ROBERTO VECCHIONI: tutta la storia dell’Uomo nelle canzoni (Recensione)
ROBERTO VECCHIONI
12 maggio 2022
Auditorium Università IULM
Milano
Recensione e foto di Giorgio Zito
Voto: 8,0
L’anno accademico dell’Università IULM di Milano ha visto tra i suoi insegnanti anche il prof. Roberto Vecchioni, che ha tenuto un corso dal tema “Contemporaneità dell’antico”. Per festeggiare la fine del corso, Vecchioni e la IULM hanno deciso di aprire le porte dell’Università alla città, offrendo una lezione finale, e trattandosi di un “professore – cantautore”, la lezione è stata una lezione-concerto.
Mini lezioni universitarie
Accompagnato da Lucio Fabbri a violino, mandolino e pianoforte e da Massimo Germini alla chitarra, Roberto Vecchioni ha proposto sette canzoni, ognuna presentata non da una semplice introduzione, ma da vere “mini” lezioni universitarie, in cui è passato dalla Storia alla Filosofia alla Letteratura, analizzando gli eventi e raccontando duemila anni di storia dell’uomo, per raccontare in fondo di se stesso e anche di noi.
Ormai sappiamo che in tutta la sua discografia Vecchioni, anche quando ha raccontato vicende del passato e vite di grandi personaggi, in realtà ha sempre parlato di se stesso. Ma in questa occasione lo ha fatto in maniera più profonda e scoperta, racconta la sua vita, nei risvolti più intimi e personali, a cuore aperto.
L’inizio ne è l’esempio più lampante. Introduce la serata raccontando dell’importanza dell’”antico” e della sua estrema contemporaneità, facendo l’esempio di un grande condottiero greco che se ne andò in giro per scoprire il mondo, e che quando tornò a casa non trovò più la moglie, paragonando la vicenda a quanto capitò a lui stesso a inizio carriera, raccontando tutto nella splendida “L’ultimo spettacolo”.
E’ la prima canzone di una scaletta breve ma per molti dei presenti “da sogno”, in cui il prof. ha eseguito alcune di quelle canzoni tanto desiderate dai suoi appassionati quanto poco o mai eseguite in concerto, tutte legate dal filo conduttore della contemporaneità dell’antico. L’intento è quello di dimostrare che la Storia, quella grande, omerica, rimbalza nelle piccole storie di tutti. L’archetipo diventa mito, e ritorna nei secoli e nei millenni: quello che è avvenuto nel 1200 A.C. avviene ai giorni nostri.
Riferimenti alla cultura classica
Questi miti archetipici, Roberto Vecchioni li analizza con continui e puntuali riferimenti alla cultura classica e rimandi a quella contemporanea, e con le sue canzoni. L’amore e l’abbandono sono raccontati attraverso la vita di Saffo e cantati in “Il cielo capovolto”. Il mistero della morte è analizzato con la vicenda di Orfeo ed Euridice, partendo da Ovidio e Virgilio e arrivando a Pavese, e cantato in “Euridice”.
Per il mito dell’Eroe va a riscoprire la vecchissima e raramente eseguita “Aiace”, e per la Guerra, tema quanto mai attuale, recupera addirittura un brano scritto a diciotto anni e mai registrato da lui: “La battaglia di Maratona”. Qui Vecchioni racconta i due lati della guerra, quello del condottiero greco a Maratona che ha sacrificato la vita per salvare quella degli altri, e quello un ladro d’armi che gli ruba lo scudo, evidenziando la differenza tra chi combatte e muore perché gli altri possano vivere liberi, e chi usa la guerra per il proprio arricchimento, fregandosene degli altri.
Voglia di scoprire e di trovare cose nuove
La vita di un altro grande condottiero, Alessandro Magno, cantata in “Alessandro e il mare”, serve a Vecchioni per raccontare la grandezza degli uomini, di tutti gli uomini, che spinti dalle loro passioni e dalla voglia di scoprire e di trovare cose nuove, non si fermano davanti a niente, e per questo, nella visione di Vecchioni della vita, molto più grandi degli dei.
In chiusura, Vecchioni parla del mestiere del professore, ricordando il suo primo giorno da insegnante di liceo, quando disse a se stesso “adesso entri in classe alle 8 e rimani quattro ore con i ragazzi, se non esci da lì distrutto non hai fatto il tuo lavoro”, e cantando “Vai ragazzo”, canzone scritta in omaggio ai suoi allievi, in cui ancora una volta sottolinea che “Non c’è niente di più greco del presente”.
Il lato umano degli eroi e dei miti classici greci
Questo è uno dei punti centrali del lavoro del prof. Vecchioni: evidenziare il lato umano degli eroi e dei miti classici greci, rimarcarne le gioie e le sofferenze, le vittorie e le sconfitte, perché in questo lato umano troviamo la loro contemporaneità che li rende eterni. L’altro punto centrale della sua visione della vita, che anche stasera sottolinea, è che non si può arrivare alla felicità se non si attraversa il dolore, ricordandosi però sempre, citando le parole dell’Antigone di Sofocle, che c’è comunque “una parola che annulla tutto il dolore e tutto il male del mondo, e questa parola è Amore”.
Unico “fuori programma”, l’immancabile bis di “Luci a San Siro”, chiesta espressamente dal rettore della IULM. Vecchioni ha confermato ancora una volta di essere un vero unicum nel mondo della canzone italiana, dimostrando come queste cose apparentemente piccole che chiamiamo canzoni possono racchiudere in quattro minuti tutta la storia dell’Uomo.
Scaletta
L’ultimo spettacolo
Il cielo capovolto (Ultimo canto di Saffo)
Euridice
Aiace
La battaglia di Maratona
Alessandro e il mare
Vai ragazzo
Bis:
Luci a San Siro