FRANCESCO MOTTA: torno sul palco per ritrovare una comunità (Intervista)
FRANCESCO MOTTA
Torna a suonare nei club alla “vecchia maniera”
Intervista di Luca Trambusti
Anche per Motta le vicissitudini sono state come quelli di tutti gli altri artisti: tour organizzati, annunciati ma poi costretti ad uno o più spostamenti di date per l’impossibilità di tornare a suonare nelle condizioni ideali (organizzative, economiche e “sociali”).
Ora però tutto sembra essere alle spalle e così i concerti sono ripresi anche nei club senza distanziamenti o restrizioni (solo la mascherina). Si sono riaperte le porte dei club che subito si sono riempiti di pubblico e concerti.
Ovviamente anche il cantautore toscano si è rimesso in moto con il suo club tour a metà del quale è uscito anche un nuovo singolo (“Caro Fottutissimo Amico”) scritto e realizzato insieme ai conterranei (e concittadini pisani) The Zen Circus.
Abbiamo raggiunto Francesco Motta per fare una valutazione, dopo i primi concerti, di quello che è stato questo ritorno/rientro.
Sei tornato a suonare alla “vecchia maniera”. Come ci si sente?
Tornare sul palco con gente in piedi che balla è una sensazione che non ti so spiegare. L’estate scorsa avevo suonato con le condizioni di allora ma era un “fare il lavoro” stringendo i denti. Ne era venuto fuori un concerto ibrido da teatro e club. L’impossibilità di alzarsi e ballare era più faticoso per il pubblico che per noi. Ora siamo ripartiti con la gioia di ritrovarci comunità durante i concerti. Ciò mi rende felice perché è come li voglio fare ma anche come mi va di andarli a vedere. È stata una normalità che mi è mancata tanto.
Com’è la scaletta di questo concerto?
Rispetto alla precedente, quella dell’estate scorsa, abbiamo potuto e voluto riprendere quello che è stato lo stile del tour de “La fine dei 20 anni” con le parti psichedeliche accentuate e in cui dilatavamo i tempi anche perché, allora, mancava il repertorio. È ritornato anche quel tipo di punk che ha contraddistinto il tour e il passato. Ci sono tante chitarre come al solito ma anche tanto violoncello a cui abbiamo trovato lo spazio sonoro in un rock alternativo. Infine, non avendo un disco nuovo da presentare abbiamo “bilanciato” i tre dischi e abbiamo ripreso cose che non facevamo da tempo, non necessariamente i brani preferiti dal pubblico o quelli immancabili che sono comunque presenti.
Tipo?
“Prenditi quello che vuoi” che era il brano con cui iniziavamo il concerto tempo fa e che ci ha divertito tornare a suonare ora
Quanto conta un live per te?
È la cosa più importante. Scrivere non è divertente o piacevole, non è più una tragedia come anni fa, ma è pur sempre faticoso. È il momento in cui mi avvicino a una mia concezione artigianale del lavoro, un’attività bella ma faticosa. Il liveè il festeggiamento di questa cosa e non ha controindicazioni, è la parte piacevole e fondamentale di questo mestiere perché altrimenti è come cucinare un piatto senza farlo mangiare a nessuno, tutto si ferma a metà. Poi la vita in tour mi piace non trovo nessun tipo di cosa che possa stancare: magari tra 15 anni sarà diverso ma per ora ci divertiamo, stiamo bene insieme.
Usi la prima persona plurale, quasi si trattasse di una band…
Beh un po’ è così. C’è il mio nome ma suoniamo insieme da sempre come una band (Con Motta (voce, chitarra acustica e percussioni), sul palco ci sono: Cesare Petulicchio (batteria), Giorgio Maria Condemi (chitarre), Carmine Iuvone (violoncello), Matteo Scannicchio (tastiere/elettronica) e Francesco Chimenti (basso/violoncello) ndi). Ci consideriamo come una famiglia in giro da tanti anni e riusciamo a condividere gli assordanti silenzi sul furgone mentre viaggiamo e il silenzio tra musicisti è una cosa meravigliosa. Gli voglio bene ai miei compagni.
Uno dei problemi dell’assenza della musica live è che molti addetti hanno dovuto necessariamente cambiare lavoro. Tu hai ritrovato tutti?
Quasi tutti. Alcuni hanno cambiato vita però per fortuna l’ossatura storica c’è ancora
Tu hai dovuto riprogrammare il tour e alcune date sono saltate. Le recupererai?
È stato faticoso spostare e riprogrammare tutti i concerti. L’agenzie ha fatto un lavoro mastodontico ma alcune date non siamo proprio riusciti a rinviarle, non c’era più spazio. Cerchiamo di recuperarle nell’estivo
A proposito di estivo e club: quale delle due situazioni preferisci?
Preferisco i club, è come se al chiuso ci fosse meno dispersione di energia, come se restasse compressa. Trovo uno scambio immediato anche se d’estate ti capita di suonare in location strepitose. Secondo me i concerti sono dei club.
Da queste prime date che risposta hai avuto dal pubblico? Ti sembra sia cambiato qualcosa? Il pubblico è tornato, ci sono stati anche dei sold out e va benissimo. Ho visto le persone felici con la voglia di sorridere, star bene, sentirsi parte di un modo di vedere la vita. Era come stare in una comunità in cui non ti senti più solo. Mi èsembrato di notare più persone da sole ai concerti, forse perché c’è una maggior voglia di andare ai live. In questo periodo c’ètanta proposta di musica dal vivo ma anche tanto desideriodi tornare a viverli, vederli. I progetti forti, con personalità si stanno salvando, altre cose di minor spessore forse fanno più fatica.
Dal 13 aprile 2022 è disponibile “Caro Fottutissimo Amico” un singolo firmato da Francesco Motta e gli ZEN CIRCUS. Come arriva questo pezzo?
È un ritorno alle origini. In realtà non ci siamo mai separati, loro sono i miei fratelli e siamo sempre stati molto vicini. C’abbiamo messo 20 anni per fare un pezzo insieme, appositamente, ma dura 12 minuti!!! (Ride) Ci siamo lasciati andare.
Ci sarà qualche occasione per vedervelo suonare insieme?
Non so. Per ora no, magari capiterà!
Francesco Motta: il tour
30-marzo Roma Monk
31-marzo Bologna Locomotiv
01-aprile Brescia Latteria Molloy
02-aprile Pordenone Capitol
08-aprile Roncade (TV) New Age
16-aprile Livorno The Cage
17-aprile Cesena Vidia
19-aprile Torino OGR
22-aprile Perugia Urban
23-aprile Pistoia H2NO
29-aprile Firenze Viper
Tutte le informazioni sui biglietti sono disponibili su: www.mottasonoio.com