artista. Non posso certo fare concerti che diventano uno show dove tutto è studiato. Così diventi una macchina.
Quando pensi che un concerto abbia avuto successo?
Mentre suono lo percepisco dalla reazione delle persone anche se non sono certo isteriche o urlate. Ma più ancora dopo i concerti, quando resto a disposizione di chi mi vuole incontrare. Ecco, in queste occasioni mi raccontano le loro storie, anche personali ed intense, allora da lì capisco che la musica provoca cose positive.
In questo periodo, con l’assenza dei concerti in presenza, si fa strada la formula dello streaming. Sei favorevole o contraria alle esibizioni on line?
Per le feste di Natale ho in programma due eventi in streaming: uno a teatro e l’altro in una Cattedrale. Non sono quindi contraria. Devono però essere cose che hanno senso. Se c’è una buona organizzazione e buoni motivi vanno bene anche i live in rete, ma non a tutti i costi. Se è solo per esserci no!
Anche questa estate, pur con le difficoltà del momento, ho fatto dei concerti molto ben organizzati e protetti. Bisogna fare le cose con serietà e competenza.
Antonella Ruggiero Intervista