GANG: la storia per comunicare e non dimenticare. (Recensione)
GANG
8 aprile 2022
Fondazione Longo
Castellazzo Bormida (AL)
Recensione e foto di Giorgio Zito
Voto 7,5
La nuova edizione della rassegna “E a un certo punto il rosso cambiò colore”, organizzata negli spazi espositivi della Fondazione Lugi Longo di Alessandria, si apre con un concerto acustico dei Gang in versione duo: Sandro Severini alla chitarra elettrica e Marino Severini alla voce e chitarra acustica.
Con la consueta voglia di raccontare, e non solo di cantare, Marino, appena salito sul palco, mette subito le mani avanti, avvisando ironicamente che la serata sarà molto noiosa. I racconti che introducono le canzoni sono ormai parte fondamentale del concerto dei Gang, che intendono il loro stare sul palco come mezzo per comunicare, quasi uno scopo didattico, per tramandare tanti momenti della vita del nostro paese che non devono essere dimenticati.
Il loro concerto è, nelle parole di Marino, un tentativo di trovare una via d’uscita dal pantano in cui ci ritroviamo. E per uscirne, il loro consiglio è ricordare il nostro passato, “fare due passi indietro per farne uno avanti tutti insieme”. Le canzoni servono ai Gang per raccontare tante piccole storie, ma non la Storia: quella la fanno da sempre i vincitori, e Sandro e Marino, all’interno della Storia del ‘900, s’identificano con gli sconfitti. Quindi piccole storie, dove però si è dimostrato che anche gli ultimi possono vincere. E’ da queste storie che i Gang consigliano di trarre ispirazione per muoversi nel presente, per “uscire dal pantano”.
Dopo la classica apertura di “Bandito senza tempo”, canzone manifesto della band marchigiana, l’inizio del concerto non può che essere dedicato alla Resistenza, forse l’esempio più lampante in cui i più deboli hanno dimostrato di poter vincere. I Gang scelgono di raccontare tre storie, forse piccole ma significative: l’eccidio dei fratelli Cervi, con una bella ed emozionante versione de “La pianura dei sette fratelli”, con ospite alla voce Paolo Archetti Maestri degli YoYo Mundi, la resistenza dei cittadini di Parma che nel 1922 bloccano la marcia dei fascisti allontanandoli dalla città con “Alle barricate”, e, infine, la storia di uno dei tanti uomini normali che hanno fatto la resistenza, “Ottavo chilometro”.
Dalla Resistenza parte questo viaggio nella storia italiana, che tocca la classe operaia, con due capolavori del canzoniere dei Gang, “Sesto San Giovanni” e “Non finisce qui”, l’emigrazione, quella degli italiani in America di “Dago”, e quella dei popoli del sud del mondo nel nostro paese (“Un treno per Riace” e “Mare nostro”).
La guerra alle porte dell’Europa non è citata esplicitamente, ma non si può far finta di niente: ecco così che arriva la versione in italiano de “Il Disertore”, cantata a cappella da Marino Severini e Paolo Archetti Maestri. Il cantante degli YoYo Mundi resta sul palco per accompagnare i Gang in altre due canzoni, ancora dedicate alla resistenza: “Eurialo e Niso” e “13 La banda Tom”, dal repertorio della band acquese.
Gli anni ’70, altro momento cruciale della storia italiana del secolo scorso, sono raccontati con la dedica ad Andrea Pazienza di “Paz” e con uno dei tanti capolavori di Claudio Lolli, “Io ti racconto”. Questo viaggio nella storia del ‘900 si chiude tornando ai canti di lotta e resistenza, quella degli zapatisti di “Comandante”, e quella di “Bella Ciao”, diventato ormai inno internazionale. Anche in questa versione in duo, acustica e più cantautorale, i Gang riescono a convincere, mantenendo intatta la forza delle loro canzoni e la loro anima di rockers.
Scaletta
Bandito senza tempo
La pianura dei sette fratelli
Alle barricate
Ottavo chilometro
Sesto San Giovanni
Non finisce qui
Dago
Un treno per Riace
Mare nostro
Il disertore
Eurialo e Niso
13, La banda Tom
Paz
Io ti racconto
Comandante
Bella Ciao