ZAZ: La francesina con la vocazione a far muovere il pubblico ed attenzione al sociale. Recensione concerto live Milano

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ZAZ
TRI.P Festival
20 Giugno 2018
Giardino della Triennale
Milano

Voto: 7
Di Luca Trambusti

All’inizio degli anni ‘10 sul panorama musicale prima francese e poi mondiale apparve una stella, la giovane Zaz (classe ‘80 Isabelle Geffroy  all’anagrafe) che grazie ad un portentoso suono ed un fortunatissimo singolo raggiunse la vetta delle classifiche francesi ben posizionandosi anche in quelle europee con il suo omonimo album d’esordio. Anche in Italia la Sony s’interessò a lei e la promosse nel nostro paese. Seguì un nuovo album ed altri ancora ma la sua stella purtroppo non brillò più come all’inizio anche lei finita nel tritacarne della velocità discografica ma anche uno spostamento di sonorità.

Ma quel singolo “Je Veux” resta ancora oggi una scintilla sfuggita dal grande fuoco del primo album.

Adesso per la prima volta arriva per un vero concerto in Italia, due date (Milano e Merano) in cui poter presentare la sua musica. Nel capoluogo lombardo lo fa all’interno del Tri.p Festival che si svolge nel giardino del palazzo della Triennale, in pieno centro milanese. E’ uno spazio non grandissimo ma sono in parecchi venuti a vedere questo spettacolo attratti dal nome dell’artista (diciamo che c’era anche un buon drappello di francofoni). Quindi un successo in termini numerici e di entusiasmo.

L’inizio del concerto si indirizza verso sonorità più rock, con tanto di chitarre elettriche ed un basso pompante a costruire una base ritmica marcata su cui è sin da subito possibile muoversi ritmicamente. E’ un viaggio con diverse tappe che arriva addirittura al dub o ad una sorta di space/psichedelic rock e con Zaz che si diverte con un Theremin. Così va la prima parte del concerto con una Zaz incredibilmente entusiasta ed empatica con il pubblico. Riesce anche a superare la barriera della lingua arrampicandosi su muri linguistici mischiando francese, inglese, spagnolo ed italiano. E’ molto partecipe ed il pubblico risponde bene, appassionato e divertito dal modo di stare sul palco di questa artista che dimostra molta personalità. Zaz invita a cantare ed il pubblico non si trattiene.

Finita la prima parte più “spinta” il gruppo (chitarra basso batteria) scende dal palco (su cui nel frattempo compare un contrabbasso) e la cantante accompagnata dal pianista si avventura in due intensi brani solo voce e tastiere.

Quando la band risale si volta pagina ed arriva la Zaz che meglio conosciamo, quella che ha saputo creare un suono ed uno stile che l’hanno resa famosa. Via dunque le chitarre elettriche ed il basso, dentro un’altra chitarra acustica ed il suono si fa più acustico, meno rock. Arriva quell’impasto stilistico che l’ha contraddistinta ad inizio carriera, vicino al jazz, ma sporcato di ritmi sud americani, un qualcosa prossimo alla Patchanka (tant’è che in alcuni momenti, grazie anche all’uso dello spagnolo viene alla mente Manu Chao ed il suo terzomondismo musicale). Ad arricchire tutto c’è anche il suo stile vocale, la sua voce bassa ed a volte arrochita che caratterizza molto la produzione di Zaz.

E’ il momento migliore del concerto: gli assoli sull’acustica si fanno veloci, quasi frenetici, appare un banjo, il contrabbasso fa il suo suono ed il suo ritmo ed uno xilofono scintillante illumina la serata. Questa è Zaz, quella che meglio conosciamo, che meglio attrae il pubblico, è “nel suo” terreno. Questo è quello che Zaz sa fare, con un’originalità e freschezza sonora che invitano il pubblico ad un ballo sfrenato, alla gioia del movimento e della partecipazione. E’ veramente coinvolgente e coinvolta ed il pubblico gradisce moltissimo, mostrando un grande entusiasmo che sembra sorprendere la stessa Zaz.

Chiusa questa parte con la hit “Je Veux” Zaz torna, con dei ritmi caraibici, verso sonorità più robuste, riportandoci in un mondo sonoro più prossimo al rock ed alle sue strutture sonore. Ed ancora ballando si va verso la chiusura. Il consueto “rito del bis” si prolunga ed il pubblico la reclama a gran voce. Ancora due brani e su “On Irà”, con riferimento alla situazione nel Mediterraneo, si conclude tutto. Zaz resta sul palco con il pubblico che l’acclama e le tributa un giusto omaggio.

Un concerto di grande energia, di estrema semplicità ed onestà che invita al movimento. Sicuramente la parte centrale più tipicamente Zaz è quella che meglio la rappresenta e più appassiona.

Per concludere due note. La prima riguarda l’artista stessa. Questo di Zaz è una sorta di “Charity tour”, guidato dall’associazione “Zazimut” (https://zazimut.org/), fondata da lei stessa. Ad ogni città in cui suona Zaz da il giusto spazio ad un’associazione a scopo benefico; nel caso di Milano l’associazione scelta è l’Oklahoma (www.oklahoma.it/) a cui ha dato possibilità di allestire uno spazio informativo e raccolta fondi ed ha invitato sul palco il presidente Emanuele Martinoli a presentare le attività. Già nel pomeriggio Zaz aveva tenuto un incontro pubblico per parlare di questa iniziativa. La comunità milanese si occupa di “…favorire l’inserimento sociale di minori italiani e stranieri in grave stato di disagio individuale e sociale, in particolare dei minori con esperienze di carcerazione…” (art. 3 dello statuto).

Seconda nota (grazie se siete arrivati sino qui) è un plauso all’organizzazione Ponderosa Music, sempre molto attenta alla scelta (mai banale) delle location dei concerti: ville, giardini, cortili di palazzi storici, chiese ed altri luoghi che danno giusto risalto alla musica curando molto l’abbinamento musica/luogo.


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