KRAFTWERK: la storica avanguardia (Recensione concerto)
KRAFTWERK
Live 3D
02 maggio 2022
Teatro Degli Arcimboldi
Milano
Recensione di Luca Trambusti
Voto: 7
Erano stati annunciati per il maggio 2020 e ora di spostamento in spostamento i Kraftwerk, a distanza di due anni, riescono finalmente ad esibirsi nuovamente in Italia (l’ultimo show era del 2016).
I quattro tedeschi pionieri della musica elettronica continuano a portare live il loro progetto in 3D, ovvero musica accompagnata e completata da immagini che sfruttano la “tecnologia” tridimensionale quindi visibile con gli appositi occhialini. Se il cinema ha da tempo abbandonato questo modo tridimensionale di visione i Kraftwerk proseguono su tale elemento tecnico non certo innovativo.
Ciò che arriva dai video proiettati alle spalle del gruppo è funzionale e in sintonia con la musica del quartetto. Il risultato è alla fine assai gradevole. Il connubio immagini musica è riuscito, a tratti affascinante come quando ti vengono incontro e ti ritrovi in faccia satelliti, numeri, note, barre e altre immagini accattivanti come quelle autostradali su “Autobahn”. Superflui invece gli occhialini in altre occasioni per immagini che in 3D non sono come ad esempio quelle “storiche” relative al Tour De France sull’omonimo pezzo.
Musicalmente poi c’è tutta la loro tradizione, il trionfo dell’elettronica, del modernismo, la celebrazione (in chiave musicale) della tecnologia di cui sono stati pionieri. Il set è minimale: quattro supporti ad altezza d’uomo nascondono i computer che usano per produrre suoni e ritmi tutti completamente sintetici. Curiosamente (e fortunatamente) però il risultato non è freddo e sterile. Alla fine (con il pubblico) sono coinvolgenti e catturano attenzione e partecipazione anche fisica, in questo apprezzato mix tra musica e immagini. Il loro suono e il loro stile è quello: da lì i quattro tedeschi non si spostano, solamente adeguano la tecnologia ai tempi pur mantenendo tutte le loro caratteristiche.
La considerazione che nasce è quella del loro valore passato e presente (assolutamente dignitoso) nonché del significato storico e culturale della loro proposta. Se negli anni ’70/’80 erano antesignani oggi sono onestamente calati nel presente. Se allora la tecnologia era innovazione oggi è quotidianità. Tutto questo genera una sorta di “modernariato” che i Kraftwerk cavalcano (vedi il già citato video di “Autobahn”). Ma il “modernariato”, lo sappiamo, piace, genera una sorta di nostalgia un confronto tra tempi e culture. E a proposito di cultura va considerato che nei ‘70/’80 le aspettative verso la tecnologia erano altissime. Era una sorta di “liberazione” culturale, una frontiera che divideva due mondi nonché una speranza in un futuro radioso. Oggi, decenni dopo, sappiamo che non tutto è andato così, sappiamo anche che della tecnologia ne siamo diventati schiavi, e che, essendo presente, non la vediamo più come “apertura al futuro” e soprattutto ne abbiamo ridimensionato la portata, modificando e riconsiderando le speranze e aspettative. Si è forse materializzato ciò che i Kraftwerk criticavano e temevano: la disumanizzazione, la robotizzazione e la spersonalizzazione figlie della tecnologia.
Di sicuro però ascoltando oggi musiche, ritmiche e suoni dei Kraftwerk si capisce chiaramente l’origine della moderna musica dance. Il quartetto tedesco ha anticipato ed aperto la strada a tutta quella scuola di Dj che oggi si esibiscono in consolle, manipolando e creando elettronicamente musiche e suoni. Erano Dj prima dei Dj.
Quello dei Kraftwerk resta un concerto piacevole, generazionale, durante il quale le godevoli note invitano a riflettere su storia e significati oppure ci si può perdere dentro le immagini.
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