PFM + CRISTIANO DE ANDRE’: quarant’anni dopo nel nome di Fabrizio. Appuntamento all’Arena Di Verona. Intervista
PFM + DE ANDRE’
Ripropongono 40 anni dopo il tour insieme. Ora con il figlio Cristiano.
29 Luglio 2019
Arena
Verona
Di Luca Trambusti
PFM + DE ANDRE’
Quarant’anni dopo quello che fu un concerto rivoluzionario PFM e De André tornano in scena insieme. Ovviamente il De André in questione non è Fabrizio ma suo figlio Cristiano che da parecchi anni sta tenendo vivo in chiave live il repertorio del padre.
I singoli percorsi di PFM e Cristiano s’incroceranno sul palco dell’Arena di Verona il 29 Luglio dove li aspetta un lungo concerto diviso in tre parti: una del solo Cristiano, una della sola PFM e la terza in comune. Entrambe le entità artistiche in questo periodo stanno lavorando intorno al repertorio di Fabrizio: Cristiano sta riproponendo in chiave rock la rilettura di “Storia Di Un impiegato” e la PFM sta riproponendo in teatro proprio il lavoro di unione tra rock e poesia che la band ed il cantautore fecero 40 anni e che si concretizzò in un tour e due dischi live che lo raccontavano.
PFM + DE ANDRE’
Ecco come Franz Di Cioccio ricorda la nascita di quella collaborazione. “Entrammo in contatto con Fabrizio nel 1970, ci chiamavamo ancora “I Quelli” e non PFM – ricorda il batterista – ai tempi eravamo session band, non avevamo un cantante di ruolo e questo ci permetteva di vivere di musica. Fummo chiamati per suonare ne “La Buona Novella”, il disco in cui De André definisce Gesù un rivoluzionario attraverso la rilettura dei Vangeli apocrifi. Per noi Fabrizio era una persona diversa, un borghese, un ribelle, quest’ultima cosa in realtà ci accomunava; ne restammo affascinati. Le nostre strade dopo il disco non s’incrociarono più sino al 1978 quando suonammo a Nuoro. Lui viveva in Sardegna all’Agnata, seppe del nostro concerto e voleva venire a vederci. Faber però non aveva la patente per cui convinse un pastore ad accompagnarlo in macchina al concerto, alla fine del quale venne a trovarci. Il giorno dopo – prosegue Di Cioccio – ci fermammo da lui all’Agnata e tra fiumi di Vermentino gli proposi la collaborazione, ispirandomi a quanto fanno gli artisti americani, con l’idea di unire due mondi distanti tra loro, abbattere delle barriere allora invalicabili. Da una parte il nostro rock, che ai tempi non era già più solo progressive ma contaminato dal Jazz rock americano, dall’altra la sua poesia. Un matrimonio che pareva impossibile e che all’inizio Fabrizio non accettò. Poi – continua – Fabrizio iniziò a chiedere consigli in giro e tutti gli dicevano di non farlo, che ne sarebbe rimasto schiacciato. Ma proprio per questo lui disse “Belin, allora lo faremo!!” proprio perché lui era in direzione contraria ed ostinata.” Nacque così quel tour che fece crescere artisticamente la PFM e diede a De André un’inaspettata visibilità, ma soprattutto vestì le sue canzoni con degli abiti che ancora oggi sono di moda e le che contraddistinguono e caratterizzano. “In realtà – spiega il bassista Patrick Djivas – per mancanza di tempo (il tour partì nel Gennaio 1979 ndr) gli arrangiamenti furono affidati a tre diversi componenti della PFM. Il risultato fu molto vario e sono riconoscibili le mani di ogni singolo arrangiatore”. “E poi – prosegue Djivas – noi non facevamo la PFM ma eravamo al servizio delle canzoni e di Fabrizio” .
E’ su quell’esperienza di 40 anni fa che, ad esempio, ancora oggi si basa quanto sta facendo Cristiano De André che porta in tour i diversi dischi del padre riarrangiati in chiave rock. A proposito di quel tour Cristiano, all’epoca 16enne, ricorda parecchie cose insieme a Di Cioccio “Mi ricordo che toccava tutto – dice il batterista – ed io dissi a suo padre di tenerlo fermo. Partì un cazziatone memorabile di Fabrizio a Cristiano!” “In realtà – dice Cristiano – io li raggiungevo appena potevo, quando ero libro dalla scuola. Davvero tra tutti ero rimasto colpito e meravigliato da Lucio Fabbri, il violinista, tant’è che decisi di iscrivermi al conservatorio e suonare il violino nonostante mio padre non volesse ed alla fine l’ho convinto. Non voleva – spiega Cristiano – perché immaginava e sapeva quanto fosse dura quella strada; sperava diventassi veterinario e che facessi partorire le mucche in Sardegna (Ride ndr).”
Una serie di concerti che hanno dunque segnato tanti destini e che oggi dopo 40 anni si ripropongono. Svelano però poco i partecipanti trincerandosi dietro un “stiamo lavorando alla scaletta”. Si capisce però che la parte comune, dopo i due set individuali, sarà ricca di sorprese come quella che “svela” (?) Di Cioccio, quando, a proposito dell’insegnamento di Lucio “Violino” Fabbri a Cristiano, dice “Ci potrebbe essere una sfida, un duello tra i due violini sulle note di “Zirichiltaggia””. Oppure quando buttano lì “potrebbero esserci delle cose insieme che vanno oltre quanto incluso nel tour del ‘79”. D’altronde repertorio da esplorare ce n’è ancora molto altro.
PFM + DE ANDRE’
E’ il quarantennale di quel glorioso e storico tour ed allora ricorrono le celebrazioni e questa con Cristiano e la PFM (i cui membri si definiscono gli “zii” di Cristiano) è come dice Flavio Premoli “nata in corso d’opera durante il nostro tour per il 40ennale. Dovevano essere 12/15 teatri, sono diventati 60 in poco tempo. L’Arena è la ciliegina sulla torta, sarà un connubio dalle mille emozioni”.
Per questi artisti coagularsi intorno al nome di Fabrizio è molto semplice, per parentela o gratitudine/affinità. Di sicuro Faber è un nome “certo”, di rispetto e di ammirazione anche da parte delle nuove generazioni. “Quando canto mio padre – conferma Cristiano – non c’è malinconia ma voglia di omaggiarlo e portarlo alle nuove generazioni attraverso nuovi arrangiamenti. Vedo che il sogno si sta realizzando con la presenza di giovani. Mio padre è un esempio di grande coerenza, sempre dalla parte dei deboli, anche cambiando musica e generi. Non ha mai fatto un inciampo o accettato compromessi, non ha mai avuto l’occhio al mercato e, con sua immagine molto forte, è diventato un appiglio nel buio esistenziale. La sua poesia è bellezza, arte, pane dell’anima.” Ed a proposito di Salvini che ha incluso Faber tra i suoi preferiti Cristiano dice tranchant: “S’è fermato “Al Pescatore”, forse senza nemmeno sapere che è Gesù Cristo. Anzi è rimasto al “La la la la” senza capire oltre”
L’appuntamento dunque è per il 29 Luglio all’Arena di Verona dove i 10 musicisti cercheranno di far rivivere la magia di De Andrè riletto in chiave rock. Sarà un lungo concerto (pare prossimo alle tre ore) con tante sorprese. Il tutto verrà anche ripeso (audio e video) per una eventuale (e per ora non programmata) uscita discografica/DVD.