BLACK PUMAS: la sera in cui si balla Recensione concerto Milano

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È inutile provarci: non si riesce a stare fermi, è l’effetto BLACK PUMAS. A Milano, in una serata affollata di concerti (quattro diversi tra loro), la band texana è arriva in città con il suo carico di ritmo e di soul sbancando il Fabrique che ha risposto molto bene (e forse sorprendendo anche i protagonisti stessi) alla seconda venuta in Italia del gruppo.

La band del ritmo

Pochi minuti dopo le 21 e con una lunga fila nell’attesa dell’ingresso, inizia un concerto che si capisce subito sarà molto ritmato e molto ballato. Eric Burton è un gran maestro di cerimonie, un frontman con i fiocchi, capace di attirare l’attenzione con il suo stare in scena e, soprattutto, dotato di una gran voce. Con lui sul palco l’altra metà dei Black Pumas: Adrian Quesada il chitarrista (anche lui molto interessante). Ad accompagnarli un bassista, un batterista, un percussionista (e come fa non esserci ritmo con una sezione così ricca?), un tastierista e un duo femminile ai cori (con i loro spazi da solista).

La formazione sul palco macina musica ad un ritmo impressionate, ogni tanto c’è qualche ballata più intima, con meno BPM, ma sono pochi i casi in cui tutta la canzone non si sviluppi, perché anche se non partono forti crescono gradatamente durante la canzone.

I brani spesso si dilatano in lunghe fughe strumentali, con un suono guidato dalla chitarra che “litiga” con le tastiere che siano un pianoforte, ma soprattutto un organo Hammond o un elettrico Fender Rhodes.

La black music

A dominare è un torrido soul, che sfuma nel R&B, si sente un retrogusto di Amy Winehouse o più ancora della sua band i Dap King (anche con la scomparsa Sharon Jones). Ma ecco che appare l’immancabile James Brown e qualche spruzzata di gospel e del suo stile “call and response” con cui ti sembra d’immergerti in una cerimonia religiosa dell’America più profonda.

La dominante è comunque il ritmo, sia quello più veloce che indice al ballo (e in tanti in sala lo fanno), sia quello più scandito in “ballate” più intense (ugualmente da seguire con il compro in movimento e partecipativo).

I Black Pumas divertono senza perdere di vista un suono black, fanno ballare suonando, e bene, i loro strumenti. Una formazione torrida che crea un clima torrido dal punto di vista del ballo e del coinvolgimento capace però di rilassare l’anima più profonda. Alla fine si ha un senso di appagamento e di soddisfazione, con la convinzione di aver assistito ad uno spettacolo di classe e qualità.

Bravi e giovani in crescita

Dal resto del concerto si staccano i due bis: “Fast Car” di Tracy Chapman (con una falsa partenza perché Burton si ferma dichiarando di aver dimenticato il testo) fatta solo con voce e chitarra acustica e la conclusiva “Rock and Roll” un brano più ipnotico e dall’anima più rockeggiante.

Molto bravi, sebbene giovani – il duo è artisticamente nato nel 2019 – sanno come stare in scena e come conquistare il pubblico. E in quest’ultimo sforzo riescono molto bene.

In arrivo un disco live (Leggi qui)

BLACK PUMAS Recensione concerto Milano

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