SALVIAMO LA MUSICA LIVE: i promoter dicono basta e dettano le regole (Intervista)
SALVIAMO LA MUSICA LIVE
Un appello alla politica per riportare le capienze al 100% in sicurezza
Intervista di Luca Trambusti
“C’è stato un tempo troppo lungo per il fermo della musicache ora però è giunto a scadenza e chi deve prendere decisioni le prenda” Così dice Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, l’associazione che raggruppa gli organizzatori di spettacoli dal vivo.
Le decisioni da prendere (dalla politica) le indicano chiaramente in un manifesto stilato dai promoter e sottoscritto dagli artisti (che loro rappresentano e con cui lavorano) e sottoposto al Governo. Le richieste/indicazioni sono due:
- Accesso ai live con Green Pass, mascherine obbligatorie e misurazione della temperatura per gli spazi al chiuso ma soprattutto capienza dei locali al 100% con abolizione del distanziamento
- Una data certa e a breve (entro il 31 ottobre) in cui calendarizzare la ripartenza attraverso un piano condiviso.
“Sino a ora – dicono con una unica voce i promoter, fino a ieri rivali e oggi uniti – siamo stati zitti, accettato ogni regola a cui ci siamo prontamente adeguati, ma adesso è arrivato il momento di dire basta. Le nostre aziende hanno perso tra il 90 e il 100% in questo anno. Se non vogliamo chiudere dobbiamo trovare nuove regole. Il nostro lavoro richiede tempi lunghi di programmazione. Ogni concerto prevede progettazione, prove e installazioni che non possono essere improvvisate. Abbiamo quindi bisogno di sapere quando possiamo ripartire per riprendere le pianificazioni.” Ma lo scenario che disegnano è fosco. “I concerti di Ottobre e novembre sono a rischio, se non avremo certezze a breve salteranno anche quelli di dicembre/gennaio e poi non si sa cosa succederà.”
Ne va anche del rapporto con il pubblico. “La precarietà allontana il pubblico di cui abbiamo perso la fiducia. C’è gente che ha biglietti in mano e non sa cosa succederà, se e quando potrà veramente vedere il concerto. Per ora non hanno in mano nessuna certezza.”
Gli operatori del mondo live con il manifesto SALVIAMO LA MUSICA LIVE si sentono anche parte della promozione della campagna vaccinale. “La richiesta del Green Pass potrebbe incentivare in molti a vaccinarsi. Però, se il Green Pass non è considerato elemento sufficiente e non vengono accettate le nostre proposte, è anche legittimo chiedersi a cosa serva vaccinarsi. Capiamo bene che prima del vaccino c’erano altre emergenze e che le nostre potevano essere richieste assurde, ma ora con la campagna vaccinale, di cui peraltro siamo i migliori in Europa, possiamo ragionare su proposte migliorative.”
I promoter rivendicano anche un ruolo di operatori economici di primo piano. “Noi creiamo ricchezza e indotto più di ogni settore delle altre arti. Il nostro pubblico viaggia e chi viaggia spende e fa cadere denaro sul territorio. Siamo però considerati la Cenerentola delle arti. Ma NON lo siamo. Creiamo ricchezza sui territori, posti di lavoro, facciamo cultura e formazione per i lavoratori. Inoltre gestiamo enormi masse di persone senza problemi, ne siamo capaci, siamo abituati. Facciamo già tanti controlli, e controllare il Green Pass non sarà così impegnativo.”
I vari organizzatori uniti invitano anche a guardare alle esperienze all’estero così da evitare ogni fase di sperimentazione. “In alcuni paesi in Europa e fuori, hanno già riaperto addirittura da giugno, alle condizioni che indichiamo noi. In Svezia lo faranno dal 29 settembre. Guardiamo a queste esperienze. Questa estate i Maneskin hanno suonato in festival del Nord Europa senza distanziamenti e in dati dimostrano che non c’è nessun pericolo, nessun incremento di contagi.”
Ora gli operatori di settore si rivolgono, anche indirettamente, alla politica, al Governo, in particolar modo al Presidente del Consiglio, ai Ministri della Cultura, Sviluppo Economico, Salute e Lavoro. Sinora non sono stati nemmeno ascoltati, mai incontrati dalla politica che anzi non ha dato certo il buon esempio. Per un live è richiesto il distanziamento, non così per un comizio. “Il Ministro Franceschini (Cultura) si è detto disponibile ad aumentare le capienze. Ha parlato di arrivare all’80% o sino al 100%. Non abbiamo però sentito parlare di club e palasport. Bene, ma per noi l’unica soluzione praticabile è quella del 100%. Ci sono dei problemi logistici a cui pensare. Se un concerto rinviato era sold out come facciamo a riprogrammarlo all’80%? Come decidiamo chi è il 20% che resta a casa? Ci sono poi anche fattori economici che reggono solo con il 100% di capienza. Noi non siamo come il calcio o la Formula 1 che vivono anche sulla vendita dei diritti televisivi. Per noi vale solo la biglietteria“.
Questo è quanto dicono e chiedono gli operatori di settore. La speranza è che ora la politica li ascolti e inizi un dialogo con queste strutture dedite all’intrattenimento che però non significa solo divertimento. Il concerto ha un valore economico (per il pubblico e per gli organizzatori) ma è anche un’occasione unica e irripetibile. Il rischi che tutto questo venga a mancare per il futuro è concreto. SALVIAMO LA MUSICA LIVE