MARCUS MILLER: il basso su tutto (Recensione)
MARCUS MILLER
JazzMi 2023
26 ottobre 2023
Alcatraz
Milano
Recensione di Luca Trambusti
Voto: 7
A Milano piove e quando succede la città rallenta perché si congestiona e la frenesia si trasforma in traffico impazzito, in una spasmodica ricerca di efficienza, scavalcando e cercando di piegare il ritmo calmo della natura. Così davanti all’Alcatraz è un impazzire del traffico ma soprattutto (forse per motivi sono il parte meteorologici) è un delirio di persone che devono entrare. Una doppia lunghissima fila di pubblico che sotto una leggera pioggia aspetta di accedere al grande club milanese. Allora crollano tutti i tuoi ragionamenti e supposizioni tipo: “Beh sì Marcus Miller, bravo eh ma sarà difficile che riempia l’Alcatraz. Non potevano farlo in un luogo più piccolo?” No, non potevano (e meno male che non l’hanno fatto) perché a sorpresa (almeno per chi scrive) il club milanese era pieno e viste le file fuori il concerto è anche partito in ritardo.
Una sorpresa dunque, piacevole, com’è piacevole sapere che a metà del lungo percorso di JazzMi (la sempre ottima rassegna che ospita il concerto del bassista americano) sono state registrate più di 20.000 presenze tra i concerti, eventi free e night and day. Ottimo segno e ottimo riscontro.
Quello di Marcus Miller si è dunque rivelato uno dei più attesi concerti della rassegna milanese, che dal 12 ottobre al 5 novembre 2023 riempie di jazz la città.
Il bassista americano è sicuramente un gigante del genere, responsabile, oltretutto in giovane età, della rinascita e del ritorno ad alti livelli di Miles Davis suonando e producendo “Tutu” (nel 1986) uno degli album più significativi del trombettista americano. E l’esibizione di Milano non ha scalfito questa fama che lo precede con la messa in scena di un concerto di alto livello, all’insegna del virtuosismo e della qualità artistica e sonora.
Basso (ovvio), batteria, tastiere, sax e tromba. Questa è la formazione che sale sul palco dell’Alcatraz, grandissimi musicisti dotati tutti di tecnica sopraffina che, in perfetto stile jazz, si inseguono, si scambiano i solismi, si lanciano in performance tecniche (a volte sin troppo) strappa applausi. Ovviamente la scena è tutta per Lui, Marcus Miller, (che in realtà lascia molto spazio ai suoi musicisti), il cui strumento non ha solo un ruolo ritmico, ma diventa solista e interpreta le diverse parti della musica tutte approcciate con stili tecnici differenti.
L’inizio è affidato a composizioni del repertorio di Miller prima di affrontare le cover tra cui due brani del repertorio di Miles Davis.
La prima è “Mr Pastorius” (ovviamente dedicata all’altro gigante del basso Jaco Pastorius, ucciso in una rissa nel settembre 1987). La versione proposta è coinvolgente a tratti travolgente. È una sorta di villaggio in cui abitano cittadini diversi che sono gli assoli, le atmosfere, gli stacchi, le fughe dei singoli strumenti il tutto con grande fluidità ritmica e la scioltezza della batteria.
“Mr Pastorius” è la sintesi, la fotografia di tutto il concerto che si dipana, nelle differenti sfumature, proprio in questa direzione e dimensione: quella del virtuosismo e dell’alternarsi degli assoli e/o delle parti principali in uno stile che mischia jazz, soul e funk.
Non manca la riproposizione di “Tutu” il brano estratto dall’omonimo album sempre firmato Miller Davis.
Un concerto molto tecnico e di stile (alcune sbrodolature in meno sarebbero state gradite) ma anche di grande forza emotiva. Miller e la sua band riescono a coinvolgere il pubblico, ad affascinarlo, a “imbambolarlo” con momenti di estremismo tecnico e grandissima energia.
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