LA CRUS: un ritorno senza tempo Recensione live e scaletta concerto Milano
LA CRUS
Recensione live e scaletta concerto Milano
10 Maggio 2024
Santeria Toscana 31
Milano
Recensione: Luca Trambusti
Voto: 8
È un tempo sospeso quello che ti regalano i La Crus. Il loro live è un’occasione in cui ti trovi in spaccata tra i due bordi di un precipizio. Un piede nel presente e uno nel passato e resti in equilibrio, in un magico equilibrio, senza mai cadere nel buco nero della nostalgia o del ricordo.
Sembra ieri che ci si trovava in altri club milanesi ad ascoltare la band lombarda, eppure la loro ultima, conclusiva (di carriera) esibizione a Milano risale al 2008 in un ben più capiente Teatro degli Arcimboldi.
Certo, allora il repertorio era diverso, non c’era, come in questa occasione, un nuovo disco da presentare. Perché, per chi non se ne fosse accorto, Mauro Ermanno “Gio” Giovanardi e Cesare Malfatti lo scorso 22 marzo 2024 si sono riuniti e hanno pubblicato un nuovo album “Proteggimi da ciò che voglio” che arriva a 19 anni di distanza dal loro precedente lavoro.
La Crus: Recensione live e scaletta concerto Milano
L’occasione di rivederli nuovamente insieme (anche se dal 2008 di ritorni live ce ne sono già stati – tra cui un Sanremo – e sono quelli che hanno portato al nuovo album) è ghiotta e il pubblico milanese accorre alla Santeria riempiendo il club con un VERO sold out. Ovviamente guardandosi intorno ci si accorge che è lo stesso pubblico che accorreva ai concerti nel periodo d’oro della band.
Sul palco, preceduti – non a caso – dal rumore della pioggia salgono i 4 musicisti più il carismatico frontman della band. Gio si presenta con i suoi immancabili occhiali neri e il suo sempre smunto fisico, ma con una voce se possibile ancora più bassa, i cui toni sono enfatizzati dalla soluzione tecnica dell’impianto, tanto che a tratti il suo cantato (almeno a fondo sala) risulta, nei momenti in cui la spinta sonora è minore, quasi incomprensibile.
Ma la voce di Mauro, tratto distintivo della produzione dei La Crus, è sempre avvolgente, calda, sanguigna, quasi “mantrica” nel suo timbro. Può risultare monocorde ma con le sue tonalità e il calore che emana, affascina e cattura.
“Proteggimi da ciò che voglio”
Ovviamente c’è molto spazio per il nuovo disco, che – a esclusione di un brano – viene riproposto per intero (in scaletta sette brani su sedici, cover escluse). Ovviamente si tratta di tutti esordi live, brani sinora mai eseguiti dal vivo. Accanto alle novità ci sono gli immancabili “classici”, che, ovviamente, sono quelli che più scaldano il cuore del pubblico, che comunque in generale dimostra grande affetto. In questo viaggio tra passato e presente non si notano grandi scarti stilistici o emotivi, sembra che dal vivo il nuovo album s’innesti perfettamente nel cammino della band milanese e anche viceversa
Le prime tracce del live arrivano tutte dal nuovo disco e, con il loro suono caldo avvolgono il pubblico in un abbraccio, aprendo così il concerto con grande emotività. Un inizio con intensità, dai toni delicati. Da “Come ogni volta” si ha una piccola svolta nel senso che i suoni si fanno più forti, meno “confidenziali”, si entra nell’altro mondo e mood che ha sempre contraddistinto il duo/band milanese.
Le emozioni e gli ospiti
Ma anche in un contesto più “pieno” non mancano i salti nell’aspetto intimo della band. Ecco allora che torna l’intimità emotiva con una versione voce e chitarra del classico “La nera signora” o “Natale a Milano” dove al gruppo si aggiunge, acclamato dal pubblico, lo storico trombettista della band Paolo Milanesi, che li accompagna anche in un’altra manciata di brani. Tra questi una versione “strappapelle” (e “strappapplausi”) di “Tutto è dentro me”, per voce, chitarra acustica e appunto tromba (peccato che nemmeno l’intensa profondità di questo brano impedisca le chiacchiere tra il pubblico).
Questa varietà, questo passare tra l’oggi e l’ieri senza nessun tipo di evidente differenza fa capire che i La Crus sono tornati e sono ancora, almeno dal palco, riconoscibili per la loro cifra stilistica che non ha il sapore del già sentito ma pare piuttosto un ritorno senza tempo, una musica che non ha confini e limiti temporali, attuale allora come adesso.
Sul palco salgono altri due ospiti: Matteo Cantaluppi, il giovane produttore del disco “Proteggimi da ciò che voglio” e (anche lui acclamato dal pubblico) Alessandro Cremonesi (il co autore dei testi, il terzo La Crus) che interpreta la sua “Io non ho inventato la felicità” dal nuovo disco.
Le cover
In una settantina di minuti il concerto finisce e seguono, dopo pochi minuti, i classici bis di due brani chiusi con la classica “Il vino” (cover di Piero Ciampi) brano che, nel ’94/’95 li ha visti esplodere (con la partecipazione al Premio Tenco e anche vincere il Premio Ciampi). È una versione corale con il pubblico che ripete, esortato dallo stesso Gio, il “ritornello”. E la platea continua ancora a ripeterlo anche quando la band lascia nuovamente il palco.
Ma il pubblico non ci sta e continua a chiamare i due a gran voce, Ermanno e Cesare tornano sul palco e, sebbene il cantante ammetta di aver fatto fatica negli ultimi brani, aggiungono un’ulteriore esecuzione a chiusura concerto: una versione chitarra acustica e voce di “L’illogica allegria” il grande brano di Giorgio Gaber. Al termine con un “Buonanotte” augurato da Gio i due, raggiunti dal resto della band, salutano definitivamente il pubblico, tra i convinti e interminabili applausi.
Un bel ritorno per quanto sentito e per il segnale della calorosa accoglienza del pubblico.
Sul palco Mauro Ermanno Giovanardi (voce), Cesare Malfatti (chitarre e campioni), Chiara Castello (tastiere e cori), Marco Carusino (basso e chitarre), Leziero Rescigno (batterie).
Scaletta
La pioggia
Mentimi
Shitstorm
Come ogni volta
La nera signora
Mangia dormi lavora ripeti
Natale a Milano
L’uomo che non hai
Discronia
La rivoluzione
Tutto è dentro me
Come una nube
Io confesso
Proteggimi da ciò che voglio
Io non ho inventato la felicità (Alessandro Cremonesi)
Bis
Stringimi a te
Il vino (cover Piero Ciampi)
Bis 2
L’illogica allegria (Cover Giorgio Gaber)
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