BRIAN JONESTOWN MASSACRE: quando la resa dal palco è inferiore alle attese.
BRIAN JONESTOWN MASSACRE
27 Settembre 2018
Santeria Social Club
Milano
Voto: 5,5
Di Luca Trambusti
C’era molta attesa per le due date italiane dei Brian Jonestown Massacre (BJM). La prima, a Milano, ha visto il sold out in Santeria Social Club. C’è un pubblico sempre curioso di vedere all’opera sul palco questa band californiana che nelle sue performance discografiche regala ottimi momenti. In più i BJM arrivano con un nuovo buon disco da presentare (“Something Else” uscito lo scorso giugno).
Alle 22, preceduti da una serie di fischi di sollecito, il gruppo sale sul palco: tre chitarre, un percussionista cantante (non certo imprescindibile nell’essenza sonora del gruppo), basso e batteria. Dopo aver lungamente cincischiato con le attrezzature (ma non ci sono i sound check apposta?) attaccano il concerto vero e proprio. L’inizio, pur tranquillo è di tutto rispetto “We Never Had a Chance” ha un suono che pare il figlio di un insano rapporto tra i Pink Floyd e Neil Young. Le premesse sono dunque di grande livello. Purtroppo però ben presto cala il buio.
Suoni impastati, voce carica di riverbero, grandi muri di chitarre. Certo alcune sono le caratteristiche della band ma in un contesto live, in questo contesto live, non sembrano essere vincenti. Il risultato è di un concerto confusionario, poco limpido, alla fine quasi noioso. A rendere ancora più frammentato il tutto ci sono le lunghe pause tra un brano e l’altro per gli innumerevoli cambi di chitarra, la sistemazione degli strumenti stessi, un attacco sbagliato. Non brilla nemmeno l’empatia della band: tutti molto fermi sul palco, poche incomprensibili parole, un improvviso urlo di Newcombe, occhiali da sole ben calati sugli occhi ed impressione di essere molto svogliati. Insomma non “bucano” non coinvolgono la platea, spettacolo zero. E’ più un piacere individuale che un rito collettivo, un concerto da ascoltare più che da “vivere” nel suo complesso.
Musicalmente ciò che si ascolta sul disco viene solo in parte rispettato. Come si diceva prima non favorisce la brillantezza del suono; fatto che però non pare essere un momento “contingente” quanto piuttosto una scelta produttiva. Le canzoni vivono molto sulle chitarre che pestano duro su riff di accordi ed arpeggi lasciando in secondo piano i “classici” assoli di chitarra. C’è un muro sonoro che si sbatte contro il pubblico. Solo in alcune occasioni tutto diventa più coinvolgente, appassionante. Ma sono loro momenti. Per il resto dello show c’è una durezza granitica che stordisce, la mente e le orecchie.
Sorprendenti sono anche le reazioni del pubblico; oltre al solito chiacchiericcio (alla faccia del volume della musica) la frontiera si é ulteriormente spostata: il nuovo è guardare la partita di calcio sul telefono durante il concerto stesso!!!!!! Inoltre la sala piena si è via via svuotata con tanta gente che abbandonava ben prima della fine dello show (e non era certo per la tarda ora).
In sostanza, almeno nell’occasione milanese, i BJM hanno dimostrato che esiste una grande discrepanza tra il lavoro in studio e la resa dal palco. E’ un peccato perché le premesse per assister ad un bel concerto ci sono tutte, la loro psichedelia rock è moderna, affascinante, accattivante ma i californiani non sono riusciti a renderla con la stessa convinzione ed efficacia dal palco della Santeria. Peccato. Un’occasione perduta.