DAVIDE VAN DE SFROOS: il Forum sarà una grande festa perché il folk è per tutti INTERVISTA

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25 anni di carriera come DAVIDE VAN DE SFROOS e una manciata in più come membro dei De Sfroos. È un quarto di secolo (dal 1999 con “Brèva e Tivàn” i due venti del suo Lago di Como) che Davide Bernasconi firma dischi con il suo nome d’arte e regala al pubblico la sua musica di chiara ispirazione folk raccontando storie popolari, di persone, spesso reali, descrivendo luoghi (altrettanto reali) tutti strettamente legati alla sua terra e cantati in “laghée” il dialetto lombardo in uso sul lago.

Davide è un cantore popolare, che racconta benissimo (e lo fa anche tra le pagine dei libri, come in televisione) un luogo che conosce, che è il suo quotidiano e che soprattutto ama. Umanità, personaggi reali, spalloni di ieri, costruttori di motoscafi, minatori, streghe, nonne incredibili, sono fra i tanti personaggi che affollano le sue canzoni e abitano i suoi luoghi. E non solo perché parla anche di guerra e pace, di dolori, riflette sull’ambiente, la relazione con la natura e sui “tempi moderni”.

Potrebbe sembrare un mondo fortemente connotato eppure non è così, perché tutto ciò che descrive è un luogo dell’ovunque e del chiunque, al di là del dialetto. E questo è forse il muro che Davide non è mai riuscito ad abbattere sino in fondo, anche se ha una forte comunità di fan in Sardegna e in altre zone del sud.

Davide Van De Sfroos

Dopo 25 anni Davide Van De Sfroos aveva voglia di raccogliersi ed ecco allora arrivare “Van De Best” un disco particolare: 49 tracce del suo repertorio riarrangiate, risuonate e riproposte quindi con un nuovo abito con tante sorprese piacevoli. Il nuovo disco è disponibile solo in versione box 3 CD, cofanetto 5LP e in download digitale (vedi tracklist del disco a fondo articolo). Niente versione sulle piattaforme dove si trovano solo 9 brani, quelli che hanno composto il countdown sino all’uscita del disco e che venivano messi sui servizi streaming in attesa dell’uscita del fisico/download.

Ma i più di 25 anni di musica corrispondono a più di 25 anni di palco, di live, che è il luogo deputato alla musica di Davide, il posto dove i personaggi delle sue storie diventano in carne e ossa, dove il suo “popolo” si ritrova per far festa, cantare e condividere la sua musica. Un pubblico appassionato e fedele che lo accompagna da sempre.

Ecco allora l’altra occasione di festa, più in grande questa volta: una sorta di raduno in un ampio spazio dove il maggior numero possibile di persone possa ritrovarsi per vivere nuovamente un’esperienza collettiva. L’appuntamento con la festa è fissato per sabato 23 novembre 2024 all’Unipol Forum di Milano, dove Davide atterra per la terza volta.

Abbiamo parlato con Davide Van De Sfroos del disco e del prossimo live al Forum di Milano, ecco l’intervista

LEGGI QUI TUTTE LE RECENSIONI DEI LIVE DI DAVIDE VAN DE SFROOS

DAVIDE VAN DE SFROOS: il Forum INTERVISTA

Il disco

Partiamo dal disco, con che spirito rileggi queste canzoni?
Con lo spirito di un quasi sessantenne (classe 1965) ed era quello che volevo fare. Queste canzoni sono venute a bussare alla mia porta dicendomi, “ma ti ricordi di noi?” Perché è passato tanto tempo, alcune le porti sempre in concerto, ma tante altre le hai lasciate negli armadi. Allora dici sì, è vero, devo riprenderle, indossarle ancora, a differenza degli abiti, queste mi calzano, invece gli abiti negli armadi non mi entrano più. E così è stato bello mettersi a lavorare su tutte e 49, risuonarle nel vero sensocon tutta la band e poi ricantarle, riviverle. Una full immersion che mi ha fatto anche un po’ da seduta di psicanalisi, perché ho rivisto tutti quei tempi, ogni canzone si portava dietro un ricordo, ricantarli, rimettersi a giocare come se le stessi registrando di nuovo, è stato veramente un toccasana.

Quindi più gioia o più nostalgia?
Un po’ di nostalgia perché comunque quando cantavi alcuni brani capivi che eri più giovane, c’era un altro tipo di spinta, di spirito. Però invecchiando, molto è cambiato, anche in modo carino, un po’ più di calma sulle cose, dare un po’ più di respiro al brano, non viene a mancare di certo lo stile oppure il tuo piglio che hai normalmente, però diciamo che sei più abituato a prendere le cosecon un respiro differente. Se io dovessi tornare a dare un consiglio a Davide giovane gli direi di agitarsi un po’ meno, di godersela, di divertirsi un po’ di più.

Quanto sono attuali queste canzoni adesso?
Ho notato che non sono per niente scadute. Non sono scadute perché non riguardavano un periodo storico, politico o sociologico di quel momento. Erano già allora scritte per far sì che certe cose non andassero dimenticate e sono state imbottigliate proprio come certi tipi di vino,destinate a durare negli anni e a migliorare, se mai, come significato. Qualcuna ti fa venire i brividi perché sono state talmente profetiche come “Goga E Magoga” oaltre. Le canzoni poi che avevano a che fare con la guerra, come “SignorCapitano” o “L’infermiera”, ancora una volta purtroppo non scadono perché la guerra se ne guarda bene dallo scadere edobbiamo sempre avere a che fare con tutte queste cose. A un certo punto ti trovi però con lo stesso effetto di qualcosa che è invecchiato nel modo esatto, che ha raggiunto il suo scopo, quello di non far dimenticare persone, personaggi, luoghi, miti, paesi, terre, angoli del territorio.
E poi ci sono le canzoni profonde, quelle che guardano dentro di te e quelle sono tutt’altro che scadute perché servono proprio da specchio per quello che ti è avvenuto in questi anni.

Il Forum Milano

Tutto questo come verrà poi traslato nel live in arrivo al Forum di Milano?
Ovviamente non andremo sul palco cercando di fare il best of perché il concerto al forum, dove torniamo per la terza volta, vuole essere una grande festa. Il fan che arriva si aspetta esattamente la scaletta che gli abbiamo preparato perché sono tutte quelle canzoni che noi sappiamo da anni saltano, ballano, cantano e conoscono, sono in grado di fare da coro supplementare per tutta la scaletta.Non mancherannoi momentipiù confidenziali, però la grande festa deve essere un po’ blues, un po’ folk, un po’ rock, ma soprattutto la scelta dei brani è stata molto oculata perché siccome non li puoi fare tutti, andiamo là dove sappiamo che queste canzoni ti vengono richieste.

Ripercorrerai però tutta la carriera senza concentrarsi su un preciso momento
Certo, certo, potrebbe esserci una canzone magari dall’ultimo disco, ma poi tutte le altre arrivanodall’origine, anchedellanostra preistoria, arrivando fino ad oggi.

Solitamente, a prescindere da questo concerto, ma anche per questo concerto, con che spirito sali sul palco?
Ogni volta devo salire sul palco cercando di portare avanti la tradizione di quello che ho sempre fatto. In questa occasione mi sono stati proposti effetti speciali, strani,…: “Facciamo un ponte che attraversi, vai giù come Angus Young degli Ac/Dc….. ma per che motivo? Ma quando mai ho fatto una roba del genere? E soprattutto con che senso? Che poi mi devono mettere gli auricolari che io non li uso, devo usare i radiomicrofoni e poi c’è il ritardo…. Perché tanto dolore? Noi siamo sempre stati folk rock ben piazzati sul palco. Facciamo in modo di avere delle ottime luci, un bel impianto e di sentir bene quello che stiamo suonando per fare il nostro concerto standard. E quindi salgo sul palco con lo spirito di portare avanti questa cosa.

Quindi uno degli elementi essenziali di un concerto è la spontaneità in qualche modo?
Il folk è di per sé abbastanza spontaneo, non si fa dei grossi problemi dal punto di vista delle mode. Il folk è qualcosa che sembra non essere mai di moda, però non passa mai neanche di moda perché è una musica comunque del popolo. Salta fuori una chitarra, un violino, un mandolino o una tamorra e tu hai subito una festa in piazza. Poi se siamo nell’epoca del trap, del punk, dell’elettronica va benissimo, ma il folk è sempre stata una parrocchia a parte e risponde soltanto alle sue regole, che sono delle regole assolutamente oneste.

Quindi si scenderà sull’aia anche al Forum?
Si scenderà sull’aia e io spero che al Forum quest’aia diventi veramente una piazza e quelli che hanno scelto il parterre si divertano proprio come hanno sempre fatto nei concerti anche quelli all’aperto.

Il sabato del concerto

Come vivi il tempo prima del concerto, quello del concerto e quello dopo?
Questi sono eventi per cui nella settimana prima do il peggio perché non è ancora ora e devo aspettare fino a sabato e cosa faccio per ingannare il tempo? Non possiamo farlo domani questo concerto così almeno saltiamo su e ci divertiamo? E’ da un anno che stiamo prendendo questa rincorsa, quando arrivi a ridosso sei sempre un po’ agitato perché non vedi l’ora, sei impaziente o ansioso. Il momento prima di salire sul palco è un momento magico perché sei con tutti i tuoi pari e dici: “ragazzi finalmente ci siamo, finalmente si comincia”. Un po’ di quella sana tensione, di quel battito che ti fa capire che non sei ancora un surgelato e che sei dentro l’emozione giusta. Durante il concerto, se tutto funziona bene, se hai una bella risposta di suono, ti concentri sulla canzone, ti lasci distrarre da quello che accade attorno, ti guardi e guidi questo camion a rimorchio gigante che è grande, il doppio dei concerti che fai di solito. E quando lo finisci ti senti come aver fatto gli idromassaggi perché abbiamo buttato fuori tutto quello che avevamo da dare, la gente ha gridato, ha saltato, ha ballato e normalmente ti senti abbastanza bene. Quindi sono tre fasi nelle quali tutto avviene come deve avvenire. Se mi chiedi se ora sono pronto per il forum rispondo di no perché devo esserlo quel giorno lì, a quell’ora, non devo essere pronto oggi, che non serve a niente, se no uno sta in tensione una settimana e quando arriverà è come un elastico che non ce la fa più.

C’è qualche brano che ti piace particolarmente fare?
Ci sono delle canzoni che sono ormai collaudate e belle tirate come “Yanez” o “Nonna Lucia”, le canzoni che sai che la gente aspetta: “La Curiera”, “La Balera”, però ci sono quelle interessanti perché vanno anche un po’ dentro le persone come ad esempio “New Orleans” oppure “40 Pass” che è molto lenta col pianoforte ma la gente, soprattutto quella di Milano, la vuole. Poi c’è il “Minatore di Frontale” che è dedicato a loro e preferito da tutta la parte della Valtellina. Le canzoni che mi fanno emozionare sono quelle dove c’è anche un bell’assolo o di chitarra o di violino o c’è un momento in cui dici una cosa toccante, la gente la ripete e magari scatta anche un’esaltazione a metà canzone quando dici la cosa che funziona. Queste sono le canzoni che storicamente ti danno un senso di pienezza.

Il suo pubblico

Com’è il tuo rapporto con il pubblico?
Di solito è totale perché il pubblico è proprio l’acqua sulla quale io appoggio la mia nave palco. Loro sono tante teste come onde ma ognuno è uno e ognuno è lì con una sua canzone preferita, ognuno è lì con una sua paura da esorcizzare. Poi stiamo vivendo in un tempo che è terrificante, sotto tutti gli aspetti, non solo per le guerre ma anche per tutto quello che accade attorno a casa nostra, anche nei nostri piccoli quartieri dimenticati dove avvengono cose sempre più assurde, sempre più violente. Quindi la gente ha una carica dentro di veleno, di rabbia e paura che è meglio riesca ad esorcizzare proprio con una festa come questa in cui speri di riuscire a fare un massaggio alle loro ombre.
Il pubblico è stato una bellissima costante, è invecchiato un po’ insieme a me, ha mantenuto questa fiducia in quello che io facevo anche quando erano cose fuori dal seminato come “Synfuniia”, un concerto più incazzato, oppure uno più acustico o un disco come “Manoglia”. Loro si fidano e mi fa piacere che mi accettino al loro fianco su questo cammino che noi chiamiamo poi la vita, la musica, Loro sono una garanzia, perché sono stati presenti in silenzio ma trasmettendo tutta l’energia anche nel momento del covid quando non li potevi incontrare se non tramite dei video oppure delle call e loro erano tutti presenti e non hanno mai mollato. Quando siamo usciti dalle gabbie io me li sono ritrovati al loro posto in prima fila uguali a prima più di prima.

Momento della scrittura, momento della registrazione e quello del live, quale preferisci tra questi tre aspetti della tua attività?
Sono complementari. Il momento della scrittura è quello che avviene non tanto quando ti siedi al tavolino. Tu hai già scritto il brano quando hai attraversato quella via, quella piazza, quel bosco, quella riva che racconti. Poi il momento in cui la scrivi è quello nel quale gli dai un impasto, è il momento in cui te la suoni dentro la cucina di casa oppure se sei lì su una riva seduto la provi e riprovi finché senti che sta uscendo. Quando poi la registri è bello perché è come metterla in un pacchetto e da lì non la tocca più nessuno, è diventata canzone pronta a partire verso gli altri, la restituirai dal vivo. Le prime volte che ti trovi a cantare delle canzoni che non hai mai cantato ovviamente c’è un’emozione del tutto nuova.

Le attese e i bilanci

Cosa ti aspetti da questo forum?
Io mi aspetterei quello che il forum è: un grande contenitore dove ci saranno persone di tutte le età, alcuni seduti alcuni in piedi, i più giovani e scatenati o anche quelli vecchi ma scatenati saranno giù sotto a far casino. Gli altri io me li vedrò con striscioni, sciarpe, cose strane, se vengono da lontano generalmente portano una bandiera della Sardegna o dell’Irpinia. Mi aspetto quello che ho visto le altre due volte al forum, cioè tanta gente che ha voglia per una sera di dimenticare le ombre e le paure.

Tanti anni di carriera, tutto da rifare uguale oppure qualche cosa va cambiato, qualche rimpianto ce l’hai e qualche sbaglio l’hai fatto?
No, però è stata una carriera lunga e anche difficoltosa in certi momenti. Non sono mai stato un artista mainstream, non mi hanno mai trasmesso tanto in radio, non ho avuto niente diregalato, quindi la cosa bella è che è stato tutto solcato con l’aratro e chi ci ha creduto ci ha creduto pienamente. Ovviamente ci sono state luci, ombre, ci sono stati momenti anche brutti dal punto di vista del fatto che non erano cose che c’entravano con la musica, eri stressato, eri depresso e allo stesso modo dovevi essere brillante, perché la gente non voleva vedere un cadavere sul palco. Tutto da rifare? La bacchetta magica non ce l’abbiamo, quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto e anche quando ci sono stati momenti dispari siamo riusciti a essere corretti e a essere comunque coraggiosi nel portare a termine tutto quanto. Oggi come oggi mi piace essere in un contesto dove faccio quello che mi va di fare,posso lasciare perdere tutto quello che non c’entra con me, perché ormai non è l’età del facciamo tutto a tutti i costi.

Questa la tracklist di “VAN DE BEST”

La balera
Il costruttore di motoscafi
La balada del Genesio
New Orleans
Il figlio di Guglielmo Tell
El calderon de la stria
E semm partii
Trenu trenu
Lo Sciamano
Mustru
Sciur Capitan
Cau Boi
Infermiera
Akuaduulza
Rosanera
Cinema Ambra
Il camionista Ghost Rider
Il dono del vento
Pulenta e galena fregia
Ki
40 pass
Fendin
Ventanas
Grand Hotel
Ninna nanna del contrabbandiere
La figlia del tenente
Madame Falena
Mad Max
Yanez
Il duello
Breva e Tivan
La ballata del Cimino
Nona Lucia
Il re del giardino
El carnevaal de Schignan
El fantasma del ziu Gaetann
Goga e Magoga
Il corvo
Grazie ragazzi
La machina del ziu Toni
Gira gira
Long John Xanax
Kapitan Kurlash
Hoka Hey
Il minatore di Frontale
L’Alain Delon de Lenn
Dona Luseerta
Il prigioniero e la tramontana
Figlio di ieri

DAVIDE VAN DE SFROOS: il Forum INTERVISTA

https://www.facebook.com/davidevandesfroosofficial


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