FAST ANIMALS AND SLOW KIDS: il live una sospensione della realtà Intervista
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
Dopo il nuovo disco da dicembre saranno in tour
Intervistadi Luca Trambusti
I FAST ANIMALS AND SLOW KIDS, più semplicemente FASK, sono una delle più interessanti realtà del panorama rock italiano. Nato nel 2008 nella loro Perugia, il quartetto ha all’attivo sei dischi in studio, più un album live. Dal 25 ottobre 2024 è disponibile il nuovo settimo lavoro in studio dal titolo “Hotel Esistenza” che li conferma come band importante della scena.
È un disco fatto di canzoni che parlano di feste dalle quali scappare, di autostrade che ti riportano a casa e dell’inferno che abbiamo dentro. Hotel Esistenza è un luogo della nostra mente dove può entrare chiunque lo desideri. Speriamo vi possa far sentire a casa, almeno per una notte. FASK
La grande energia rock, quella delle chitarre, coniugata con una forte propensione melodica sono gli ingredienti che rendono inconfondibile la cifra stilistica dei FASK.
La loro scelta sonora e artistica ben si adatta all’ambito live. È dai palchi che i quattro si esaltano, con spettacoli potenti, ben strutturati che “spettinano” e affascinano, conquistando sempre più pubblico in Italia ed esportando la loro live music anche in Europa con un recente club tour che è piaciuto oltreconfine.
Ma AimoneRomizi – voce, chitarra, percussioni, AlessandroGuercini – chitarra, JacopoGigliotti – basso e AlessioMingoli – batteria, seconda voce sono capaci anche di unire la loro musica rock ad un’orchestra classica, portando su palco (e documentando poi su disco) una diversa, ma non meno accattivante, formula live, anche questa vincente. (Leggi qui recensione concerto orchestrale di Milano).
A circa un mese e mezzo di distanza dall’uscita di “Hotel Esistenza” i FASK torneranno ai live, portando le nuove canzoni al pubblico nella veste del concerto. Una serie di date, tra inizio e fine dicembre, che hanno già raccolto alcuni sold out.
Abbiamo incontrato la band per parlare del tour in arrivo. La maggior parte delle risposte le ha date AimoneRomizi, con parecchie precisazioni da parte dei diversi componenti del gruppo che condividevano comunque i pensieri del frontman. Ecco cosa i FAST ANIMALS AND SLOW KIDS ci hanno raccontato in queste intervista.
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS: Intervista FESTA TOUR 2024
Trovo “Hotel Esistenza” un disco molto completo. Mi domando: in che punto è del vostro percorso? Nel senso che voi siete partiti in un modo e vi state evolvendo in un altro, con in mezzo addirittura un tour orchestrale bellissimo. Dove state andando? Che passaggio è?
Questa è una domanda da mille dollari, nel senso che non so davvero rispondere, perché quando fai le cose hai un “qui ed ora” ed è difficile renderti conto dell’evoluzione. A due anni di distanza un’idea di allora ha adesso un altro senso. Quindi avere contezza del percorso internamente è un po’ complesso, ma di sicuro abbiamo contezza dell’esperienza, che è un altro discorso. Hai fatto l’esempio del tour orchestrale. Quella roba a noi ci ha aperto il cervello. È stata necessaria una sintesi tra la nostra impostazione rock and roll e 30 strumentisti classici con cui devi interagire. Quando trovi il punto d’incontro ti si apre la testa. Quindi arriviamo a questo disco con una concezione diversa di quello che può essere un arrangiamento, con l’idea molto più chiara di quelli che possono essere degli strumenti aggiuntivi che ci aiutano a definire il suono. Con l’esperienza si passa anche attraverso la capacità di utilizzare lo “strumento studio”. La prima volta che siamo entrati in uno studio facevamo schifo, non avevamo idea di niente, di nulla delle cose che c’erano dentro. Adesso sappiamo che macchine ci sono e come possono essere usate. Noi più o meno mettiamo mano a tutto quello che accade, cercando però di circondarci di persone che capiscono e che ci aiutano in questo processo per raggiungere quel suono lì, quello che vogliamo. Una volta: dicevi mi piacerebbe fare questa cosa, adesso dici: voglio questa cosa e ci arrivi. E quindi questa è una fase del percorso in cui noi siamo più coscienti, sappiamo fare più cose abbiamo più esperienza. Sappiamo suonare; adesso dobbiamo capire come suonare e questa è la fase del percorso.
Porterete dal vivo questo disco, come cambiano le canzoni sul palco?
A un certo momento noi facevamo i dischi esattamente come sarebbero stati anche dal vivo ma è durato poco, molto poco. Abbiamo capito che fare i dischi è una cosa e fare il live è un’altra. Siamo grandi fan dello studio come strumento, uno strumento musicale in più. In questa ottica il live diventa un altro paio di maniche che sono comunque le maniche che preferiamo. Siamo in quella fase molto complessa, ma se vogliamo anche stimolante in cui devi capire come riportare quello che hai fatto in studio dal vivo. Nei live devi togliere lo strumento studio, quindi se hai quattro linee di chitarra devi trovare il suono che serve a rappresentarle tutte e quattro, con l’energia che ti contraddistingue dal vivo. Il giochino è complesso.
Concerto e scaletta
Come sarà questo concerto? Oltre alle scelte di arrangiamento come sarà la scaletta?
Sarà complesso e dovremo confrontarci con le precedenti esperienze. Questa è un’altra roba rispetto a quanto fatto finora. Per esempio il teatro ci ha portati anche a confrontarci con un sistema di scenografie. Cosa che non avevamo mai fatto prima. Ovviamente c’erano degli allestimenti, ma mai in termini scenografici e quindi azione sul palco. Cose che tu puoi utilizzare, fare, muoverti, movimenti che puoi pensare. Sotto questo punto di vista il prossimo tour sarà sia un concerto che un po’ uno spettacolo. Però essendo in un club non deve mai bruciare il livello della spontaneità. Se sei troppo teatrale per l’impegno del “recitare” perdi quello stato mentale in cui ti trovi mentre suoni. Ci saranno scenografie, sarà scenografato, sarà bello ardito, con una produzione incazzata. Però ci gasano queste sfide e appunto da tutto quanto traiamo esperienza, portiamo dentro. In scaletta ci sarà il nuovo disco, ovviamente. Non tutto. Mettiamo anche molti pezzi degli altri sei album precedenti. I nostri classici sono immancabili e ci gasano sempre allo stesso modo, perché rispecchiano quella parte della nostra vita. E proprio per questo non è che faremo per sempre quelle cose.
Cosa significa per voi stare sul palco?
Ci sono molti amici che fanno meditazione, molto spirituali, che ci raccontano di questi loro grandi viaggi in cui si tocca finalmente uno stato di nulla in cui tutto galleggia, in cui tu neanche forse esisti. Sei solo un “qualcosa”. Ecco stare sul palco ci ricorda questo. Nelle prime tre canzoni io mi caco sotto. Ho paura di sbagliare, di sembrare scemo e affronto delle ansiette che ho. Poi a un certo punto questa cosa inizia gradatamente a disgregarsi sino a quando tutto diventa bianco ed entro in quello stato che dicevo. Non mi ricordo più niente. È una dimensione un po’ onirica dove stai suonando e non ti rendi conto di farlo, non pensi nemmeno di stare sul palco. A un certo punto tu sei semplicemente nel fluire e poi improvvisamente ti ritrovi in camerino a bere una birretta con gli altri. Per me questo è il live: una sospensione della realtà. Per un attimo non esiste niente, è quella cosa, quella volta, è quell’istante lì. E questo devo dire si ripete nel tempo ed è una magia.
La sintonia con il pubblico
A parte entrare in questo stato di trance, quando un concerto è riuscito, secondo voi?
Quando entri in sintonia con le persone davanti, c’è una risposta che percepisci… Ci sono dei momenti che quando succedono è fico, tipo guardare le persone delle prime file e capire che stiamo dividendo le cose. Oppure piccole situazioni di persone che si baciano lontano su una gradinata e io li vedo per un attimo e sono all’interno di quella roba lì e quindi mi sembra che la gente si stia vivendo il loro momento, che è esattamente quello che faccio io quando vado ai concerti. I più bei concerti che ho visto sono quelli in cui io mi sentivo con gli altri. Sentivo il senso di un insieme e dicevo, vedi, non sono solo, c’è un sacco di gente che prova le mie stesse cose e in più sentivo che quello era il mio momento, la mia cosa. E quindi, forse anche perchémi immagino di essere io che vado ad ascoltare un concerto dei FASK, sono un grande fan di noi stessi.Io andrei ad ascoltarci.
Abbiamo aperto dicendo quel concerto con l’orchestra è stato un punto di svolta. È stato un punto di svolta?
Beh sì. Per me sì. Oltre agli aspetti strumentali e di arrangiamento c’è anche l’aspetto di approccio. La musica ha diversi linguaggi e ci piace frequentarli, ti crea una grande apertura mentale, ti toglie la paura e ti dà la voglia di andare, di viaggiare, di superare le cose.
Hanno successo i FASK?
Io credo di sì. Pensando a quella che è la nostra idea di successo sono delle star, assolutamente delle star. Il successo va di pari passo con le aspettative. Non siamo mai stati una band con delle aspettative pazzesche, siamo contenti di non aver iniziato in un’epoca come quella attuale dove sfortunatamente o fortunatamente se inizi a fare musica non c’è più la scala di grigio, comunque la gavetta, il processo che ti porta a qualcosa. Devi passare immediatamente da 0 a 100 giocandoti tutto e subito. Noi abbiamo potuto fare il nostro percorso e crescere con calma godendocela e continuiamo a goderci le piccole tappe, i piccoli traguardi che ci prefiggiamo di anno in anno. Poi siamo dei privilegiati che suonano, aprono la finestra la mattina e pensano alla musica; e non è poco. La risposta quindi è: sì abbiamo assolutamente successo.
Senza voler conoscere le vostre dichiarazioni dei redditi: ci si vive con i FASK?
Siamo al pelo perché poi noidividiamo tutto, qualsiasi cosa facciamo, chiunque l’abbia scritta. Dividiamo anche costi e spese quindi diciamo che o suoni o muori, così siamo in tour sempre. Però siamo proprio al pelo. Facciamo una vita normale, niente villa con piscina, ma non abbiamo nemmeno grandi aspettative.
I sogni in grande
Avete fatto tanti club, avete fatto un tour teatrale orchestrale, vi piacerebbe fare qualcosa di più?
Beh chi è che risponderebbe no a questa domanda! Il nostro sogno è crescere nel senso che ci ascolti più gente possibile. Se questo significa arrivare ad un palazzetto va benissimo. Quel luogo ti permette di avere delle economie che fanno sì che tu costruisca uno spettacolo diverso. In un palazzetto ad esempio puoi ricostruire l’Empire State Building, lo puoi fare se quello è il tuo sogno ma non è il nostro però. Lo dico nel senso che tu man mano che cresci fai determinate cose, te ne puoi permettere altre e quindi scopri una nuova parte della musica. Fa sempre tutto parte di un percorso. Non voglio neanche peccare di finta umiltà, per me bisogna continuare a crescere. Sarebbe bello, un sogno, che più gente ci ascoltasse.
Questo il calendario completo del “FESTA TOUR 2024” prodotto da Vivo Concerti:
Martedì 3 dicembre, Padova – Hall
Mercoledì 4 dicembre, Milano – Alcatraz
Venerdì 6 dicembre, Venaria Reale (To) @ Teatro Concordia
Sabato 14 dicembre, Padova – Hall SOLD OUT
Martedì 17 dicembre, Roma – Atlantico
Mercoledì 18 dicembre, Firenze – Teatro Cartiere Carrara
Venerdì 20 dicembre, Bologna – Estragon Club SOLD OUT
Venerdì 27 dicembre, Napoli – Casa della Musica
Sabato 28 dicembre, Molfetta (Ba) – Eremo Club
Lunedì 30 dicembre, Catania – Land
I biglietti per i concerti sono disponibili in prevendita su www.vivoconcerti.com e nei punti vendita autorizzati.
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS: Intervista
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