PATTI SMITH: un approccio semplice e quasi modesto. (Recensione live)
PATTI SMITH
10 LUGLIO 2021
COLLISIONI FESTIVAL
Piazza Medford
Alba (Cn)
Recensione e foto di Giorgio Zito
Voto 7,5
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Il festival Agrirock Collisioni anche per quest’anno deve rinunciare, causa pandemia, alla sua sede originaria a Barolo, nel cuore delle colline delle Langhe, per spostarsi nella più capiente e agevole Piazza Medford di Alba, e rispettare così le dovute precauzioni: quindi posti seduti, numerati e distanziati. Il concerto di apertura del Festival coincide con la prima data del nuovo tour di Patti Smith, che è anche il suo primo concerto fuori dagli Stati Uniti dal diffondersi della pandemia. Una serata importante sia per gli organizzatori che per la cantante, come lei stessa ricorda durante il concerto, dicendosi contenta che la prima data sia proprio in Italia.
Si parte in acustico
L’inizio del concerto è giocato sui toni acustici con due brani intensi, “Wing” e “Grateful”. Già in questo inizio di concerto, la pandemia e la sofferenza patita in tutto il mondo sono ben presenti, e lo saranno durante tutto il concerto, nelle parole e nelle canzoni della Smith. “Beneath the Southern Cross”, presentata come una canzone con due lati, la vita e il ricordo di chi abbiamo perso, diventa un inno a celebrare la vita e a ricordare chi ci ha lasciato, colpito dal virus. Una versione rock tirata e intensa, graffiante, dolorosa, che invita a restare forti anche nei momenti difficili. Patti Smith ricorda anche i sacrifici causati dal Covid alla “Music Community” (musicisti, organizzatori, tecnici), e saluta gli operatori della musica con quella che definisce una piccola canzone: imbraccia la chitarra e parte “My Blakean Year”.
Il concerto cresce
Da qui il concerto inizia a crescere di intensità, prima con una bella versione di “Redondo Beach”, e poi con “Ghost Dance”, un’invocazione ai nostri antenati ad aiutarci nei momenti di difficoltà, e un ringraziamento perché ci aiutano ad essere quello che siamo. E’ quando arriva il classico “Dancing Barefoot” però che il concerto si accende davvero, e Patti torna ad essere la madrina del punk.
Un cambio di formazione
La formazione con cui si presenta per questo tour, definita “Patti Smith Quartet”, prevede un piccolo cambiamento: non c’è al pianoforte la figlia Jesse Paris, come era stato per gli ultimi tour, e neanche il compagno di lungo corso Lenny Kaye, sua spalla alla chitarra per oltre quarant’anni. Ritroviamo invece per il fidato Tony Shanahan al basso e tastiere, il figlio Jackson alla chitarra e Seb Rochford alla batteria.
Con la sua aria sempre leggera e divertita, l’artista americana scherza col pubblico, scusandosi per i tempi lunghi per accordare le chitarre acustiche a causa di una umidità che le ricorda quella del 1978 al CBGB. Accordate le due acustiche, arriva il primo omaggio della serata, quello a Bob Dylan, con un medley di due capolavori del Premio Nobel per la letteratura: “One Too Many Mornings” e “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”. Il secondo omaggio è dedicato ad altri due grandi nomi del rock, Rolling Stones e Lou Reed. Patti Smith lascia il ruolo di cantante a Tony Shanahan, e resta a fare i cori per un medley tra “I’m Free” e “Walk On The Wild Side”.
“Peaceable Kingdom” lenta e dolce, che nella coda include una strofa recitata di “People Have the Power”, ci porta verso il finale della serata, prima con la travolgente “Pissing In A River”, e poi con il classico “Because the Night”. “People Have the Power” chiude il concerto, con la cantante che incita il pubblico ad alzarsi dalle sedie e ad avvicinarsi al palco.
Un’artista diversa
Patti Smith si conferma ancora una volta un’artista diversa da tutte nel suo approccio semplice e quasi modesto, nel suo stare sul palco con leggerezza, e nella sua consapevolezza di essere lì sopra, dopo più di cinquant’anni, grazie al pubblico che continua a seguirla. Tanto da arrivare a fermare il concerto, proprio durante l’esecuzione del classico “Because the Night”, per far allontanare un fotografo che, avvicinatosi sotto il palco, impedisce la visione al pubblico. “Be happy, be strong” è il suo semplice saluto, dopo 90 minuti di concerto intenso e emozionante, e il pubblico, emozionato e soddisfatto, non prova nemmeno a chiederle il bis.
La scaletta
Wing
Grateful
My Blakean Year
Redondo Beach
Ghost Dance
One Too Many Mornings / A Hard Rain’s A-Gonna Fall
Dancing Barefoot
I’m Free / Walk on the wild side
Beneath the Southern Cross
Peaceable Kingdom/ People have the power (estratto recitato)
Pissing in a River
Because the night
People have the power
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