SOUL ASYLUM chitarre ruggenti Recensione live scaletta concerto Milano

Condividi

Fuori il Festival di Sanremo impazza ma ci sono occasioni live in cui la musica, quella vera e sudata, al di fuori delle gare, delle discussioni da bar continua ad avere una sua vitalità. E questo è quanto si è visto sul palco dell’Alcatraz a Milano in occasione del concerto dei SOUL ASYLUM.

Nell’ultima tappa di un tour europeo per presentare il nuovo disco “Slowly but Shirley” pubblicato il 27 settembre 2024 il quartetto americano, originario di Minneapolis, ha messo in scena il suo glorioso passato e un onesto presente.

Le chitarre comandano

I quattro decenni della band sono stati serviti su un vassoio fatto di chitarre che ruggiscono, ma sanno anche addolcirsi, con un concerto essenziale, pulito, scarno ma non povero, molto viscerale e diretto.

Della band originaria è rimasto solo il frontman David Pirner che porta sulle sue spalle il “peso” della storia di una formazione che ha vissuto bei momenti, ha conquistato pubblico, critica e classifiche nei primi anni ’90, periodo in cui il rock aveva una sua seconda giovinezza,

Il loro concerto è un mix bilanciato e variegato di rock tradizionale, di grunge, di estremismi sonori, di ballate elettriche per arrivare sino al country rock di chiara matrice stelle e strisce.

Delle 21 tracce in scaletta sette arrivano dal nuovo “Slowly but Shirley” le altre da 5 album, parte di una lunga carriera discografica. Dunque tra passato e presente i quattro mettono in scena ciò che è e (soprattutto) ciò che è stato il progetto Soul Asylum.

La passione e i successi

Lo fanno con grande onestà, mettendoci tanta passione e tanto mestiere ma soprattutto una grande coerenza e onestà di fondo. Nei novanta minuti della tirata esibizione c’è una granitica compattezza sonora anche se declinata nelle forme stilistiche di cui si diceva sopra. La chitarra (ce ne sono due sul palco) è la padrona incontrastata della scena, tra soli e riff non ha un momento di flessione e il volume deve necessariamente suonare alto (anche se lo fa con chiarezza, senza quell’impasto che a volte capita di sentire sui livelli sonori più alti).

Ovviamente i momenti più apprezzati dal pubblico sono quelli delle due grandi hit che hanno accompagnato la band: “Misery” (singolo del 1995) e soprattutto la sempre piacevole ballata elettrica “Runaway Train”, grande successo del 1993 (con tanto di Grammy come miglior canzone rock).

Se “Little Too Clean”, “Freeloader”, “High Road”, “Sucker maker”, “If you want it back”, “Bus called desire”, “Bittersweetheart ”, “Just Like Anyone” e “April Fool” sono delle mazzate sonore che arrivano ai confini del noise, brani come “Never Really Been”, “Without a trace” e “New world”, con il loro intreccio tra chitarre acustiche e elettriche calpestano i territori del country rock con targa stelle e strisce.

In mezzo le ballate elettriche più o meno morbide ma mai “mosce”.

Alla fine le canzoni e la musica sono andate oltre i Soul Asylum dei quali ne è rimasto ben poco rispetto alla formazione di successo che è stata. I momenti di gloria sono passati ma restano delle composizioni sempre piacevoli da ascoltare, fatte da una band che è un pezzo di storia del rock, con un suo perché e che, senza nostalgia, ben calata nel presente e a schiena dritta, continua a rappresentare sé stessa con onestà e piacevole da ascoltare.

Scaletta concerto Milano

The Only Thing I’m Missing
Somebody to Shove
Made to Be Broken
Misery
Trial by Fire
Little Too Clean
Freeloader
Never Really Been
Without a Trace
New World
High Road
Sucker Maker
Freak Accident
If You Want It Back
Black Gold
Runaway Train
Bus Named Desire
Bittersweetheart
Just Like Anyone

Encore:
String of Pearls
April Fool

SOUL ASYLUM recensione live scaletta concerto Milano

https://www.facebook.com/SoulAsylum


Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *