ANDERSON .PAAK: uno show energico e di grande impatto, un concentrato di quarant’anni di black music. Recensione
ANDERSON PAAK Live Milano
Andy’s Beach Club World Tour 2019
25 Marzo 2019
Fabrique
Milano
Voto: 8
Testo e foto di Giorgio Zito
ANDERSON PAAK Live Milano
Con un disco clamoroso uscito da pochi mesi e uno nuovo in vista per aprile, arriva a Milano Anderson .Paak, una delle nuove stelle del firmamento rap (e non solo) americano, con il suo “Andy’s Beach Club World Tour 2019”. Si tratta di un piccolo grande evento per gli appassionati del genere, che affollano dalle prime ore del pomeriggio un Fabrique sold out. Si metteno così a tacere le polemiche degli scorsi anni sul presunto poco interesse del pubblico italiano per questo tipo di proposta, motivo per cui sarebbero pochi gli organizzatori nazionali disposti a rischiare grosse cifre per portare questi tour nel nostro paese.
Definirlo rapper è riduttivo
Ma stasera siamo davanti ad un artista davvero particolare, che definire semplicemente rapper sarebbe limitativo. E lo dimostra il pubblico, composto certamente dai più giovani appassionati di rap ma anche da una buona parte di pubblico più adulto, che apprezza questo artista pure per la sua ecletticità. In lui infatti rivivono movenze e stili propri dei grandi della black music, da James Brown a Prince, passando per Sly and the Family Stone e Bootsy Collins.
Tanta energia
Il concerto è un concentrato di energia, accompagnata a una grande capacità di coinvolgere il pubblico già dall’entrata in scena. Sempre con quel suo essere sorridente, accattivante e riconoscente verso una platea davvero calorosa. Tra salti sul palco e stage diving, l’artista californiano trova anche il tempo per piazzarsi alla sua batteria, collocata a centro palco e su una pedana molto alta. Dietro lo strumento canterà per buona parte del concerto, dimostrando notevoli doti di musicista (e quando si siede dietro i tamburi sembra divertirsi ancora di più).
La black music
Sono brani dal tiro funky micidiale, momenti più vicini al soul e al jazz, r’n’b & soul e rap scatenato. Si dipana uno show senza cali di tensione, energico e di grande impatto. Un concentrato di quarant’anni di black music in novanta minuti di concerto tiratissimi, in cui non ci si ferma neanche per i bis. L’unico momento di riposo per il cantante è quando cede il palco alla sua band The Free National, per un solo brano.
Una formazione, questa, che ha poco a che fare con il rap strettamente inteso. The Free National (tastiere, percussioni, chitarra, basso e tromba) sono in grado di spaziare dai suoni più jazz al funk scatenato al soul, con grande competenza, dando un notevole sostegno alla voce e alla presenza scenica del cantante. Da non sottovalutare infine anche i testi delle canzoni e non sarà un caso se per il suo nuovo singolo, “King James” (anticipazione del prossimo album “Ventura”), Anderson .Paak fa scorrere il testo sul megaschermo alle sue spalle.
Un talento luminosissimo
Cantante, musicista, produttore, rapper, performer, Anderson .Paak ha dimostrato di avere davvero quel talento luminosissimo che in pochi anni l’ha portato a collaborare con alcuni dei più grandi nomi del genere (da Kendrick Lamar a Dr. Dre e Q-Tip). È ancora lontano il tempo in cui si potrà vedere sui palchi un erede di quel genio di Minneapolis chiamato Prince, ma se c’è qualcuno oggi che può legittimamente puntare a quel trono, questo è senza dubbio Anderson .Paak.