LE VIBRAZIONI: di nuovo insieme sul palco. Recensione concerto live Milano
LE VIBRAZIONI
Reunion Party
14 Dicembre 2017
Magazzini Generali
Milano
Voto: 6,5
Di Luca Trambusti
Agli inizi degli anni 2000 Le Vibrazioni irruppero sul mercato discografico con una esplosiva miscela tra rock e pop. Un fortunato singolo (“Dedicato A Te”) li catapultò (forse anche inaspettatamente per loro) in vetta a tutte le classifiche. Da lì il successo è proseguito, passando per tanti concerti ed anche per il Festival di Sanremo.
Poi il 25 Ottobre 2012, proprio ai Magazzini Generali, il giocattolo (dopo quattro album in studio ed un live) si ferma e da allora la band milanese non è più apparsa sulle scene (solo tracce di carriera solista di Francesco Sarcina), sino allo scorso 30 giugno quando nel concertone di Radio Italia e nelle formazione originaria (Francesco Sarcina alla voce e chitarra, Stefano Verderi alla chitarra e alla tastiera, Marco Castellani al basso e Alessandro Deidda alla batteria) ritorna in scena annunciando la reunion, che dopo un breve secret show al Rock’n’roll di Milano per festeggiare i dieci anni del locale, si ufficializza e concretizza con questa data: un concerto/festa in cui Sarcina e soci si ripresentano con un’esibizione intera al pubblico.
La storia ricomincia proprio ai Magazzini Generali, laddove nel ’12 si era chiusa; ovviamente il pubblico non manca ed il club milanese (non grandissimo) s’imballa in un mischione tra pubblico, amici e “lista”. Ma non solo il locale è lo stesso di 5 anni fa, anche la band pare la stessa, per loro il tempo sembra non essere passato, con la differenza che in realtà il tempo… è passato. La stessa formula allora vincente i 4 milanesi la ripropongono oggi.
Scaletta nettamente divisa a blocchi. Si parte con un impatto tipicamente rock, uno dei “geni” della band e francamente anche quello che li porta a fare cose migliori. Pur senza essere incredibilmente originali Le Vibrazioni dimostrano di avere un buona impronta ed impianto rock. Potrebbero giocarsela con parecchie band indie d’oltremanica. Tra chitarre suonate forti, accenni di anni ’70, un po’ di psichedelia e immagini “liquide” che scorrono alle spalle della band la prima parte trascorre fresca, essenziale ed energica.
Ma si sa, Le Vibrazioni non sono solo questo, sono anche ballate pop, in cui le chitarre hanno sempre un ruolo primario ma i suoni, le velocità si stemperano e lasciano più spazio alla melodia.
Così la sezione centrale del concerto, introdotta da sitar e musica indiane che ricordano i Kuka Shaker, è dedicata proprio a quest’anima (quella che ha portato peraltro maggior successo alla band). Scorrono allora buona parte dei singoli sfornati da Le Vibrazioni. Purtroppo però se agli inizi del nuovo millennio quei brani, quei suoni, quella miscela, quel connubio, quello stile e quel modo di presentarsi erano originali e freschi, oggi a distanza di oltre un decennio, mostrano la corda e mancano di originalità. C’è il piacere di riascoltare quei brani ma con lo sguardo (e le orecchie) della “nostalgia” o meglio del ricordo. Certo però si capisce da dove arrivano certe cose che si sentono oggi.
Nella terza parte il pop si mischia ancor più con il rock dando vita a brani di buon impatto riconducibili ad un pop rock di qualità (non eccelsa). La prima parte del concerto si conclude con la lunghissima e teatrale (e non può essere altrimenti) versione di “Drammaturgia”. C’è spazio per i bis che si aprono con la hit “Dedicato a Te” ed il tutto si conclude con una fiammata rock.
Certo sul palco i 4 non si risparmiano, anche se a volte forse paiono traditi dall’emozione e dall’assenza dal palco stesso. Qualche cedimento anche nella voce e un suono non perfetto (ma questo probabilmente è un problema legato alla posizione di ascolto del concerto) che impedisce però di capire se, in parecchi casi, la voce “dentro” è una scelta produttiva o un risultato tecnico/acustico.
In sostanza il ritorno mostra Le Vibrazioni alle prese con il loro modo di essere. Ne escono vincitori sulla parte rock (forse più “immortale” e consolidata). Quando si cimentano con l’anima adulta di questa musica il risultato è positivo, un po’ meno accattivanti quando ripercorrono i loro tanti e grandi successi. Di fatto le cose migliori si ascoltano quando non si misurano con i singoli da classifica ma quando macinano e picchiano rock. E forse sempre stato così, con la differenza che allora quei brani erano “nuovi”.