LA PRIMA ESTATE 2024: Day 1 Recensione live e scalette concerti

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La prima serata dell’edizione 2024 di LA PRIMA ESTATEè dedicata principalmente a quello che negli anni fine 80/90 venne chiamato alternative rock, ma con due incursioni nel presente. L’eclettismo delle scelte del cartellone è infatti una delle chiavi di lettura del festival, insieme al suo essere un festival “a misura d’uomo”. Gli ampi spazi del parco offrono al pubblico la possibilità di godersi la giornata senza lunghe code, le molte aree ristoro consentono di riposarsi o mangiare in tranquillità e non ci sono affollamenti invivibili. In più, essendo l’area a poche centinaia di metri dalla spiaggia, al mattino il festival offre altre occasioni interessanti di svago, oltre agli incontri con musicisti e giornalisti per la presentazione di libri.

LA PRIMA ESTATE 2024: Day 1 Recensione live e scalette concerti

MOTTA

La prima serata si apre con MOTTA, per nulla intimorito dal dover suonare davanti a un pubblico che per larga parte non è il suo, e propone un set tirato, dal forte accento rock. Apre con “Anime Perse” accompagnato da piano e violoncello, ma il brano si trasforma subito in un rock tirato, che prepara alla scatenata “Del tempo che passa la felicità”. Accompagnato da una band compatta e potente, in cui spicca il chitarrista, Motta passa in rassegna alcuni dei suoi brani più potenti, tra cui “Quello che siamo diventati”, e “Quello che non so di te”.Il ritmo rallenta con “La fine dei vent’anni”, ma è solo un attimo, prima di tornare al rock tirato di “La nostra ultima canzone” e alla trascinante “Roma stasera”,per chiudere infine con una versionedirompente di “Ed è quasi come essere felice” tra gli applausi convinti del pubblico.

SLEAFORD MODS

Una scommessa vinta, così come quella di proporre gli innovativi e attualissimi SLEAFORD MODSprima di due band storiche del rock degli anni 80/90. Lo stesso Motta, nel ringraziare gli organizzatori, ammettere che se non fosse stato invitato a suonare, sarebbe venuto comunque al Prima Estate per vedere il duo inglese. Il loro è un set arrabbiatissimo come i loro testi, senza pause, senza concedere nulla agli atteggiamenti da rockstar, anzi in più di un’occasione il cantante sembra proprio sfottere le pose dei cantanti rock, mentre il collega si diverte con danze scomposte dopo aver lanciato le basi dal suo laptop.

La loro è una delle proposte musicali più innovative ascoltate negli ultimi anni, accompagnata a testi arrabbiati che nulla concedono alla società consumistica dominata dal capitale e dal mondo digitalizzato. Chiudono con una cover di “West End Girls” dei Pet Shop Boys rivisitata in chiave elettro punk, e vincono la partita. Se il punk fosse nato oggi, probabilmente suonerebbe come gli Sleaford Mods.

DINOSAUR JR

Tutt’altra musica quella proposta dai DINOSAUR JR. Qui siamo in quello che ormai potrebbe essere chiamato classic rock. J Mascis è ancora in grado di ammaliare con le sue lunghe cavalcate elettriche, e anche i brani più vecchi recuperati dal primissimo periodo della band, riescono ancora a essere trascinanti. È così per l’immancabile “Feel the Pain”, come per “Out There” o per “Freak Scene” che arriva direttamente dal 1988, quando questo era il rock alternativo. Non manca poi la chiusura con la cover di “Just Like Heaven” dei Cure.

Scaletta:

What Else Is New
In A Jar
Garden
Kracked
Sludgefeast
Been There All The Time
Mountain Man
Little Fury Things
Out There
Feel The Pain
Start Choppin
Freak Scene
Just Like Heaven

JANE’S ADDICTION

Ma gli alfieri del rock alternativo degli anni 90 arrivano alla fine della serata, con l’attesa reunion dei JANE’S ADDICTION. Il set proposto ripassa in rassegna tutti i cavalli di battaglia del loro repertorio, da “Had a Dad a Ain’t No Right”, passando per un’eterna e psichedelica “Ted, Just Admit It”. Si prova innegabilmente una grande emozione a tornare indietro di 30 anni e risentire capolavori quali “Summertime Rolls”, “OceanSize”, e la classica “Jane Says”, unico momento di pausa in un set peraltro tiratissimo e rock, dove Navarro ha dimostrato di essere ancora uno dei chitarristi più bravi nel suo genere.

Al suo fianco un Perry Farrel rilassato e tranquillo, con una voce che non ha perso un grammo dello smalto degli esordi, ma anzi ha acquistato in sicurezza, e che più volte durante la serata ricorda i suoi impegni come attivista per i diritti civili e per l’ambiente. Un concerto pressoché perfetto, che ancora di più lascia irrisolta una domanda: com’è possibile che una band di musicisti e autori così eclettici e talentuosi, in trent’anni non sia più riuscita a comporre niente di così valido come nei primi dischi, tanto da dover riproporre praticamente le stesse scalette dei concerti degli anni 90?

Scaletta

Kettle Whistle
Whores
Had a Dad
Ain’t No Right
Ted, Just Admit It…
Pigs in Zen
Summertime Rolls
Jane Says
Then She Did…
Ocean Size
Stop!
Three Days

Encore:
Mountain Song
Been Caught Stealing
Chip Away


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