GUANO PADANO: riaprono il sipario sulla musica live. E sulla speranza. Recensione

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GUANO PADANO
15 giugno 2020
Giardino della Triennale
Milano

Voto: 8
Di Luca Trambusti

Guano Padano
Guano Padano
Live Milano 15 Giugno 2020
«10 di 13 »

C’era emozione nell’aria. Dopo oltre 3 mesi e mezzo di silenzio la musica poteva tornare viva e dal vivo, tornare a riempire l’aria con le sue note e le orecchie di (ancora pochi) spettatori affamati di concerti.

15 giugno 2020 si riparte con i live

Con il 15 giugno si è ricominciato ad organizzare dei piccoli live con regole precise: numero contingentato di spettatori, mascherine e distanziamento fisico (ma non sociale) del pubblico e dei musicisti. Ovviamente in queste condizioni (favoriti anche dall’arrivo della bella stagione… o quasi) il luogo ideale è l’open air.

Per riaccogliere la musica dal vivo Milano ha messo a disposizione il bel giardino della Triennale. Alle spalle del Palazzo Dell’Arte, austera costruzione in stile (architettonicamente) fascista, si apre un bel giardino (inglobato nel parco Sempione) con tanto di opere di De Chirico ed altre di arte moderna. Un luogo di grande accoglienza dove già da tempo si organizzano concerti (per lo più “firmati” da Ponderosa, realtà molto attenta alla scelta delle location: spesso luoghi d’arte e particolari).

In questo contesto per riaccendere gli amplificatori sul palco Milano ha chiamato i Guano Padano che nel tardo pomeriggio si sono esibiti di fronte a quasi un centinaio di persone. Tutto si è svolto nel rispetto delle distanze, a partire da quelle tra i musicisti, favoriti anche dal fatto di essere un trio e quindi non affollare il palco.

Guano Padano

Alle 19,00, dopo un opening act a suon di rap (efficace dal punto di vista testuale, un po’ meno da quello musicale), i tre (Alessandro “Asso” Stefana, alle chitarre – già collaboratore di Vinicio Capossela, il bassista Danilo Gallo e il batterista Zeno De Rossi) regalano un’ora esatta di intensità musicale ed emotiva.

Con la loro musica (esclusivamente) strumentale la band ha saputo creare una grande e magnetica atmosfera che è stata apprezzata dal pubblico. Con tre dischi all’attivo (dei piccoli gioielli) i Guano Padano costruiscono una formula molto ricca ed evocativa. Nel loro set (a completa trazione chitarristica) si sentono echi morriconiani, di musica “desertica” (in questo sono molto vicini ai Calexico), momenti intensamente psichedelici, derive rock’n’roll, senza dimenticare il country ed il folk ed una certa propensione ritmica mutuata dal jazz. Il tutto, con un cuore americano, è segnato da un “andamento lento” sino a volte sembrare dolenti e sofferti. È una musica immaginificamente in bianco e nero, è un suono che avvolge e cattura regalando momenti trascinanti ed appassionanti.

La chitarra è l’elemento dominante dei Guano Padano. L’elettrica, che si alterna alla slide, è sorretta da un basso che suona linee non solo ritmiche. Ai tre si aggiunge qualche base preregistrata con piano trombe, banjo e rumori.

Si riparte al meglio

La musica live a Milano ha ripreso il via nel migliore dei modi possibili. Un bel luogo, una bella dimostrazione di attenzione alla situazione da parte del pubblico. Ma soprattutto in un contesto essenziale, con un’aria da riscoperta di cose che davamo per scontate e che per lungo tempo non lo sono state. Essenziale era il palco, senza impianto luci – probabilmente la scelta dell’orario non è stata casuale – essenziale era la musica. Forte invece era l’atmosfera che si respirava. Un misto di curiosità, di senso di sopravvivenza e (come piace ora) resilienza per un’esperienza che ha lasciato un segno profondo o almeno qualche ammaccatura. Ma la voglia era quella di lasciarsi alle spalle il buio e tornare ad un contesto e vita simile a ciò che avevamo (simile, ma non uguale perché auspichiamo migliore). In questo percorso la musica dei Guano Padano è stata l’ideale colonna sonora. Una luce fuori dal tunnel.

Inoltre a suggellare la speranza simbolicamente anche il meteo ha dato il suo contributo. Le previsioni non buttavano al meglio ed invece si è fatto il sereno sulla musica e sul pubblico, rispettati e graziati anche dal temporale. Su tutto il meraviglioso e festoso volo delle rondini accompagnate dal loro assordante garrire che a volte sovrastava anche la musica, quando questa si faceva soffusa e quieta.

Ora la voglia e la speranza sono di poter nuovamente fruire di tanti piccoli concerti come questo, in una dimensione e contesto umano ed artistico di grande spessore e rinascita.

Importante Post Scriptum:

Ad accogliere i partecipanti al concerto, di fronte all’entrata della Triennale c’era un presidio di lavoratori dello spettacolo (“accompagnati” da una nutrita schiera di forze dell’ordine) che con i loro striscioni ribadivano in quale situazione versano gli operatori del settore. Ancora una volta vogliamo rammentare che se si sono fermati gli artisti, gli spettacoli ed i concerti altrettanto hanno fatto tutti coloro che ruotano intorno a queste attività. Fonici ma anche sarte teatrali, montatori di palchi ma anche macchinisti del Teatro della Scala sono tutte preziose figure professionali che spesso hanno contratti a progetto, quindi con poche o nulle tutele sociali. Questa situazione di assenza li ha costretti a rinunciare ai loro introiti (peraltro non sempre lauti). Quindi la speranza è che sì, ricomincino gli spettacoli per noi, per poter fruire della musica dal vivo ma anche per permettere ad altri di tornare ai loro guadagni (e quindi alla normale vita). La speranza è che ora assistendo ad un concerto ci sia ancor più consapevolezza in merito alle professionalità e che questa sia una buona occasione per considerare le attività nel campo dello spettacolo non come un hobby o un divertimento ma un vero e proprio dignitoso lavoro… di migliaia di persone.


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