ZUCCHERO: un’overdose d’amore ma anche di musica, live Milano recensione concerto e scaletta

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ZUCCHERO ha concluso la parte italiana del suo “Overdose D’amore World Tour” con un concerto allo Stadio San Siro di Milano, dopo aver suonato a Udine, Bologna, Messina e Pescara. Dopo 16 anni il cantautore reggiano torna nello stadio milanese dove era stato per la prima volta nel 2008 in occasione del precedente tour negli stadi.

Questo tour mondiale, iniziato a marzo alla Royal Albert Hall di Londra, ha visto il musicista emiliano esibirsi con un repertorio che mescola elementi di blues, R&B, gospel e soul con il pop e la melodia, una miscela che crea il suo stile inconfondibile e che allo stesso tempo lo rende molto popolare. Una formula accattivante per un pubblico ampio.

Il concerto a San Siro è iniziato puntualmente alle 20:30 con “Spirito nel buio“, accompagnato da immagini colorate di mondi e culture diverse sullo schermo (India e Africa). Sin da subito il pubblico ha risposto con entusiasmo, soprattutto durante brani più ritmati come “Partigiano reggiano” che è arrivata come parte finale di un incastro tra ballate e ritmo.

Durante lo show, Zucchero ha presentato anche un brano inedito, “Amor che muovi il sole”, eseguita per la prima volta in assoluto durante la data iniziale della leg Italiana, quella di Udine.

Ma ZSF nel corso della serata ha condiviso il palco con vari ospiti, tra cui Jack Savoretti, con il quale ha cantato una nuova versione di “Senza una donna“, che è contenuta nel disco del musicista inglese “Miss Italia”.

Ancora una volta Zucchero condivide il palco con una superstar internazionale: il chitarrista giapponese Tomoyasu Hotei, molto apprezzato nel suo paese. L’ospite si è unito alla band segnando le sue esibizioni con assoli e riff.

Nelle 3,15 ore di concerto c’è stato molto spazio per il ballo. I 45.000 allo stadio hanno ballato sulle note di “Baila (Sexy Thing)“, “Il Diavolo in me”, “X colpa di chi” ovvero i brani più travolgenti e coinvolgenti. Sulle note di “Miserere” è arrivato un duetto virtuale e tributo a Luciano Pavarotti la cui immagine è stata trasmessa più volte sugli schermi e nel lungo conclusivo fermo immagine il pubblico ha calorosamente applaudito al ricordo del Maestro.

La parte acustica del concerto (che poi acustica non è, vista la presenza della band) è stata introdotta da un lungo monologo di Zucchero, che ha ricordato i suoi esordi e ha scherzato con la band e il pubblico. Seduto su fronte palco (non c’era la consueta passerella essendoci il prato occupato dalle sedie su cui sedeva il pubblico) ha aperto la sezione con “Dindondio“, per poi accennare (prima strofa e ritornello) “Occhi“, “Indaco dagli occhi del cielo” e “Un piccolo aiuto“, creando un’atmosfera intima e coinvolgente ma anche divertente. Ha poi proseguito con “Soffio caldo”, la ballata scritta con Francesco Guccini.

La serata si è conclusa con l’ingresso di un coro gospel, che ha aggiunto un ulteriore tocco di black music alle esecuzioni della classica “Overdose D’Amore“, “The Letter” (Cover dei Box Tops), “Così celeste”, la sempre intensa “Diamante” e la lunga e travolgente “Madre dolcissima” (tra gli episodi migliori del concerto).

Una scaletta con cui Zucchero ha riproposto i suoi grandi successi, scelti tra i tanti del suo lungo repertorio mischiati a qualche brano meno “hit”. Ancora una volta ha dimostrato la sua capacità di mescolare diversi generi musicali e di convincere e coinvolgere il pubblico mettendo in scena uno spettacolo in cui protagonista è la musica, senza tanti orpelli e soprattutto suonando molto

La band internazionale che ha accompagnato Zucchero includeva, come da abitudine, musicisti di alto livello che contribuiscono non poco alla resa globale del concerto.  Band molto black e con forte presenza femminile. Il loro apporto permette di creare un suono potente, ben adatto alle dimensioni di uno stadio e che si nutre di assoli di chitarra e di fiati. Durante il concerto Zucchero abbandona la scena per una parte in cui è protagonista la sola band, guidata dalla splendida voce della corista di origini camerunensi.

Questa la formazione sul palco:

Polo Jones (Musical director, bass),
Kat
 Dyson (guitars, bvs),
Peter
 Vettese (hammond, piano and synth),
Mario
 Schilirò (guitars),
Adriano
 Molinari (drums),
Nicola
 Peruch (keyboards),
Monica
 Mz Carter (drums, percussions),
James
 Thompson (horns, bvs),
Lazaro
 Amauri Oviedo Dilout (horns),
Carlos
 Minoso (horns)
Oma Jali (backing vocals).

Archiviato il concerto di San Siro e le date italiane, Zucchero si esibirà nuovamente (il 6 luglio) al prestigioso Montreux Jazz Festival e proseguirà il tour in Europa e Sud America.

In definitiva Zucchero ha fatto il suo, ha portato il pubblico di uno stadio ai confini di una musica per certi versi di nicchia nel nostro paese, lo ha divertito, lo ha fatto ballare e cantare. Questo vuole fare e questo fa.

Scaletta

Spirito nel buio
Soul Mama
Il mare impetuoso al tramonto salì sulla Luna e dietro una tendina di stelle…
La canzone che se ne va
Ci si arrende
È delicato
Partigiano reggiano
Vedo nero
Amor che muovi il sole (Inedito)
Pene
Il volo
Facile
Senza una donna (Without a Woman) (con Jack Savoretti)
Con le mani
Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica (con Tomoyasu Hotei)
Baila (Sexy Thing) (con Tomoyasu Hotei)
Iruben Me (con Tomoyasu Hotei)
Dune mosse

Parte parlata

Dindondio
Occhi (accenno)
Indaco dagli occhi del cielo (accenno)
Un piccolo aiuto (accenno)
Un soffio caldo
Oltre le rive
Miserere

Solo band
Nutbush City Limits
Jumpin’ Jack Flash
Honky Tonk Train Blues

Overdose (d’amore) (con Sherrita Duran Gospel Choir)
The Letter (con Sherrita Duran Gospel Choir)
Così celeste (con Sherrita Duran Gospel Choir)
Diamante (con Sherrita Duran Gospel Choir)
Madre dolcissima (con Sherrita Duran Gospel Choir)
X colpa di chi?
Diavolo in me

Encore:
Blu
Chocabeck

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