WE WILL ROCK YOU – IL MUSICAL: La tecnocrazia sconfitta dal rock e dalla vita. Recensione
WE WILL ROCK YOU IL MUSICAL
31 Gennaio 2019
Teatro Ciak
Milano
Voto: 7,0
Di Luca Trambusti
Nel futuro
Siamo intorno al 2300, la società del pianeta Mol è governata dalla malvagia Killer Queen e dal software della multinazionale Globalsoft (secondo la quale uno vale uno) che per controllare le genti (rappresentate dalle Gaga Girl) ha reso tutti acritici consumatori, annientati dallo strapotere della Rete e del mondo virtuale che rappresenta.
Una società futuribile e lontana nel tempo ma specchio fedele dell’oggi.
I ribelli
Ma non tutti sottostanno a questa volontà e situazione. I Bohemians sono i ribelli, la spina nel fianco del potere. Loro sanno che in passato esisteva il rock con i suoi riti di massa, lo sanno per frammenti di documenti e per leggendarie narrazioni (tanto che la loro confusione è massima, mischiando stili musicali e confondendo il gender dei protagonisti). A loro si uniscono due giovani ribelli inizialmente senza coscienza: Galileo (Figaro) e Scaramouche. Lui è il “destinato”, colui che ha visioni ed invasioni del passato nella sua mente, lui che canta canzoni del rock di secoli prima e che ha il potere per sconfiggere il potere. Lei invece non ha voglia di essere una “lobotomizzata”, una brava “Gaga girl” e nasconde uno spirito rock.
Il rock come antisitema
I “ribelli” non conoscono la definizione esatta di “rock”, non sanno cosa sia, per cui lo interpretano nella sua accezione primaria: ribellione e conquista di se e condivisione. Il loro scopo ultimo è di conquistare una nuova dimensione antisistema (sistema che li combatte sino alla morte) e riportare l’Amore, la Musica dal vivo e la Bellezza al centro della loro vita. Tutti valori dimenticati nella società gestita da Globalsoft. Il loro scopo ultimo è la riscoperta degli strumenti, della composizione e della messianica “Bohemian Rapsody”.
Il musical
Questa è la trama di We Will Rock You, il musical, che vede tra i produttori Brian May e Roger Taylor, con le canzoni dei Queen (tutte e seguite da una live band) a segnare lo svolgimento della storia. Dopo il successo del 2009 e del 2010 l’opera torna in Italia con una nuova produzione ed alcuni nuovi interpreti. Ci saranno sul palco Salvo Vinci nuovamente scelto per il ruolo di Galileo, Alessandra Ferrari è Scaramouche, Valentina Ferrari è ancora Killer Queen, mentre Paolo Barillari interpreta Khashoggi e Claudio Zanelli Brit. Della produzione 08/09 fanno parte Loredana Fadda (Oz) e Massimiliano Colonna nel ruolo di Pop. Quello in scena in questa stagione è in realtà un nuovo ed originale adattamento pensato, scritto ed elaborato per il pubblico italiano (con evidenti riferimenti politici e culturali).
Un musical concettuale
Nel complesso è un buon spettacolo, un musical con, dal punto di vista concettuale, un approccio diverso, se si vuole anche impegnato, che tiene criticamente in considerazione il ruolo della tecnologia, del suo impatto sulla società ed i rapporti e sull’uso strumentale che se ne può fare. Un ulteriore invito a riflettere. A combattere tutto questo non ci sono solo i sogni ma una diversa visione del mondo, della vita e di come viverla. Non un’astrazione da hippy o da sognatore, ma una grande concretezza per sconfiggere il Male a vantaggio delle Bellezza e della Vita stessa.
La colonna sonora: le canzoni dei Queen
Ad accompagnare queste riflessioni (che arrivano più chiare e lucide nel post spettacolo) le canzoni dei Queen, che ora più che mai, grazie anche al successo del film, sembrano avere un ruolo centrale nella musica anche se a tantissimi anni di distanza dalla loro scrittura. Colonna sonora del musical sono proprio gli immortali successi di Freddie Mercury e soci. Qui l’accento pende un po’ più verso l’aspetto musicale più che sull’iconico frontman della band inglese, mentre dal punto di vista vocale c’è una maggior esaltazione melodica.
La band sul palco… alla fine
Ovviamente gli interpreti vocali sono di grandissimo livello tecnico e non perdono occasione per dimostrarlo (ma questo sta nell’anima e nello stile del genere musical dove il gesto tecnico ha una sua grande rilevanza ed è ricercato e voluto). Musicalmente l’impatto è forte, la band (che si svela al pubblico solo sul finale dell’opera, “pesta duro” ed irrobustisce con un’anima rock le canzoni dei Queen. A canto e musica si abbinano i balletti anch’essi ingrediente fondamentale di un musical; infine la scenografia nella sua essenzialità è funzionale e modulare.
Bohemian Rhapsody un atto liberatorio
Il viaggio di Galileo e Scaramouche dura due ore e mezzo e si conclude ovviamente con la loro versione di “Bohemian Rhapsody”, atto liberatorio dall’oppressione dopo aver interpretato la maggior parte delle hit dei Queen.