PREMIO TENCO: la musica è bella ma manca il pubblico. Tanti ospiti nelle serate della rassegna (Recensione)
PREMIO TENCO 2021
RASSEGNA DELLA CANZONE D’AUTORE PREMIO TENCO
21-22-23/10/2021
Teatro Ariston
Sanremo
Voto: 7,5
Articolo e foto Di Giorgio Zito
Il Tenco torna in presenza, e con il Tenco tornano anche le polemiche, che quest’anno vertono non sulla presenza o assenza di qualche artista, ma sul significato stesso che si è voluto dare alla rassegna, con il sottotitolo di “Una canzone senza aggettivi”, indagandone il significato in due tavole rotonde pomeridiane, confrontando e analizzando tesi opposte. Ma al netto delle polemiche resta la musica, e in questi tre giorni ne è passata di valore.
Tra le cose da ricordare di questo Premio Tenco 2021 c’è il set di Peppe Voltarelli (Targa per il miglior disco di interprete) che ha conquistato il pubblico con versioni intense e potenti di “Saeta” e “Cavalli Bradi”, con la rivisitazione in catalano della sua “I Marinai”, diventata “Els Mariners”, con “Rusò Sala” ospite alla voce, ma soprattutto con una versione emozionante di “Margalida”, ospite alla voce l’autore del brano Joan Isaac. Emozionanti anche i Fratelli Mancuso (Targa Tenco per il disco in dialetto), con un set fatto di suoni ancestrali e fuori dal tempo, che portano sul palco dell’Ariston tutte le voci del Mediterraneo, senza dimenticare quelle degli ultimi, di chi annega nel mare davanti alla !oro Sicilia. Splendido Lucio Corsi: finalmente il Club Tenco si accorge del cantautore di Grosseto, e con lui all’Ariston arriva una ventata di aria fresca. Con un’esibizione tra le più belle di questa edizione, Corsi ha convinto praticamente tutti con il suo approccio alla musica di impronta tipicamente rock e una capacita di scrittura dei testi davvero originale. Da ricordare anche il fisarmonicista Gianni Coscia che, con un inedito trio (Michele Staino al contrabbasso e Alessandro d’Alessandro all’organetto), ha ritirato il Premio “I suoni della canzone” regalando un medley tra “Mi ritorni in mente” e “Sweet Georgia Brown”. Altri momenti da ricordare sono quelli offerti dall’inedito duo Simona Colonna & Ambra Pintore, che hanno giocano con il repertorio di Battisti – Mogol, destrutturato e ricomposto dalla bravissima Colonna al violoncello, e interpretato dalla voce sorprendente della Pintore, e dal cantante, rapper e attore ungherese Áron Molnár (vincitore del Premio Yorum): convincente come rapper, e ammirevole nella sua lotta per la difesa dei diritti civili, in un paese in cui esprimersi liberamente è sicuramente più difficile che da noi.
Sono ottime conferme quelle dei due Premi Tenco Enrico Ruggeri e Fiorella Mannoia. Ruggeri torna al Tenco dopo tanti (troppi?) anni e, dopo aver aperto la rassegna con la sua versione di “Lontano Lontano” di Luigi Tenco, chiude la prima serata con un veloce riassunto di una carriera piena di successi, con un set di un’ora in cui ha dato prova delle evidenti capacità di autore, portando una ventata di rock, passando da “Gli occhi del musicista” a “Primavera a Sarajevo” a “Il mare d’inverno”, per chiudere con il doppio bis di “Contessa” e “Mistero”. Fiorella Mannoia, accompagnata solo dallo splendido pianoforte di Danilo Rea, presenta un set che è un vero e proprio omaggio alla grande canzone d’autore e anche al Club Tenco, con delle bellissime interpretazioni di grandi classici, tra i quali spiccano “Oh che sarà”, “Come si cambia”, “La cura”, “E penso a te”, “Via con me”. Un ritorno al Tenco è anche quello di Samuele Bersani che propone un set rodato nel tour estivo, che passa dall’ultimo disco, premiato con la Targa Tenco, all’omaggio a Battisti e Mogol con “Il Leone e la gallina”.
Convincenti i set della brasiliana Marisa Monte, con il suo successo “Já Sei Namorar” e un maggio a Mogol/Battisti con “Insieme”, e dell’uruguaiano Jorge Drexler, che con “Preghiera in gennaio” di De André cattura subito l’attenzione del pubblico, e che hanno presentato, per la prima volta insieme su un palco, il loro brano “Vento Sardo”.
Mogol, premio Tenco 2021, è stato omaggiato da tutti gli artisti in questi che si sono esibiti in questi tre giorni, compresi l’ottimo Setak (bello il suo set che ha visto ospite il concittadino Mimmo Locasciulli), che ha scelto “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”, e la giovane rapper esordiente senza_cri che, oltre a tre brani dall’E.P. d’esordio di prossima uscita, si è cimenta coraggiosamente con una riuscita cover di “Amarsi un po’”. Oltre all’omaggio a Mogol, il Tenco non poteva dimenticarsi dell’anniversario dei cento anni dalla nascita di Georges Brassens, celebrato con due spettacoli alla ex chiesa di Santa Brigida, con le versioni in piemontese di Fausto Amodei, accompagnato da Carlo Pestelli, e quelle in italiano e in francese eseguite da Alberto Patrucco e dalla splendida voce di Sighanda. Sempre nell’ex chiesa nel vecchio quartiere della Pigna, il Club Tenco ha dato modo di riscoprire un grande cantautore e musicista come Piero Brega, uno di quelli che nel corso di una lunga carriera ha saputo infrangere più di una barriera (musicale e non solo), che ha ricordato il suo percorso raccontato anche nel libro “Uno splendido caos.”
Ma è stato Stefano Bollani (Premio Tenco 2021) il vero mattatore della Rassegna, scelto per chiudere la terza serata, forse a evidenziare il sottotitolo di questa edizione. Prima musicando un breve racconto comico di Claudio Bisio, poi da solo al pianoforte per un’ora di grande musica, passando da una rivisitazione del repertorio di Mogol / Battisti alla musica classica, dal jazz alle canzoni di Fiorenzo Carpi, per chiudere simbolicamente con una versione strumentale di quella “Lontano Lontano” di Tenco che da sempre è l’apertura della rassegna, e infine divertire ancora con un bis speciale: “M’e’ morto i’gatto”, parodia della famosa “With or Without” degli U2, realizzata dai toscani Edipo e il suo complesso. La dimostrazione che il genio non riconosce barriere di generi e linguaggi musicali.
Resta infine il capitolo delle polemiche, scatenate dal titolo scelto per la rassegna 2021, “Una canzone senza aggettivi”. L’impressione è che, a parte critici e giornalisti, alla gran parte degli ascoltatori l’argomento interessi poco, come forse anche ai musicisti, in genere refrattari a farsi identificare e inscatolare in un “genere” predefinito. Sarebbe forse più interessante cercare ancora di capire (come già si era cercato di fare qualche anno fa) come mai questa forma di arte, chiamata o meno “canzone d’autore”, non riesca più a comunicare con la gran parte del pubblico più giovane, cioè il pubblico che riempie i concerti, col risultato che molte sedie dell’Ariston restano tristemente vuote. La grande canzone d’autore in queste tre giornate non è mancata, e della migliore qualità, quello che è mancato è il pubblico più giovane. Sarebbe meglio forse interrogarsi su questo, sul perché questa forma di espressione artistica (chiamiamola come vogliamo) non riesca più a parlare ai giovani, per evitare di ritrovarsi, prima ancora che con una “Canzone senza aggettivi” con una “Canzone senza pubblico”.