LA CRUS: la conferma Recensione live e scaletta concerto Milano
LA CRUS
+ Ospiti
Recensione live e scaletta concerto Milano
03 settembre 2024
Castello Sforzesco
Milano
Recensione di Luca Trambusti
Voto: 9
Dopo aver aperto il tour per presentare il nuovo disco ” “Proteggimi da ciò che voglio” lo scorso 10 maggio a Milano (LEGGI QUI RECENSIONE), i LA CRUS tornano live nella loro città per un concerto al Castello Sforzesco che li vede affiancati da una serie di amici e di collaboratori di lunga data.
Sostanzialmente da quel primo concerto non è cambiato nulla e per la sua sostanza vale quanto già scritto in quell’occasione (Leggi qui). Di fatto però dopo le date estive il nuovo concerto milanese vede il nucleo centrale della band, ovvero Mauro Ermanno “Joe” Giovanardi e Cesare Malfatti (rispettivamente voce e chitarra), molto più affiatato con il resto del gruppo. Questo va a vantaggio dell’esecuzione dei brani e dell’atmosfera generale del concerto, sempre molto concreta e di forte intensità, mai sopra le righe.
La conferma
Ancora una volta il duo conferma che la loro raffinata musica, che perfettamente combina quella d’autore con una leggera anima rock, resta senza tempo. Gli anni ’90 sembrano oggi e le nuove canzoni (8 dei 18 brani in scaletta) si integrano perfettamente con il repertorio, pur essendo quelle che nella maggior parte dei casi danno una spinta alla musica.
Le dinamiche di palco vedono come al solito Joe nel ruolo di frontman, magnetico, tenebroso ma allo stesso tempo brillante narratore e spontaneo intrattenitore. Il ruolo di Cesare è invece fondamentale dal punto di vista musicale, sia nell’aspetto compositivo che in quello esecutivo. Malfatti, il cui apporto è paritario a quello di Joe, non “buca mai la scena”, alle prese con le sue chitarre e basi ma, insieme alla band (basso, batteria e tastiere), macina ed elabora musica e suoni su cui Joe può mettere la sua calda e perfetta voce, uno dei marchi di fabbrica della formazione.
Gli ospiti
Per questa nuova occasione milanese (e come già fatto in passato) sul palco sono saliti anche degli ospiti amici, legati alla storia del gruppo. Ecco allora la presenza del chitarrista Giovanni Ferrario (P.j Harvey, John Parish, Scisma, Hugo Race, Cesare Basile, Cristina Donà alcuni di quelli con cui ha lavorato), Edda (ex voce dei Ritmo Tribale), Manuel Agnelli e Paolo Milanesi, storico trombettista della band. In cartellone (e in scaletta) era segnato anche il nome di Rachele Bastreghi, ma, come spiega Joe, il Covid ha nuovamente colpito obbligandola a casa.
Nell’introdurre Ferrario e Manuel (sulle note di “Come ogni volta”) il cantante ricorda Via Bergognone, l’indirizzo milanese della Vox Pop, l’etichetta indipendente fondata a fine ’80 da Giacomo Spazio e Carlo Albertoli ai quali si unirono anche Manuel e Joe, che, con le sue produzioni diede il via alla fiorente stagione italiana del rock anni ’90. Stagione che è rimasta nel cuore dei La Crus e del pubblico presente in platea, che per l’occasione in alcuni casi si è presentato con i figli anche piccoli.
Il palco è loro
La presenza degli ospiti (tra cui un vulcanico Edda) ha dato qualcosa in più al concerto ma di fatto non ne ha spostato il baricentro. Paolo Milanesi inoltre non è una novità, accompagnando sempre la band in concerto, mentre Alex Cremonesi, co autore dei testi, questa volta, a differenza di quanto fatto a maggio, non si è esibito nel canto di “Io non ho inventato la felicità” ma è apparso solo sul palco per i saluti. Per il resto Manuel ed Edda si sono limitati a un brano ciascuno, Ferrario ha suonato con loro e tutti insieme hanno invece eseguito il classico “Il vino” (repertorio Ciampi) che è diventato il consueto momento di festa sopra e sotto il palco. Inoltre Manuel e Joe hanno eseguito insieme (come già fatto in altre occasioni) “Ricordare”, brano firmato da Ennio Morricone per il film “Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore.
Dopo il secondo “falso finale” Joe e Cesare tornano da soli sul palco, si presentano l’un con l’altro e insieme interpretano la sempre intensa “Illogica allegria”, del repertorio di Giorgio Gaber.
Dopo un’ora e mezzo di concerto si va tutti a casa tra saluti con applausi sotto il palco e una grande dimostrazione d’affetto da parte del pubblico.
Convincenti e sempre eleganti. Sono tornati e speriamo restino.
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