DIODATO: la perfezione del teatro Recensione concerto e scaletta live Milano

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Dopo tanti anni di concerti nei club, sempre più ampi e sempre più partecipati, DIODATO arriva per la prima volta nei teatri e lo fa con un perfetto connubio tra musica e teatro, un vero spettacolo con una precisa regia e una costruzione scenica che non lascia nulla al caso.

Ventuno date, 17 sold out è il bottino di questo tour del cantautore vincitore del Festival di Sanremo 2020. Un tour che lo porta a un livello ancora superiore, mostrando come musica, bellezza, emozioni e cura dello spettacolo possono convivere in un delicato ma assolutamente stabile equilibrio.

Grande spessore

Diodato va in scena con uno spettacolo di grande spessore, dove tutto è perfetto, accompagnato dalla sua band (Rodrigo D’Erasmo – violino, arpa elettrica, percussioni, Gabriele Lazzarotti – basso, Alessandro Comisso – batteria, Simona Norato – tastiere, percussioni, chitarra elettrica, cori, Lorenzo Di Blasi – piano, toys e cori e Andrea Bianchi – chitarre elettriche e acustiche e cori) e sotto la regia teatrale di Filippo Ferraresi (regista e direttore artistico parte della compagnia teatrale Dragone, che ha firmato produzioni internazionali in Cina, Stati Uniti e negli Emirati Arabi Uniti.

Il concerto è un viaggio nelle emozioni, nelle canzoni che riarrangiate per l’occasione assumono una sostanza differente, diventano essenziali nell’accezione migliore del termine. Non c’è un impatto musicale potente, ma piuttosto un delicato lavoro preciso, di elaborazione. Il gruppo suona come una compatta band, quasi orchestrale senza che esista un primo attore. Le parti sono tutte concentrate nella riuscita finale dello spettacolo piuttosto che sul valore di ogni singolo strumento. Un risultato corale, collettivo che mette in scena colorate canzoni, elaborate senza essere leziose ma anzi diventano ancora più potenti. Anche quando la band si prende i suoi spazi (e succede in alcune occasioni) tutto resta compatto e solido.

Accanto alla musica c’è poi tutta la messa in scena teatrale, un mondo fatto di luci, mosse, atmosfere che si adattano perfettamente al contesto in cui vengono eseguite conservando una grazia e una forza espressiva di grande impatto.

Antonio si muove su quel palco oppure sta fermo davanti al microfono ma sempre resta il protagonista assoluto dello show. L’attenzione va su di lui, sulla sua espressività e sulle sue capacità interpretative. E il pubblico viene rapito da tutto ciò. Pubblico che reagisce con grande entusiasmo e nella parte finale anche con una partecipazione che porta a cantare e seguire il ritmo dei brani.

Un ruolo di primo piano lo ricoprono anche le luci, con una impostazione teatrale, fari alle spalle dell’artista con quelli classici che illuminano la band uniti ad effetti di laser che ancora riescono a stupire.

Le canzoni con un nuovo abito

Poi ci sono le canzoni di Diodato, una scaletta che viaggia nel tempo nella quale non mancano i successi, i brani storici. “Fai Rumore” viene rallentata, “La mia terra” parte con un arrangiamento minimalista per poi diventare tribale e concludersi con un grande crescendo strumentale. Ma d’altronde i crescendo sono una caratteristica dell’intero concerto. La cover di “Cuccuruccuccù Paloma” mette in mostra le qualità interpretative di Antonio, “Ma che vuoi”, “Ormai non c’eri che tu” e “Occhiali da sole” sono un trittico che arriva dritto al centro, travolgenti in ogni senso. Forse l’unico pezzo debole della serata è “Molto amore” (nei bis).

Diodato non sbaglia, mette in scena uno spettacolo completo, affascinante, di grande spessore emotivo, musicale e teatrale. Dimostra che sceso da vincitore dal palco del Festival di Sanremo del 2020 ha saputo crescere, conservando la sua credibilità e la sua integrità intellettuale ed artistica. Sta disegnando un percorso vincente e convincente. Come questo spettacolo dimostra.

Assolutamente da non perdere.

DIODATO – Recensione concerto e scaletta live Milano

La scaletta

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