NOTRE DAME DE PARIS – Chiara l’ha visto così
NOTRE DAME DE PARIS
21 maggio 2022
Palazzo dello Sport
Roma
L’opinione di Chiara Ferrucci
Una lettrice ha visto l’opera pop “NOTRE DAME DE PARIS” a Roma e ce la racconta così.
Ho rivisto oggi, dopo circa 16 anni, il musical NOTRE DAME DE PARIS, a Roma.
All’epoca ero un’adolescente, e con una mia amica rimanemmo stregate dall’opera, nonostante un certo snobismo adolescenziale. La prima volta eravamo in seconda fila il platea, grazie a biglietti regalati a mio padre, dirigente di un grande ospedale romano. Non sapevamo neanche cosa fosse; andammo a vederlo. Ci tornammo poi cinque volte, con biglietti (pagati) in balconata.
Oggi, per il ventennale, sono tornata a vederlo con quella stessa amica e sua figlia di cinque anni.
Nella sostanza è rimasto lo stesso; ho notato però molta meno attenzione ai dettagli, accuratissimi vent’anni fa. Deludente (a dir poco) Esmeralda, con doti vocali nella media e nessuna nota espressiva né (neanche un tentativo) di recitazione (non Lola Ponce, una sostituta…pareva avesse un bastone conficcato nel fondoschiena). Gli altri sicuramente invecchiati ma con quella capacità acquisita di dare spessore al proprio personaggio.
Ho notato anche una certa approssimazione, che vent’anni fa non sarebbe stata tollerata; addirittura personaggi che spuntavano dalle quinte, maschere in sala che puntavano luci contro gli spettatori di continuo, per assicurarsi che non facessero video, ma rovinando l’atmosfera e inficiando la qualità della visuale, spesso e volentieri in scene importanti.
Vent’anni fa avrei invitato chiunque ad andare a vedere “Notre Dame de Paris”. Oggi no.
Questo ventennale a me pare un operazione di marketing mal riuscita (forse, dato il folto pubblico, ben riuscita sul piano economico, ma non su altri: è la morte di questo spettacolo).
Temo che in questa maniera si rovini la storia di un musical “popolare” ma concepito per essere perfetto. Ed è questa perfezione che ne ha negli anni decretato il successo.
Quando si comincia con l’approssimazione, e il vivere di rendita (perché, oggettivamente, in uno spettacolo del genere si può pure fare)…temo che il “successo” si spenga rapidamente.
Avete abbandonato la formula che vi ha reso celebri; la perfezione; nel canto, nel ballo, negli effetti “speciali”, negli effetti luce ecc. E sono certa che lo sapete. Sapete che l’amore per questo spettacolo è nato dall’estrema attenzione a ogni dettaglio, da un timbro vocale a un effetto luce; dalla capacità di lasciare il pubblico senza fiato, come fosse magia; come se, per due ore, fosse concesso estraniarsi dalla realtà e vivere, sperimentare, qualcosa di realmente unico.
Regalare un sogno misto a una morale forte, capace di scuotere gli animi.
Uno spettacolo non può, però, all’infinito, godere di rendita; deve mantenere certi standard, che oggi, 21/05/22, a Roma, non ho visto.
Forse anche questa è una strategia di marketing.
Di fatto sono uscita dal palazzo dello sport delusa, non avrei voluto rivederlo, ma conservare i ricordi di vent’anni fa.
P.S. Il Valdamore, con coreografie completamente cambiate e prive di senso, cosa dovrebbe rappresentarmi?
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