MANESKIN: “In questo paese a qualcuno piace rompe’ er ca….” (Recensione e scaletta)

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MANESKIN
24 luglio 2023
Stadio San Siro
Milano


Recensione di Luca Trambusti
Voto: 8,5

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Mancano pochissimi minuti all’inizio del concerto e arriva la pioggia a battezzare l’esordio dei Maneskin allo stadio di San Siro a Milano.

Comunque, pioggia o non pioggia (non sarà certo quella a fermarli) il quartetto romano è arrivato a San Siro, dopo aver trionfato all’Olimpico di Roma poche sere prima. Certo la struttura milanese non ha per loro lo stesso sapore e mood di quella romana. Lì era il primo stadio italiano e soprattutto erano nella loro città, laddove tutto è iniziato.

Paradossalmente quindi le condizioni potevano essere anche migliori. Pur non avendo visto il live romano si può valutare solo ciò che si è vissuto. E quello che i Maneskin hanno messo in scena a Milano è oggettivamente uno spettacolo che non sfigura in uno stadio. Scaletta, potenza e anche più che accettabile qualità sonora (dopo il disastro Muse di poche sere prima), tutto è perfetto per questa ambientazione.

Alla fine è uno spettacolo che ha un valore internazionale e lo dimostrano i fatti, che ormai vedono il quartetto romano nello star system mondiale, Fenomeno di costume, isteria collettiva, criticabili o meno, se i Maneskin non funzionassero non sarebbero sui tanti palchi nel mondo che li vedono protagonisti, non sarebbero (anche se non come headliner) in tanti importanti festival mondiali.

Quindi si può dire che ce l’abbiamo fatta. Si può discutere poi sul merito ma niente di illecito, nessuna scorciatoia hanno seguito per arrivare sino a dove sono. Solo lavoro da parte loro, in più ben diretti, organizzati e spinti da una struttura solida che, come succede per tutte le grandi band internazionali e di successo, ha fatto sì che tutto succedesse.

Lo stadio è anche l’occasione per togliersi dei sassolini (che paiono macigni) dalle scarpe. E lo fa Damiano che dice: “Questa canzone è gioia e delizia. Delizia perchè ci ha fatto conoscere nel mondo e iniziare tutto. Croce perché a qualcuno soprattutto in questo paese piace rompe er cazzo. Ma c’è un piccolo problema… a noi non ce ne frega un cazzo.” E attacca “Beggin’” con lo stadio che ondeggia.

La struttura del concerto è molto simile a quella dei palasport ovviamente adattata al gigantismo necessario in uno stadio. Quindi la produzione è ancora più ambiziosa (anche se non esagerata). Resta ad esempio la stessa “astronave” per l’imperioso e altamente tecnologico l’impianto luci che già accompagnava il tour nei palasport.

Grande similitudine anche nella scaletta, che a parte qualche aggiustamento, cambio di posizione e qualche sostituzione/assenza è molto simile al tour indoor. Ma sopratutto tanta pressione sonora, tipica da stadio.

L’inizio, fino a “Zitti e buoni” è potentissimo, con le canzoni una dentro l’altra senza soluzione di continuità con i quattro bagnati per la pioggia che arriva a secchiate. Pioggia che lava loro (e il pubblico sul prato) ma non riesce a portare via la grinta e l’energia che ci mettono nel suonare.

Il concerto è tutto un concentrato di forza, a cui si unisce anche una grande parte spettacolare. Spicca la versione di “Bla Bla Bla”, in cui, terminata la pioggia, Victoria ed Thomas scendono in transenna accanto alla passerella per un vero bagno di folla (oltre che di acqua). Al termine boato di San Siro perché Damiano si toglie la canotta e resta a torso nudo. Segue poi “For Your Love” con il suo lungo assolo di chitarra sulle cui note Damiano con un faro in mano (come già visto nei palasport) illumina il chitarrista (ricordando gli U2 di “Rattle and Hum”).

L’apoteosi (sonora e di pubblico) arriva quando il gruppo si trasferisce in testa alla passerella (il palco B) per una triade di pezzi in cui rock, chitarre e esplosioni di luci si uniscono creando un vero muro sonoro e spettacolare che si conclude con una “devastante” e interminabile “I Wanna Be Your Slave”, mentre su “Gasoline” le fiamme si trasferiscono dall’asta del microfono di Damiano (come nei palasport) ai “lanciafiamme” disseminati sul palco.

Segue la parte acustica che Damiano e Thomas suonano in mezzo al pubblico sul prato. Rispetto ai palasport i due hanno tolto “Amandoti” (cover dei CCCP portata anche a XFactor). Al termine un potente solo di basso e batteria permette a voce e chitarra di riprendere il palco principale.

Anche nell’ultima sezione del concerto sono la potenza sonora e le chitarre a farla da padrona, con lo stadio che (s’intuisce sotto il muro sonoro) strilla e acclama mentre i Maneskin ci danno dentro in un continuo spettacolo di luci, sino alla conclusiva potentissima, punk “Kool Kids” seguita dal battimano ritmato del pubblico e la consueta (e concordata) invasione di palco da parte di un gruppo di spettatori.

San Siro è l’ennesima dimostrazione di quanto i quattro musicisti ci “siano dentro”, di come da seri professionisti sfruttano le occasioni che sono loro concessi. Abbiano o no i pezzi riescono sempre a raddrizzare la situazione, sono molto bravi nel costruire lo spettacolo, ne rivestire ciò che hanno a disposizione con abiti sempre più preziosi.

È passato il tempo in cui Damiano faceva la pole dance in mezzo al pubblico nei piccoli club. Ora sono affermati e stimati professionisti, (quasi) stelle mondiali che riempiono gli stadi. Piacciano o no, con loro bisogna fare i conti (almeno in questo momento). Prima di legittimamente criticarli (anche se resta un incomprensibile accanimento verso di loro) occorrerebbe vederli almeno una volta live. E poi grazie perché poco più che ventenni ci fate sentire della chitarra elettrica.

https://www.facebook.com/maneskinofficial


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