NEGRITA: questo tour acustico ci ha lasciato dentro qualcosa (Intervista)

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NEGRITA
LA TEATRALE SUMMER TOUR 2021
Staccano la spina e scoprono un mondo

Intervista di Luca Trambusti

Da qualche settimana i Negrita sono tornati sul palco, riprendendo il discorso da dove lo avevano lasciato lo scorso 2020, bloccati dall’arrivo della pandemia. Alla fine del 2019 e i primi mesi del successivo “anno orribile” la band aretina stava girando per i teatri con un tour elettroacustico che li proiettava in una dimensione sonora diversa (anche se non nuova) e che ora riprendono nella versione estiva open air. Nel corso del concerto Pau e soci rileggono alcuni brani del loro repertorio e li “spogliano” dell’elettricità rendendo il tutto più intimo e “familiare”.

LEGGI RECENSIONE CONCERTO NEGRITA LIVE MILANO 2021

La data di Arezzo, sold out, del 31 luglio riserverà poi una chicca (già abbondantemente annunciata e da tempo programmata): il concerto sarà interamente ripreso in audio e video e diventerà un capitolo del ”MTV – Unplugged” il fortunato format della tv musicale. Riparte dopo una lunga sosta questo progetto e lo fa con i Negrita, primi italiani, Verrà prodotto uno speciale di un’ora ed una produzione audio (vinile e digitale)-

Abbiamo incontrato Pau per parlare del tour. Ecco cosa ci ha raccontato.

Come nasce l’idea del tour elettro acustico?
L’avevamo già fatto nel 2013 partendo dal disco “Deja Vu” ed era stato bellissimo. Poi ci sono state tante vicissitudini tra cui un Sanremo (2019) e l’idea di festeggiare i 25 anni di carriera (traguardo importante per una band italiana) con qualcosa di diverso. Siamo partiti nel 2019 e con le tante richieste avevamo riempito i primi quattro mesi del 2020. Poi siamo rimasti sospesi ed ora finiamo ciò che avevamo iniziato. È l’occasione per raccontarci, con un’atmosfera tranquilla, come con gli amici a bere una birra. Il Covid ha obbligato il pubblico a sedersi ma noi avevamo già previsto di farlo, quindi non cambia nulla in questo senso.

Questa è una condizione per voi diversa abituati a suoni più rock. Come vi sentite sul palco in questa dimensione?
Ci sentiamo in grado di raccontarci in maniera completa, Abbiamo un’esperienza maturata in oltre 1000 concerti e siamo affiatati anche dopo la pausa. Non dobbiamo dimostrare più niente a nessuno e sentiamo una forza e coraggio che non conoscevamo e riusciamo a trasmettere energia con le nostre facce segnate dalla vita. Con questo concerto dimostriamo anche quanto siamo eclettici. Non ci siamo mai fossilizzati su un “marchio” stilistico univoco, abbiamo sempre spaziato molto, grazie anche ai nostri viaggi che sono diventati dischi. Alla fine siamo un gruppo di outsider a cui non interessano i meccanismi discografici, o meglio, non è lo scopo del nostro gioco. Vogliamo “spaccare” in modo naturale e spontaneo. Con tutto questo quando scendo dal palco mi sento soddisfatto, e non è poco.

Lo spettacolo era nato in versione teatrale. Cosa cambia in open air?
Il teatro è un contenitore che consente la massima concentrazione di energia e cattura fortemente l’attenzione. Lì si esalta l’atmosfera intima e narrare e parlare oltre il suonare, come facciamo in questo concerto, ha una valenza più ficcante. Nell’estivo tutto è più dispersivo ma resta ugualmente questa grande energia. A tutto poi aggiungi che non siamo mai in brutte venue e tutto quindi diventa molto ricercato.

Come avete scelto le canzoni di questo tour?
Con un mix di testa e cuore. Con la testa abbiamo deciso le canzoni che ci hanno dato grandi soddisfazioni, con il cuore non le hit ma quelle che ci ispiravano questi arrangiamenti. Di sicuro queste versioni “fatte a mano” ci resteranno dentro e può essere che segnino il nostro futuro.

Cioè?
Nella versione elettrica del live usavamo l’elettronica anche se in modo poco invasivo, mischiavamo il computer con il suonato. In questa occasione le esecuzioni sono tornate ad essere naturali, “suonate a mano”. Con questo è facile cambiare al volo e la gestione del concerto è più dinamica perché non abbiamo obblighi se non seguire l’atmosfera del momento. Così se Drigo vuole allungare un assolo o vogliamo cambiare una struttura del brano lo possiamo fare con una semplice occhiata. Se invece dai lo start ad un computer inneschi un momento che non puoi fermare. La riscoperta di non avere vincoli è importante. Ne parlavamo nei giorni scorsi in furgone dell’idea di togliere le basi anche nell’elettrico.

Ci saranno quindi delle novità?
Qualcosa di questa bellissima esperienza ci porteremo dietro. Ciò che stiamo vivendo e suonando è condiviso tra noi. Per il resto è ancora presto sapere. C’è però una considerazione da fare. Noi siamo sempre stati apprezzati ed aiutati dalle radio, più che dalla stampa di settore. Ora però siamo fuori dall’attuale target radiofonico e per “inseguirlo” dovremmo snaturarci. Scimmiottando il suono modaiolo del momento non saremmo più noi, diventeremmo dei “vorremmo ma non possiamo”. I miei, i nostri, riferimenti musicali sono cose che mi parlano con emozioni e passioni che la musica contemporanea non mi dà.

Ad Arezzo i Negrita registreranno per “MTV Unplugged”. Cosa significa per voi?
La registrazione era già programmata per il live di Milano del 2020, anche per questo abbiamo deciso di riprendere il tour. Noi siamo dell’Mtv Generation e “Unplugged” è stato un format importante. Ora dopo 20 anni riprende questo tipo di concerti e siamo i primi italiani a farlo. “MTV Unplugged” non è importante solo come format tv ma è stato un fenomeno culturale e anche riascoltati adesso quei dischi hanno valore. Il nostro concerto, con ospiti a sorpresa che non posso svelare, produrrà uno speciale Tv di un’ora, più un album live che vogliamo consegnare ai posteri e che uscirà su vinile e in digitale.

Palco o studio?
Invecchiando più studio…. (Ride).
Sono le due facce della stessa medaglia, due anime necessarie e non ho mai differenziato le due cose. Il live ti consente di essere più sbracato, tirar fuori l’anima animale. Studio e composizione sono due momenti in cui fai autoanalisi. Nel live c’è la meraviglia del ritorno dell’energia del pubblico, in studio l’energia arriva dallo sviluppo di un’idea che si concretizza. Il live è selvaggio e selvatico e ha la componente del viaggio che non squalifico, anzi. Il viaggio per noi è sempre importante, ci ha ispirato tanti dischi. Con il viaggio sei come un cronista che racconta in musica. Sono esperienze che entrano nel tuo comunicare, nella tua cultura e ti permettono di creare un bagaglio tutto tuo,

27 anni di Negrita cosa significano?
Difficile dirlo (dopo un lungo silenzio di riflessione ndi)
Per me sono stati l’alternativa vincente alla depressione e a una vita di insoddisfazioni. La musica mi ha salvato la vita. Chissà dove sarei finito. Studiavo architettura ma mi sentivo irrisolto e così quando è arrivata la musica ho buttato il libretto universitario e l’ho sostituito con un contratto con la Polygram. La musica è stata salvezza e poi è diventata un lavoro con la possibilità di autodeterminarmi, esprimere la mia creatività che era compressa in una pentola a pressione pronta ad esplodere. La musica hai suoi problemi ma mi ha dato soddisfazioni e ha fatto sì che mi sentissi risolto da questo percorso.


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