LUCKY CHOPS: nessun cedimento, solo ritmo e sudore. Recensione
LUCKY CHOPS Live Milano
30 Ottobre 2019
Serraglio
Milano
Voto: 9
Di Luca Trambusti
LUCKY CHOPS Live Milano – Recensione
La carriera dei Lucky Chops si è sviluppata tra vecchi e nuovi canali promozionali. Sono partiti usando un grande stage locale: quello della metropolitana di New York dove si sono esibiti con grande successo. Hanno poi valicato i confini locali spostandosi sul palcoscenico digitale mondiale di You tube, dove i video delle loro esibizioni in underground hanno riscosso parecchi click, diffondendo la loro musica nel mondo. Così, dal 2006, la brass band americana è cresciuta ed ora gira il mondo con la sua musica vibrante, veloce, divertente e sudata.
Nel loro continuo peregrinare da un palco ad un altro ritornano ad esibirsi a Milano, seconda delle due date italiane previste in questo tour.
Il Serraglio di Milano non era certo imballato ma quello che colpisce è il pubblico assai trasversale che entusiasta assiste al concerto. Giovani e meno giovani, hipster e freackettoni fuori tempo massimo, giovanotti e padri di famiglia, studenti e manager (almeno all’apparenza) erano arrivati ben cosci di ciò che stavano per vedere. Ben disposti verso la band e desiderosi di buttarsi in una serata che sapevano sarebbe stata torrida, sudata, danzereccia e divertente.
E così è stato. I sei ragazzi dal palco non si sono certo risparmiati, sudati ma felici hanno saputo tenere la scena in maniera coinvolgente e convincente. Josh Holcomb (trombone), Daro Behroozi (sassofono tenore), Leo P. (sax baritono), Charles Sam (batteria), Joshua Gawel (tromba) e Raphael Buyo (basso tuba) si muovono in ambito funk, musica quindi di grande vitalità, a cui aggiungono una punta di spirito ed approccio punk. Nel loro caso poi aggiungono una notevole dose personale di positività e la convinzione che la musica abbia un valore quasi terapeutico.
Una delle caratteristiche è la comunicativa con il pubblico, evidentemente anni di esperienza in metropolitana hanno forgiato il loro modo di rapportarsi con la platea. Richiedono attenzione senza tuttavia essere “pesi” ma semplicemente coinvolgenti. Per la durata del concerto è impossibile restare fermi tanto sono contagiosi e tanto fanno per catturare l’audience. Dal palco sprizza energia, contagiosa positività oltre che bella musica. In platea si balla, sotto il palco si poga. In generale l’atmosfera è rilassata, divertita, serena, tranquilla.
Loro si divertono, suonano, si agitano, sudano come matti, si impegnano in alcune coreografie anche divertenti, ma soprattutto suonano maledettamente bene. E’ una band rodata, abituata a “comandare” il concerto, a travolgere lo spettatore con questa energia vitale ed interamente strumentale. Tromba, sassofoni e trombone guidano il suono, creano melodie appoggiandosi su una base ritmica con una tradizionale batteria ed un basso tuba dai toni profondi.
La scaletta pesca prevalentemente dall’ultimo disco (“Lucky Chops” 2019) ma anche dal precedente CD (“NYC” del 2015), singoli ed Ep. E’ una scaletta solida, compatta, come il concerto: senza nessun cedimento, solo ritmo e sudore. Nessuna concessione allo “spettacolo”, perché lo spettacolo sono loro. Le dinamiche ci pensa la formula brass band a regalarle. Riescono a relegare in un angolo piccolo piccolo la noia e la ripetitività che questa alchimia sonora potrebbe rischiare di portare con sé.
Il concerto, come da scaletta, finisce con il loro cavallo di battaglia “Funkytown” che sfocia in “Feel Good” (con Mr Brown che guarda e sorride). Ma il pubblico non è stanco (loro magari sì) ed ecco allora che arriva una coda imprevista, un accenno a “Stand By Me” fuori programma. La band saluta ma pochi minuti dopo saranno, ancora sudati, al banchetto del merchandising a incontrare ed abbracciare il pubblico. Nel frattempo, Daro Behroozi è rimasto sul palco a parlare con la gente alle transenne.
Un concerto che va oltre il solo divertimento. E’ una di quelle occasioni in cui la buona musica rimette in linea il rapporto con la musica stessa. Occasioni per capire che c’è anche altro oltre il mainstream, il pop ed il rap. C’è un mondo sotterraneo che porta freschezza e divertimento con semplicità e genuina schiettezza. Senza lustrini, senza forzature di visibilità e atteggiamenti da pop/rock star.
Per ora salutano l’Italia; da non perdere però al prossimo ritorno.